Piano Strutturale di Bilancio: annunciati i collegati alla Manovra in materia di energia
Il Piano Strutturale di Bilancio di medio termine (PSB), approvato il 9 ottobre da Camera e Senato, contiene tra le altre cose anche le direttrici intorno alle quali sviluppare la strategia nazionale per i prossimi anni in ambito energetico. Previsti cinque disegni di legge sui temi più importanti per la transizione energetica.
Cosa prevede il Piano strutturale di bilancio di medio termine
Il PSB è il documento centrale per la programmazione economica nazionale previsto dalla riforma del Patto di stabilità. Bruxelles, infatti, richiede ai 27 che la programmazione economica e di bilancio sia definita tramite l’elaborazione di un Piano strutturale di bilancio di medio termine. Una volta approvato il Piano, è poi previsto un monitoraggio del rispetto degli impegni presi. Il PSB 2025-2029, adottato dal Consiglio dei ministri lo scorso 27 settembre e approvato da Camera e Senato il 9 ottobre con il via libera alla risoluzione di maggioranza sul testo, definisce in pratica le principali direttrici della politica di bilancio italiana, almeno fino alla fine della legislatura.
Nel Piano strutturale di bilancio è espresso l’impegno a completare l’attuazione del PNRR ed a estenderne la portata negli anni futuri. Negli anni 2025 e 2026 l’Italia concentrerà i propri sforzi per conseguire la piena attuazione del PNRR, mentre, in quelli successivi l’azione riformatrice sarà dedicata a consolidare e aumentare i risultati raggiunti. Nel complesso, pertanto, il Piano di riforma sarà volto, da un lato, ad accrescere il potenziale di crescita e resilienza economica del Paese e la sostenibilità di bilancio, dall’altro a rispondere alle Raccomandazioni Specifiche per Paese del Consiglio UE (CSR) e a contribuire al perseguimento degli obiettivi comuni europei per la transizione ecologica e digitale, la resilienza sociale ed economica, la sicurezza energetica e lo sviluppo di capacità di difesa.
I temi energetici nel PSB 2025-2029
In tale contesto, uno dei temi chiave presenti nel Piano è quello della transizione green, tra i quali spicca il fronte dell’efficienza energetica - in primis del parco immobiliare residenziale pubblico e privato - ma anche della diversificazione e sicurezza degli approvvigionamenti di energia. Il Piano sarà realizzato secondo le misure previste annualmente dalla legge di bilancio e dalle altre politiche pubbliche. All’interno del documento, il Governo ha elencato anche una serie di disegni di legge collegati alla prossima manovra, tra i quali figurano cinque provvedimenti in ambito energetico:
- un disegno di legge recante delega per introdurre un quadro legislativo di riferimento per la filiera Carbon Capture and Storage (CCS), anche disciplinando le attribuzioni dell’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente in materia (ARERA);
- un disegno di legge recante un quadro legislativo ad hoc per lo sviluppo dell’idrogeno, l’assetto regolatorio del settore e delle relative infrastrutture di rete;
- un disegno di legge recante delega a introdurre un quadro legislativo di riferimento per accogliere la proposta di ripresa della produzione di energia nucleare in Italia a partire dal 2030 “abilitando le necessarie infrastrutture, potenziando le risorse umane, promuovendo partenariati pubblico-privati nell’ambito dell’intero sistema nucleare, incentivando accordi internazionali e creando un quadro finanziario stabile e sostenibile in grado di promuovere investimenti privati in un settore particolarmente capital intensive quale quello del nucleare”;
- un disegno di legge recante previsioni normative per il mercato del gas naturale e rinnovabile, disciplinando allo stesso tempo la materia dello stoccaggio del gas naturale in un’ottica di incremento del grado di sicurezza degli approvvigionamenti;
- un disegno di legge che punti ad adempiere agli obblighi di riduzione delle emissioni di metano nel settore dell’energia, in conformità al regolamento (UE) 2024/1787 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 giugno 2024.
