Cos’è successo a ENEA Tech e che fine farà il fondo per il trasferimento tecnologico?
E’ nata meno di un anno fa e non ha ancora mosso i primi passi, ma già cambia pelle: se il precedente Governo aveva affidato alla Fondazione ENEA Tech il fondo per il trasferimento tecnologico, l’attuale Governo cambia le carte in tavola puntando tutto su biotech, telemedicina e produzione di vaccini.
Un cambiamento non da poco che prende corpo nel decreto Sostegni bis e che di fatto rivoluziona ENEA Tech nel profondo.
Innanzitutto il focus degli investimenti cambia radicalmente: ENEA Tech era dedicata a investimenti e iniziative in materia di ricerca e sviluppo e trasferimento tecnologico e puntava tutto su startup e PMI innovative.
La Fondazione ENEA Biomedical Tech si occuperà invece del potenziamento della ricerca, lo sviluppo e la produzione di nuovi farmaci e vaccini, anche attraverso la realizzazione di poli di alta specializzazione. Il Sostegni bis mette sul piatto 200 milioni a tale scopo.
Quel che non è chiaro è come verranno utilizzate le risorse previste dal decreto Rilancio per ENEA Tech, vale a dire i 500 milioni messi a disposizione affinché la fondazione potesse gestire il Fondo per il trasferimento tecnologico.
Altra importante novità riguarda la gestione: la fondazione non farà più capo solo all’ENEA (l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) e al ministero dello Sviluppo economico, ma anche al dicastero della Salute e a quello dell’Università e della ricerca, oltre ad avere un nuovo consiglio direttivo.
In base a indiscrezioni di stampa, la trasformazione sarebbe stata una doccia fredda in casa Enea Tech. Del resto, il cambio di casacca mal si inquadra con gli accordi annunciati nelle scorse settimane dalla Fondazione che avrebbe dovuto occuparsi di trasferimento tecnologico, come quello firmato a fine aprile con la Regione Emilia-Romagna o quello siglato a maggio con l’Agenzia spaziale europea. Né si concilia con la call lanciata da ENEA Tech a febbraio per idee di impresa e progetti di innovazione nei settori Deep Tech, Healthcare, Green, Energy & Circular Economy, Information Technology.
La reazione degli addetti ai lavori è sbigottita.
“Molti sono i quesiti e i punti non chiari di questa variazione legislativa ma la certezza è che penalizza e blocca le numerosissime domande – oltre 1000 – presentate negli ultimi sei mesi dopo le diverse call for startup lanciate dalla Fondazione”, denuncia il presidente di InnovUp Angelo Coletta.
“Sono spariti 500 milioni che lo Stato aveva deciso di investire sulle startup, sugli spinoff universitari e sulla ricerca. Soldi per il trasferimento tecnologico che dovevano irrobustire l'infrastruttura di iniziative deep tech in Italia. Intanto mille proposte di investimento sono rimaste a bocca asciutta, così da un giorno all'altro, e con loro i potenziali coinvestitori e partner industriali”, scrive su Linkedin Gianluca Dettori, Chairman di Primo Ventures.