Commissione europea, le Pmi tornano a crescere nel 2011
La Commissione europea ha presentato il suo report sulle Pmi, in occasione della Settimana europea delle piccole e medie imprese. Un modo per comprendere se queste aziende sono effettivamente uscite dalla crisi. Ma anche per sottolineare come abbiano contribuito in maniera decisiva alla spinta che sta riportando l’Europa lentamente fuori dalle sabbie mobili della recessione globale.
Il report conferma che le Pmi restano la spina dorsale dell’Europa. Nel corso del 2010 sono state contate circa 20,8 milioni di piccole e medie imprese in Europa; di queste, circa 19,2 milioni sono microimprese con meno di dieci addetti. Inoltre, aziende piccole hanno fornito più di due terzi di tutte le opportunità lavorative nel settore privato in Europa: circa 87,5 milioni. E il 58,4% del valore aggiunto. A confronto con loro le imprese grandi hanno un impatto molto minore e rappresentano appena lo 0,2% di questo valore.
Secondo i calcoli dell’Unione europea, il numero di Pmi è destinato a crescere dello 0,9% entro il 2011, mentre il loro valore aggiunto dovrebbe aumentare addirittura del 3,9 per cento. I dipendenti di questo tipo di aziende, invece, cresceranno dello 0,4%: si tratta del primo dato positivo dopo due anni di stasi. Comunque, i documenti della Commissione sottolineano che “la crisi non è finita e che le Pmi dovranno ancora operare in un clima di incertezza economica”.
Il vicepresidente della Commissione con delega alle Pmi, Antonio Tajani, spiega: “Il fatto che il recupero dell’economia nel 2010 sia stato portato avanti dalle piccole e medie imprese sottolinea la loro importanza per la crescita e l’occupazione. Con la settimana delle Pmi abbiamo intenzione di dare rilievo ancora una volta al ruolo cruciale che hanno per la competitività europea e all’urgenza di metterle in cima alla nostra agenda politica. L’Europa ha bisogno di una classe di imprenditori innovativi e creativi, pronti a prendersi dei rischi: questa è la strada maestra per la ripresa”.
Guardando ai singoli Paesi, lo studio dell’Ue divide le performance delle piccole e medie imprese in tre fasce. Nella prima, quella di crescita pienamente positiva, ci sono le aziende di Austria, Germania, Lussemburgo, Malta, Romania, Svezia e Gran Bretagna. Nella seconda, quella a crescita negativa, ci sono Grecia, Irlanda, Spagnia, Lituania e Lettonia.
Infine, c’è un gruppo di Paesi dove le imprese piccole sono cresciute ma hanno perso occupati: si tratta di Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Francia, Italia, Cipro, Ungheria, Olanda, Polonia, Portogallo, Slovenia, Slovacchia e Finlandia. Segno che nel nostro Paese le imprese piccole sono ancora in una fase di mutazione del loro codice genetico.
In questo quadro, il mister Pmi europeo, Daniel Calleja Crespo, ha annunciato uno stanziamento da 2,7 miliardi di euro destinato a sostenere lo sviluppo delle piccole e medie imprese europee: soldi che saranno mobilitati nel quadro del bilancio Ue 2014-2020. Calleja Crespo ha poi aggiunto che la proposta avanzata dal commissario per l'industria, Antonio Tajani, rappresenta più di un raddoppio dei fondi destinati alle piccole e medie imprese europee rispetto all'attuale quadro finanziario.