Ultime cartucce per i social bond SURE
Successo per la settima emissione dei social bond SURE, l'iniziativa UE che raccoglie sui mercati fondi da trasferire agli Stati membri sotto forma di prestiti per finanziare la cassa integrazione e altre misure a sostegno dell'occupazione. Un sistema destinato a cessare - emerge dal rapporto della Commissione sullo strumento - una volta superata la fase più acuta della pandemia.
All'Italia un terzo dei fondi SURE per la cassa integrazione
Dopo i buoni risultati delle emissioni effettuate lo scorso anno e nei primi mesi del 2021, anche la settima emissione di obbligazioni sociali UE ha registrato una domanda elevata e ha consentito alla Commissione di ottenere condizioni di prezzo molto buone, che vengono trasferite direttamente agli Stati membri dell'UE destinatari dei prestiti.
In base al primo report semestrale sull'attuazione dello strumento, l'Italia è il primo paese beneficiario di SURE con 27,4 miliardi di prestiti assegnati, che hanno contribuito a sostenere oltre il 30% della forza lavoro del nostro Paese e generato risparmi in termini di minori interessi, con riferimento ai 21 miliardi finora effettivamente erogati, pari a 2,835 miliardi di euro.
Per il futuro, però, la Commissione non sembra prevedere uno SURE 2. Se nel corso del 2021 l'emergenza inizierà a ritirarsi, si legge nel rapporto dell'Esecutivo UE, serviranno misure diverse, volte a facilitare le transizioni occupazionali e le nuove assunzioni, più che a conservare gli attuali posti di lavoro.
Il sostegno alla cassa integrazione e ad altri ammortizzatori sociali, quindi, in uno scenario di graduale uscita dalla crisi, dovrebbe lasciare il posto a politiche attive del lavoro, incentivi alle assunzioni e all'autoimpiego.
Come funzionano i social bond SURE
I fondi raccolti dalla Commissione sono trasferiti agli Stati membri beneficiari sotto forma di prestiti che consentono loro di coprire i costi direttamente connessi al finanziamento di regimi nazionali di riduzione dell'orario lavorativo e di misure analoghe adottate in risposta alla pandemia.
Il quadro adottato assicura alla comunità degli investitori che i fondi raccolti tramite l'emissione delle obbligazioni SURE siano usati per perseguire un obiettivo chiaramente definito: attenuare l'impatto sociale della pandemia di coronavirus e le relative conseguenze in tutta l'UE. Gli investitori possono quindi essere certi che gli investimenti in tali obbligazioni concorreranno al finanziamento di misure sociali mirate.
Si tratta, secondo il commissario per il Bilancio Johannes Hahn, di “un’importante svolta” per il mercato dei social bond e della finanza sostenibile.
Per attestare che i fondi sono investiti per scopi di interesse sociale, nell'ambito del quadro sulle obbligazioni sociali, che si basa sul regolamento SURE, gli Stati membri sono tenuti a rendicontare l'impiego dei prestiti, nonché a redigere relazioni in merito agli effetti prodotti sul piano sociale dalle obbligazioni SURE.
Sulla base delle informazioni contenute in tali relazioni, la Commissione europea potrà dimostrare agli investitori che le obbligazioni SURE sono state utilizzate per finanziare programmi aventi un impatto sociale positivo.
Boom di richieste per la prima emissione
Il 20 ottobre la Commissione europea ha emesso il primo social bond da 17 miliardi di euro, composto da due obbligazioni, una da 10 miliardi con scadenza nell'ottobre 2030 e una da 7 miliardi con scadenza nel 2040.
Entrambe le obbligazioni sono state emesse a condizioni allettanti e corrispondenti all'enorme interesse suscitato. Il prezzo dell'obbligazione a 10 anni è stato fissato a 3 punti base al di sopra della media dei tassi swap all'acquisto e alla vendita (tasso mid-swap). Il prezzo dell'obbligazione a 20 anni è stato fissato a 14 punti base al di sopra del tasso mid-swap. I premi per nuova emissione definitivi sono stati stimati rispettivamente a 1 e 2 punti base per la tranche da 10 anni e per quella da 20 anni; entrambi i valori sono molto modesti per i volumi immessi sul mercato.
Gli investitori hanno mostrato forte interesse per questo strumento dal rating elevato: la domanda ha superato di 13 volte l'offerta disponibile e si è tradotta in condizioni di prezzo favorevoli per entrambe le obbligazioni.