Il perno attorno a cui ruotano i collegati alla Manovra in materia di energia presenti nel PSB è l’ultima versione del PNIEC (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima), quella del 2024. Il Piano è infatti lo strumento tramite cui gli Stati definiscono le politiche e le misure necessarie per conseguire gli obiettivi energetici e climatici, ed è strutturato in 5 linee di intervento:
- la dimensione della decarbonizzazione;
- la dimensione dell’efficienza energetica;
- la dimensione della sicurezza energetica;
- la dimensione del mercato interno dell’energia;
- la dimensione della ricerca, dell’innovazione e della competitività.
Vediamo gli obiettivi fissati dal PNIEC rispetto ai temi sottesi ai collegati alla manovra proposti nel PSB, ovvero CCS, idrogeno, nucleare, gas naturale e rinnovabile e riduzione delle emissioni di metano nel settore dell’energia.
Cosa prevede il PNIEC 2024 per la filiera CCS
Come sottolineato nel PNIEC, la Carbon Capture and Storage (CCS - cattura e stoccaggio del carbonio in italiano) è essenziale per decarbonizzare settori industriali “hard to abate" e per la produzione elettrica. Non a caso, infatti, l'Italia è fortemente impegnata nello sviluppo della filiera della CCS, insieme a due partner in particolare: Francia e Grecia. Nel marzo 2023, insieme a questi paesi, il Governo ha presentato un piano regionale per le infrastrutture di CCS nel bacino del Mar Mediterraneo. Obiettivo del piano è promuovere progetti transfrontalieri che ricorrono alla CCS, rendendo il Sud Europa un hub competitivo per le tecniche e le infrastrutture per la cattura e lo stoccaggio della CO2. Si tratta di un settore che, sebbene necessiti di ulteriori investimenti in ricerca e sviluppo per affinare le tecniche di cattura e stoccaggio, in particolare tramite trasporto via nave e via pipeline, presenta un potenziale enorme: secondo le stime presentate nel PNIEC, infatti, la CCS potrebbe catturare tra 20 e 40 Mton di CO2 entro il 2050.
Un quadro di riferimento di tipo normativo per la filiera della CCS permetterà, pertanto, di sbloccare tale potenziale, con effetti positivi indiretti anche su un più rapido sviluppo del settore dell’idrogeno. CCS e idrogeno green, infatti, sono percepite dalle imprese come opzioni fondamentali per decarbonizzare il termoelettrico, la produzione combinata di energia elettrica e calore (CHP), nonché i processi produttivi non elettrificabili (come quello siderurgico).
Lo sviluppo dell’idrogeno verde nel PNIEC 2024
Il PNIEC 2024 si concentra soprattutto sull’utilizzo dell’idrogeno nell’industria “hard to abate”, come previsto dagli obiettivi UE. Per promuovere lo sviluppo dell’idrogeno verde e rispettare i requisiti di Bruxelles, il Piano stabilisce che la produzione di idrogeno venga promossa sia tramite i contributi in conto capitale previsti dal PNRR, sia attraverso una misura tariffaria che punti a rendere vantaggiosi gli investimenti in un settore che ancora non è competitivo. Tale meccanismo tariffario, in sostanza, mia a garantire la copertura dei costi di funzionamento degli impianti di produzione di idrogeno rinnovabile, considerando anche i costi di investimento.
Al momento il Governo è alle battute finali con la definizione della strategia nazionale per l’idrogeno, dopo oltre 4 anni di attesa. Uno strumento che, basandosi sul documento della Commissione UE pubblicato a luglio 2020 - “Una strategia per l'idrogeno per un'Europa climaticamente neutra” - dovrebbe consentire il potenziamento delle attività di ricerca per sviluppare le tecnologie innovative da applicarsi nel medio-lungo termine, ma anche l’avviamento dei progetti pilota e dimostrativi, fino alle prime applicazioni su scala reale, con l’obiettivo di sostenere l’intera filiera industriale.
