Più tempo ai Comuni del Sud per le risorse del Fondo infrastrutture sociali
Visti i ritardi causati dal Covid, il governo ha deciso di dare più tempo ai sindaci del Sud per l’avvio dei cantieri finanziati con il Fondo infrastrutture sociali da 300 milioni. Una buona notizia per le molte amministrazioni assegnatarie dei contributi che rischiavano di perdere i fondi.
Bando PNRR da 1,45 miliardi per le infrastrutture sociali
A spiegare la ratio del DPCM del 12 gennaio 2022 pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 22 febbraio, è il ministero per il Sud e la Coesione, sempre attento ai fondi destinati al meridione d’Italia.
“A causa dell’emergenza Covid che ha impedito o ritardato l'avvio dei lavori”, scrive infatti il dicastero guidato da Mara Carfagna, “in molti casi, le quote 2020 e 2021 rischiavano di andare perse. Grazie al DPCM del 12 gennaio, “i Comuni potranno invece recuperare quel finanziamento anche per gli anni scorsi”.
Che cos’è il Fondo infrastrutture sociali 2020-2023?
Il Fondo in questione è quello previsto dalla legge di Bilancio 2020, destinato a sostenere gli investimenti in infrastrutture sociali nelle otto regioni del Sud (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia). Il Fondo vanta un budget di 300 milioni di euro - ripartiti in egual misura (75 milioni l’anno) per le annualità 2020, 2021, 2022 e 2023 - con cui i Comuni possono infatti mettere in campo nuovi interventi e manutenzioni straordinarie su tutta una serie di infrastrutture come: scuole, strutture e residenze sanitarie, edilizia sociale, beni culturali, impianti sportivi, arredo urbano, verde pubblico e altri ambiti della vita sociale.
Non si tratta di un bando, bensì di un riparto di risorse tra i Comuni indicati nel DPCM del 17 luglio 2020 sulla base di una serie di criteri, incluso quello che assicura “un'incidenza del contributo decrescente rispetto alla dimensione demografica degli enti”.
Per allocare le risorse, infatti, il decreto ha stabilito 10 fasce demografiche a cui sono corrisposti determinati importi. Di queste, le prime quattro riguardano i “piccoli comuni” per i quali, al fine di assicurare comunque un contributo di una certa consistenza, saranno assegnati minimo 8 mila euro nel caso gli abitanti siano meno di 500. Le altre riguardano Comuni via via più grandi, fino ad arrivare agli importi maggiori come quelli destinati a Bari (120mila euro), Palermo (182mila euro) o Napoli (235mila euro).
Una misura importante, insomma, tanto che “la ministra Carfagna ha deciso di utilizzare a questo scopo una parte dell'investimento in infrastrutture sociali incluso nel PNRR, così da liberare le risorse statali del FSC per interventi aggiuntivi”, spiegano dal ministero. All'inizio infatti, la Manovra 2020 finanziava la misura solo con il Fondo per lo Sviluppo e la Coesione 2014-2020.
Per approfondire: Le risorse del Recovery Plan per le infrastrutture sociali
Le tempistiche del Fondo infrastrutture sociali 2020-2023
Nonostante l'assegnazione a monte delle risorse, il versamento effettivo delle somme è subordinato però al rispetto di un serrato cronoprogramma. Per non perdere i fondi, infatti, il Comune beneficiario del contributo pluriennale era tenuto ad iniziare i lavori per la realizzazione delle opere pubbliche entro:
- Nove mesi dalla data di emanazione del decreto per i contributi riferiti all’anno 2020;
- Il 30 settembre di ciascun anno di assegnazione per i contributi riferiti agli esercizi 2021, 2022 e 2023.
A causa del Covid, però, molti Comuni stavano per perdere le quote 2020 e 2021. Per questo il DPCM del 12 gennaio 2022 ha prorogato i termini, prevedendo una nuova tabella di marcia.
Per utilizzare la quota 2020, infatti, adesso bisognerà iniziare - o avere già iniziato - i lavori entro il 31 marzo 2022 (mentre prima la scadenza era fissata ad aprile 2021). Per quanto riguarda invece la quota 2021, il governo ha deciso di concedere tempo fino al 30 giugno 2022.
Slittano, infine, anche le scadenze ordinarie relative ai contributi 2022 e 2023. Per gli ultimi due anni del Fondo, infatti,i lavori dovranno adesso partire entro il 31 dicembre dello stesso anno e non più entro il 30 settembre.
L’erogazione dei fondi ai Comuni
Per quanto riguarda infine l'effettivo accredito, la norma prevede che le risorse arrivino nelle casse comunali con le seguenti modalità:
- Una prima quota pari al 50%, sarà versata previa attestazione della avvenuta aggiudicazione dei lavori;
- La seconda quota (fino al 40%) arriverà, invece, sulla base dei costi realizzati;
- Infine la quota a saldo sarà erogata previa trasmissione del certificato di collaudo, ovvero del certificato di regolare esecuzione rilasciato dal direttore dei lavori.
Nel caso di risparmi derivanti da eventuali ribassi d’asta, essi potranno essere utilizzati per finanziare ulteriori infrastrutture sociali da parte dei medesimi Comuni.
Consulta il DPCM del 17 luglio 2020
Consulta il DPCM del 12 gennaio 2022 - GURI n. 44 del 22.02.2022