Cultura: fondi strutturali, l'Italia ha bisogno di una nuova strategia nazionale

Uffizi - foto di SailkoCome promuovere lo sviluppo locale e regionale sfruttando le potenzialità del settore culturale e creativo? La Commissione Ue lo ha chiesto al network europeo di esperti in ambito culturale (EENC), che ha condotto analisi dettagliate in 12 Stati membri: Bulgaria, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Irlanda, Italia, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia e Spagna. Il rapporto sull’Italia è stato condotto dal professore Pier Luigi Sacco, con particolare attenzione al ruolo della cultura nella gestione dei fondi strutturali.

Sebbene l’Italia sia considerato uno degli Stati membri “naturalmente” più inclini ad attribuire un ruolo centrale alla cultura – data la ricchezza della sua eredità storica – all’interno del dibattito politico la situazione è ben diversa. A causa di una “concettualizzazione povere e fuorviante”– sottolinea Sacco – la cultura assume un ruolo secondario nella definizione delle strategie nazionali per la crescita e la competitività.

Di conseguenza settori come la moda e il design vengono classificati come “non-culturali” - rientrando nel settore manifatturiero – mentre altre compotenti della cultura sono considerati ausiliari al settore turistico (per esempio: vino, cibo, ospitalità ecc.). Questo approccio – prosegue Sacco – ha ripercussioni negative nella gestione dei fondi strutturali e nell’adozione dei programmi operativi sia nazionali che regionali, caratterizzati da agende politiche inefficienti, che non sfruttano a pieno il potenziale delle risorse culturali e creative del paese.

Ma la situazione non è omogenea in tutta la penisola.

Nord Italia

In Nord Italia, infatti, il potenziale culturale ha un ruolo importante soprattutto nel Nord-Ovest, in città come Milano, Torino, Genova. Nelle regioni del Nord-Est invece le potenzialità di nuovi approcci creativi trovano meno spazio, a causa di un’organizzazione industriale incentrata su produzioni singole e specifiche.

Centro Italia

Emilia-Romagna, Toscana e Lazio si sono distinte per la partecipazione dei cittadini nelle attività culturali, grazie a progetti di mobilità urbana (Bologna) e a nuove formule per la promozione del patrimonio artistico (Firenze e Roma). Marche e Umbria, invece, hanno cercato di incentivare il valore culturale delle proprie destinazioni turistiche coinvolgendo giovani professionisti, ma con scarsi risultati.

Sud Italia

A causa della crisi economico-finanziaria degli ultimi anni e dei tagli ai fondi pubblici per la cultura, nel Sud del paese si rischia la paralisi. Fanno eccezione le città di Napoli e Bari, dove proseguono gli sforzi per lo sviluppo di programmi culturali innovative e nuove forme di imprenditoria culturale.

Priorità per gli investimenti culturali 2014-2020

Affinché l’Italia riesca a sfruttare al meglio le risorse del prossimo ciclo di fondi strutturali, secondo Sacco è necessario puntare su alcune priorità:

  • dare maggiore peso alle industrie culturali e creative all’interno strategie nazionali per la crescita del paese,
  • sviluppare strategie specifiche in base alle esigenze e alle caratteristiche di ogni regione,
  • stabilizzare le priorità e i progetti nel corso del ciclo politico,
  • incoraggiare l’imprenditoria giovanile,
  • stimolare e promuovere le innovazioni culturali in settori non-culturali,
  • coinvolgere i cittadini attraverso programmi di apprendimento permanente e misure di welfare.

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Culture and the Structural Funds in Italy

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