La Corte di Giustizia UE condanna l'Italia per il mancato recupero di aiuti illegali alle imprese
La Repubblica italiana è stata condannata dalla Corte di Giustizia dell’Unione europea del Lussemburgo per non aver adottato, nei tempi stabiliti, le misure necessarie a recuperare integralmente aiuti considerati illegali e incompatibili con il mercato comune, concessi alle imprese che hanno investito nei Comuni colpiti da eventi calamitosi nel 2002.
In particolare, si fa riferimento:
- alle inondazioni in Liguria, Lombardia, Piemonte, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Emilia Romagna;
- ai terremoti nella provincia di Campobasso;
- alle eruzioni vulcaniche a Catania.
Nel 2004, la Commissione europea aveva dichiarato che l'aiuto e l'importo concesso a ciascun beneficiario "non avevano alcun rapporto con i danni effettivamente subiti", imponendo, conseguentemente, allo Stato di sopprimere tali finanziamenti e adottare tutte le misure necessarie per recuperarli.
Tuttavia, sono stati ben pochi gli aiuti recuperati dall’Italia e non è stata fornita alla Commissione nessuna informazione specifica sul numero di beneficiari.
La sentenza della Corte è basata sul fatto che "l'obbligo di recupero costituisce un vero e proprio obbligo di risultato, effettivo ed immediato, e lo Stato non può limitarsi, come fa nella presente causa, ad appellarsi alle difficoltà giuridiche, politiche o pratiche".