Sul piano delle infrastrutture, invece, il PNIEC pone l’accento sul progetto “South Corridor”, che verrà realizzato da Snam e dai TSO (Transmission Operator System) austriaci e tedeschi, nell’ambito dell’European Hydrogen Backbone, che prevede lo sviluppo di idrogenodotti tra Italia, Austria e Germania. L’obiettivo è di trasportare il vettore energetico dai possibili luoghi di produzione di idrogeno verde in Nord Africa e (in prospettiva) nel Sud Italia alle aree di maggiore potenziale consumo. Il Governo dovrebbe però destinare ingenti investimenti alla realizzazione dell’Italian Hydrogen Backbone, sia riadattando infrastrutture per il gas esistenti sia implementando nuove pipeline. Se conseguito con successo, il progetto potrebbe soddisfare circa il 40% dell’obiettivo di importazione europea di idrogeno rinnovabile previsto da REPowerEU (4Mton/anno).
Lo sviluppo del nucleare nel PNIEC 2024
Oltre ai temi del CCS e dell'idrogeno, una rilevanza crescente è rivestita dal ritorno al nucleare in Italia. Sul tema è tornato, il 9 ottobre, anche il ministro Pichetto Fratin in audizione davanti alle Commissioni riunite Ambiente e Attività produttive, in merito all'indagine conoscitiva sul ruolo dell’energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.
Il ministro ha infatti dichiarato che entro fine anno dovrebbe essere pubblicata una bozza di testo per la "legge-delega che possa abilitare la produzione da fonte nucleare tramite le nuove tecnologie nucleari sostenibili”, con l’obiettivo di sottoporla al vaglio parlamentare “nei primi mesi del 2025”.
Del resto la rilevanza del nucleare emerge chiaramente anche dal PNIEC dove, nell’ambito dell’aggiornamento della “Strategia Italiana di Lungo Termine per la riduzione delle emissioni di gas serra” (in fase di completamento entro il prossimo anno), si sottolinea come la ripresa della produzione di energia nucleare in Italia potrebbe rivestire un ruolo significativo, a condizione che vengano apportate le necessarie modifiche legislative.
Secondo il PNIEC, infatti, sebbene la crescita del settore elettrico da fonti rinnovabili sia essenziale per raggiungere gli obiettivi di neutralità climatica al 2050, non è sufficiente perché non sarebbe economicamente efficiente. Man mano che ci si avvicina a una quota del 100% di rinnovabili, i costi di sistema (ad esempio per lo stoccaggio e per le reti) aumentano rapidamente. Pertanto, si rende necessaria la possibilità di mantenere una parte di generazione elettrica programmabile e priva di emissioni, come il nucleare, “in grado di affiancare le fonti rinnovabili non programmabili”.
Proprio per questo, il MASE ha istituito la Piattaforma Nazionale per un Nucleare Sostenibile (PNNS), i cui risultati dovrebbero essere illustrati entro fine ottobre “con dati e valutazioni tecniche, non politiche”, secondo quanto dichiarato dal ministro Pichetto Fratin durante l’audizione in Commissione Ambiente e Attività Produttive della Camera del 9 ottobre. Obiettivo del PNNS è di elaborare un “Programma Nazionale per il nucleare sostenibile” attraverso la definizione delle linee guida e di una roadmap con orizzonte al 2050 per seguire e coordinare gli sviluppi delle tecnologie nucleari più innovative, valutando nel medio termine (cioè dal 2030) le reali possibilità di utilizzare i nuovi piccoli reattori modulari a fissione e a fusione e i loro possibili contributi al raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica, escludendo quindi un "ritorno in Italia alle centrali di grandi dimensioni della prima o seconda generazione", come sottolineato dal ministro.