Seconda emissione di social bond SURE
Il 10 novembre la Commissione ha dato il via libera alla seconda emissione di social bond nell'ambito dello strumento EU SURE, per un valore complessivo di 14 miliardi di euro.
L'emissione consiste in due obbligazioni, con 8 miliardi di euro da rimborsare a novembre 2025 e 6 miliardi di euro da rimborsare a novembre 2050. L'interesse degli investitori per questi strumenti di alto rating era molto forte e le obbligazioni erano 13 e 11,5 volte in eccesso, rispettivamente per la tranche di 5 e 30 anni, determinando condizioni di prezzo favorevoli per entrambe le obbligazioni.
Il portafoglio ordini ha chiuso con oltre 175 miliardi di euro, di cui 105 miliardi di euro sulla tranche a 5 anni e oltre 70 miliardi di euro sulla tranche a 30 anni.
Terza emissione di obbligazioni SURE
In linea con i risultati delle prime due tornate, la terza emissione obbligazionaria, da 8,5 miliardi di euro, lanciata dall'Esecutivo UE il 25 novembre ha visto la domanda superare di 13 volte l'offerta.
I mercati dei capitali hanno accolto con favore l'obbligazione sociale a 15 anni, con un record del portafoglio ordini, il più grande mai raccolto per un'emissione obbligazionaria di riferimento (benchmark) effettuata in una singola tranche: si tratta della più imponente operazione a 15 anni che sia stata mai effettuata da un emittente sovranazionale. Il successo dell'operazione testimonia l'ampio sostegno al programma SURE da parte della comunità internazionale degli investitori.
L'obbligazione ha un rendimento negativo dello -0,102 %, vale a dire che per 102 presi in prestito, gli Stati membri dovranno rimborsare 100 euro. Il vantaggio costituito dal tasso di interesse negativo viene trasferito direttamente agli Stati membri beneficiari sotto forma di erogazione di prestiti back-to-back.
Le banche cui si è appoggiata la Commissione europea per questa operazione, e che hanno agito congiuntamente come banche capofila, sono Citigroup, HSBC, J.P. Morgan, LBBW e Société Générale.
Von der Leyen: dal 27 ottobre all’Italia primi 10 miliardi di SURE
Quarta emissione da 14 miliardi di euro
La quarta emissione, lanciata dalla Commissione il 27 gennaio 2021, consisteva in due obbligazioni, con 10 miliardi di euro da rimborsare nel giugno 2028 e 4 miliardi di euro da rimborsare nel novembre 2050. L'obbligazione a 7 anni è stata valutata con un rendimento negativo dello -0,497%. Ciò significa che per ogni 105 euro che gli Stati membri ricevono, devono restituire 100 euro alla scadenza dell'obbligazione. Il prezzo dell'obbligazione a 30 anni, allo 0,134%, rappresenta comunque un ottimo risultato per questa scadenza.
“L'emissione odierna di obbligazioni SURE è la continuazione di una straordinaria storia di successo e ha dimostrato ancora una volta il grande interesse del mercato per le obbligazioni dell'UE”, ha commentato il commissario responsabile del bilancio e delle risorse umane, Johannes Hahn, convinto che si tratti di un buon segnale anche in vista del programma di emissioni per il finanziamento del pacchetto anticrisi Next Generation EU, che la Commissione dovrebbe lanciare entro l'anno per raccogliere 750 miliardi di euro.
Quinta emissione da 9 miliardi di euro
Il 10 marzo la Commissione europea ha emesso un'obbligazione in un'unica tranche per un valore di 9 miliardi di euro con scadenza a giugno 2036.
Pe l'obbligazione, la seconda del 2021, le richieste di sottoscrizione hanno superato l'offerta di quasi 10 volte. Il rendimento è pari allo 0,228% e tali condizioni favorevoli sono trasferite direttamente agli Stati membri beneficiari.
Il forte interesse per questa nuova obbligazione a lungo termine (15 anni) attesta l'entità del sostegno che investitori di vario tipo hanno espresso alla Commissione in qualità di mutuataria e permette di erogare nuovi prestiti SURE a 16 Stati membri con un totale di 62,5 miliardi di euro.
Sesta emissione da 13 miliardi di euro
13 miliardi di euro il valore della sesta operazione di assunzione di prestiti nell'ambito dello strumento SURE effettuata dalla Commissione europea il 24 marzo, che ha portato a 36 miliardi il totale raccolto tra gennaio e marzo 2021, in linea con le stime di Bruxelles.
