Agricoltura e guerra in Ucraina: quali risposte da PAC e PNRR?
Mentre la siccità ci ricorda che il contrasto ai cambiamenti climatici non può aspettare, i rincari, in particolare energetici, e la carenza di prodotti chiave per l’agroalimentare mettono ulteriormente sotto pressione le imprese agricole già impegnate nella sfida della transizione green e nella ripresa dalla crisi pandemica. Cosa può fare l’UE per difendere sia la sicurezza alimentare che la sostenibilità ambientale e che contributo possono dare PAC e PNRR?
Piano strategico PAC: accordo sul riparto dei fondi per lo sviluppo rurale
Nelle settimane successive all’invasione russa dell’Ucraina, quando è diventato evidente che le tendenze inflazionistiche già in corso sarebbero aumentate e rimaste con noi per molto tempo e che Mosca stava utilizzando la minaccia dell’insicurezza alimentare come parte della propria strategia di guerra, le associazioni del mondo agricolo hanno chiesto a Bruxelles di intervenire con nuove misure straordinarie.
Da un nuovo Recovery Fund alla rimodulazione della Politica agricola comune, fino al rinvio di un anno dell’operatività della riforma della PAC, diversi appelli hanno tradotto le preoccupazioni di un settore che - ha ricordato il direttore del Parlamento europeo in Italia Carlo Corazza aprendo un evento sulla sicurezza nell’approvvigionamento alimentare e guerra in Ucraina presso lo Spazio Europa di Roma - deve il 20% dei suoi costi di produzione proprio ad energia e fertilizzanti.
Il Governo ha risposto al conflitto in Ucraina prevedendo la ristrutturazione dei debiti aziendali con garanzia Ismea, un tax credit sui carburanti utilizzati in agricoltura e l'utilizzo del digestato come fertilizzante ed è pronto a orientare i fondi del PNRR per le infrastrutture idriche per finanziare progetti che permettono di raccogliere l’acqua piovana, ha ricordato il sottosegretario alle Politiche agricole Francesco Battistoni. La complessità della sfida rende però ragionevole - ha aggiunto - pensare a un nuovoRecovery per l’agroalimentare, con fondi ulteriori rispetto a quelli di Next Generation EU.
Meno probabile, secondo Battistoni, un intervento di Bruxelles per rinviare o rimodulare la Politica agricola comune, come poi confermato da Ricard Ramon della DG Agri della Commissione europea: “nel 2023 entrerà in vigore la nuova PAC, non ci saranno ritardi”, ha detto. La Commissione non prevede un problema di produzione, ma un problema di inflazione e, in prospettiva, un problema sociale, in termini di accesso al cibo. Per affrontare questi problemi la Commissione ha già una strategia chiara nella cornice del Green Deal, che vede produzione e sostenibilità sostenersi a vicenda, con il processo di riduzione degli input chimici che finisce per contribuire alla minore dipendenza dalle importazioni.
Per Bruxelles, quindi, non è tempo di riprogrammare, ma di accelerare: portare a termine la predisposizione dei Piani strategici PAC e usare i fondi europei per sostenere gli agricoltori nella transizione green.
Il punto di vista di europarlamentari e associazioni agricole
Di tutt’altro avviso il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti che ha aperto il confronto tra parlamentari europei e stakeholder. “Dovremmo accelerare la riprogrammazione per andare incontro alle esigenze degli agricoltori e dei consumatori europei”, perché chiedere agli agricoltori di produrre di più, con minor pressione sulle risorse naturali e al minor costo possibile per i consumatori significa impegnarli in una missione impossibile. Serve quindi una Politica agricola comune che sostenga la produttività dell’azienda agricola e c’è bisogno di un maggior allineamento tra Commissione, Consiglio e Parlamento perché l’accelerazione non diventi una minaccia alla tenuta dell’attività agricola.
Intanto il presidente della ComAgri ha già scritto al commissario Janusz Wojciechowski chiedendo ulteriori deroghe alle regole UE nel 2023 per non lasciare soli gli agricoltori, ha spiegato Camilla Laureti, europarlamentare della commissione Agricoltura del PE. Per difendere l’attività agricola e allo stesso tempo rimanere nella cornice del Green Deal, ha aggiunto, serviranno ulteriori misure ad hoc e maggiore flessibilità.
Flessibilità che il presidente di CIA - Agricoltori italiani, Cristiano Fini, propone di applicare anzitutto agli ecoschemi e al tema dei terreni al riposo, tenendo presente che la nuova PAC e il Green deal sono stati concepiti in un contesto ben diverso da quello attuale. In caso contrario - ha avvertito - “avremo un problema tutti, non solo il settore primario”.
A cominciare dall’industria alimentare che “ha bisogno di un’agricoltura forte”, ha confermato il presidente di Federalimentare, Cristiano Vacondio, invitando però a un maggiore ottimismo sulle prospettive future: “l’agroalimentare nel suo insieme ha retto a questo tsunami, quello che deve preoccuparci sono i consumi”. E questo anche perché, ha sottolineato il consigliere delegato di Filiera Italia Coldiretti Luigi Scordamaglia, senza adeguati interventi nei prossimi mesi i rincari saranno scaricati sui mercati interni, e quindi sui prezzi ai consumatori.
Parallelamente, ha ricordato Scordamaglia, studi come quello dell’USDA - il Dipartimento dell'agricoltura degli Stati Uniti ndr - ci dicono che l’applicazione integrale di Farm to Fork porterebbe a un calo della produzione agricola nell’UE compreso tra il 7 e il 12%, con importanti ripercussioni sulla sicurezza alimentare.
Questo non significa che dobbiamo abbandonare la transizione ecologica, che resta l’orizzonte di riferimento, ma superare “un fanatismo ideologico” che - secondo l’europarlamentare della ComAgri Nicola Procaccini - "può essere molto pericoloso".
Di flessibilità e gradualità ha parlato anche il presidente di Confcooperative FedAgriPesca Carlo Piccinini: "nelle crisi l'errore più grave che si può fare è continuare a pensare con la mentalità precedente". Per affrontare le sfide aperte servono nuove soluzioni, alternative ai fitofarmaci, possibilità di fare investimenti nel fotovoltaico oltre l'autoconsumo e - ha concluso Piccinini - risorse adeguate per incentivare l'agricoltura di precisione.
L'agricoltura di precisione, il digitale e l'innovazione in generale sono cruciali, ha confermato Sara Roversi, founder e presidente del Future Food Institute, parlando del progetto Hub Agritech del PNRR. Ma servono spazi per fare innovazione in modo sistemico, per fare coprogettazione, coinvolgendo diversi attori e professionalità e sbloccando il potenziale delle donne in agricoltura.
Da parte sua l'Unione europea, ha concluso il direttore della rappresentanza in Italia della Commissione europea, resta impegnata a dare risposte per contribuire un'agricoltura di qualità e sostenibile sia dal punto di vista ambientale che sociale ed economico.