Obiettivi del PNIEC 2024 su gas naturale e rinnovabile
Nel documento italiano sull’energia e il clima - nella sezione dedicata alla dimensione della sicurezza energetica - viene analizzato in dettaglio il processo di diversificazione delle fonti di approvvigionamento del gas naturale effettuato dall’Italia dopo l’inizio del conflitto tra Russia e Ucraina. Un processo che consentirebbe (e sta effettivamente già permettendo) al paese di posizionarsi come hub di riferimento in Europa e soprattutto nel Mediterraneo. Oltre a sviluppare la rete nazionale dei gasdotti, infatti, l’Italia ha realizzato due rigassificatori - a Piombino e Ravenna - per garantire una capacità di rigassificazione di circa 10 miliardi di metri cubi all’anno. Tra le altre misure citate nel PNIEC, il Progetto PCI che collegherà Gela a Malta e il potenziamento di infrastrutture transfrontaliere e interne (come la Linea Adriatica). Un quadro normativo nazionale più strutturato in materia permetterebbe al paese di affermarsi ancora più rapidamente come leader nel settore del gas naturale.
Cosa dice il PNIEC sulla riduzione delle emissioni di metano
Attualmente, il tema della riduzione delle emissioni di metano è diventato una priorità diffusa, sia per raggiungere gli ambiziosi obiettivi di neutralità climatica a livello europeo e globale, sia per migliorare la resilienza del sistema energetico europeo e garantire la sicurezza degli approvvigionamenti.
In linea con il Regolamento (UE) 2024/1787, che sottolinea come le emissioni di metano rientrino negli obiettivi dell’Unione in materia di riduzione dei gas a effetto serra per il 2030, l’Italia - come annunciato nel PSB - prevede di adottare le misure necessarie per ridurre o eliminare le emissioni di metano dal settore energetico, stabilendo un framework normativo e intervenendo su quattro aree principali:
- Il potenziamento della misurazione e della rendicontazione delle emissioni lungo tutta la filiera;
- L’eliminazione delle perdite tramite un monitoraggio e una riparazione frequenti;
- Lo stop a pratiche come il flaring (che consiste nel bruciare senza recupero energetico il gas naturale in eccesso estratto insieme al petrolio) e il venting (rilascio in atmosfera di gas di scarico che non possono essere trattati), promuovendo la cattura del metano disperso;
- Il limite delle emissioni di metano negli import, applicando queste misure anche ai paesi esportatori di combustibili fossili.
L'Italia, in quanto principale importatore di gas naturale, è attivamente coinvolta nelle iniziative legate alla gestione delle emissioni di metano. Ad esempio, è stata tra i primi paesi ad aderire al Global Methane Pledge, documento che contiene gli obiettivi che hanno spinto l’UE ad adottare il Regolamento (UE) 2024/1787, fissando target ambiziosi per la misurazione e il monitoraggio delle emissioni.
Altri temi energetici citati nel PSB: il Piano Mattei
Oltre alle tematiche energetiche legate ai disegni di legge annunciati, il Piano strutturale di bilancio di medio termine tocca anche un’altra questione prioritaria per raggiungere gli obiettivi di transizione energetica del Governo: il Piano Mattei, la strategia italiana da 5,5 miliardi che mira a rafforzare la cooperazione con il continente africano, rendendo l’Italia un hub energetico cruciale per l’Europa.
L'obiettivo principale è quello di contribuire alla sicurezza e diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico dell'UE, facilitando la produzione e il transito di energia rinnovabile dall'Africa verso l'Europa. Uno dei progetti più ambiziosi della strategia citati nel PSB è la “Roadmap to Connect Africa to Europe for Clean Energy Production”, iniziativa lanciata nel luglio 2024 e finanziata dalla DG Reform della Commissione Europea, con il supporto tecnico della Banca Mondiale. Un progetto che mira a identificare le riforme necessarie e a stimare gli investimenti richiesti per collegare le infrastrutture energetiche tra Italia e Nord Africa. Elemento chiave del Piano Mattei, infine, anche la finanza sostenibile, con particolare enfasi sull’emissione di BTP Green, strumenti di debito sovrano destinati al finanziamento di progetti legati alla sostenibilità ambientale.
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