L'emmissione consisteva in due obbligazioni, di cui una a cinque anni - 8 miliardi di euro da rimborsare nel marzo 2026 - che è stata valutata con un rendimento negativo di -0,488% e una a 25 anni - 5 miliardi di euro da rimborsare nel maggio 2046 - che ha avuto un prezzo leggermente positivo, allo 0,476%.
Finora la Commissione ha raccolto un totale di 75,5 miliardi di euro, cui dovrebberio aggiungersi ulteriori 13-14 miliardi di euro nel secondo trimestre del 2021.
Settima emissione da 14 miliardi
La Commissione europea ha emesso martedì 18 maggio un social bond a doppia tranche da 14,137 miliardi di euro, suddiviso in due distinte scadenze: 8,137 miliardi di euro con scadenza luglio 2029 e 6 miliardi di euro con scadenza gennaio 2047.
Con questa settima emissione di obbligazioni nell'ambito del programma SURE, la Commissione ha raccolto un totale di 90 miliardi di euro.
Impatto positivo sui Paesi beneficiari, ma improbabile uno SURE 2
In base al primo rapporto semestrale sul programma, la Commissione ha allocato il 90% della dotazione totale di 100 miliardi di euro prevista per SURE. Sedici Stati membri dell'UE hanno già ricevuto finanziamenti nell'ambito dello strumento, mentre saranno in tutto 19 i Paesi UE che riceveranno complessivamente 90,6 miliardi di euro. L'Italia si colloca sul podio per l'assistenza finanziaria nell'ambito di SURE con 27,4 miliardi di euro, seguita da Spagna (21,3 miliardi) e Polonia (11,2 miliardi).
Le risorse sono state impegnate dagli Stati membri principalmente per i trattamenti di integrazione salariale a fronte della riduzione dell'orario di lavoro a causa del Covid-19 e di misure analoghe. Interventi che coinvolgono tra 25 e 30 milioni di persone, pari a un quarto degli occupati totali negli Stati membri beneficiari e a circa un terzo nel caso dell'Italia.
Nel complesso, sebbene sia difficile prospettare uno scenario controfattuale della performance del mercato del lavoro in assenza di SURE, la relazione ipotizza che lo strumento abbia raggiunto il suo scopo, contribuendo a contenere l'aumento della disoccupazione, che nel 2020 negli Stati membri beneficiari è stato chiaramente più lieve che durante la crisi finanziaria globale, nonostante il calo più grave del PIL.
Inoltre, nonostante secondo le previsioni della Commissione per l'inverno 2021 la crescita del PIL reale dovrebbe diminuire del 5,8% nei paesi che hanno beneficiato dei finanziamenti SURE nel 2020 - più di quanto osservato durante il picco della crisi finanziaria globale nel 2009 -, il tasso di disoccupazione dovrebbe aumentare di soli 0,7 punti percentuali nel 2020, rispetto all'aumento di 2,6 punti percentuali registrato nel 2009.
A questo impatto positivo e al beneficio di poter spendere più di quanto altrimenti possibile per il sostegno all'occupazione, si aggiunge il fatto che diversi Stati membri, ricevendo assistenza finanziaria tramite SURE anziché emettere debito sovrano per finanziare le misure adottate, hanno risparmiato in termini di interessi. In totale Bruxelles stima un risparmio totale di 5,8 miliardi durante le prime quattro emissioni di SURE, ossia fino all'esborso del 2 febbraio 2021, di cui oltre 2,8 miliardi a vantaggio dell'Italia.
Dal successo dell'iniziativa, tuttavia, non sembra discendere l'intenzione della Commissione di replicarla con uno SURE 2. Si tratta di uno strumento temporaneo per definizione e con una dotazione quasi esaurita, ma soprattutto dal rapporto trapela il fatto che, secondo Bruxelles, politiche volte a mantenere le persone nell'attuale posto di lavoro al di là di quanto giustificato dalle circostanze potrebbero frenare la ripresa anziché promuoverla.
Se la fase di emergenza si ritirerà nel corso del 2021, secondo la Commissione potrebbero diventare più adatte altre misure, in particolare politiche attive del mercato del lavoro, incentivi alle assunzioni, sostegno all'autoimprenditorialità, opportunità di qualificazione e riqualificazione dei lavoratori e sostegno al buon funzionamento dei servizi per l'impiego.
In occasione del Summit di Porto del 7 e 8 maggio, tuttavia, sia l'Italia, attraverso il premier Mario Draghi, che altri Paesi UE si sono espressi a favore di una conferma dello strumento.