Convention Abi: Bankitalia, credito in picchiata nel 2012
Redditi in calo, difficoltà sul mercato dei mutui e conseguente effetto valanga sulle imprese. Il mercato del credito è in forte difficoltà, secondo quanto ha rilevato martedì mattina un’analisi del vicedirettore generale della Banca d’Italia Salvatore Rossi, nel corso del primo giorno della convention Abi a Palazzo Altieri a Roma. Una giornata dedicata al credito alle famiglie che, secondo i numeri forniti dalla banca centrale, in questa fase è il vero anello debole del mercato.
L’analisi di Rossi parte dal dato più preoccupante in assoluto. Quest’anno il reddito reale delle famiglie italiane conoscerà il quinto anno consecutivo di calo con una contrazione superiore al meno 2,5% registrato in occasione della recessione del 2009. Un dato tanto più preoccupante, se pensiamo che tra il 2008 e il 2011 il reddito reale si è già contratto del 5 per cento.
Questo porta a un rallentamento della circolazione di denaro, perché la tendenza dei cittadini è a rinviare la decisione di acquisto di abitazioni e di beni di consumo durevoli, che incidono sulla richiesta di finanziamenti alle banche. Secondo i dati forniti da Rossi, nel terzo trimestre di quest’anno la dinamica dei prestiti alle famiglie italiane (sofferenze escluse) è diventata negativa, con un calo dell’1% rispetto a un anno prima. Insomma, i risparmi sono di meno e, quindi, anche la domanda di credito cala.
Il dato dei mutui esemplifica perfettamente questa tendenza. Da gennaio 2012 allo scorso settembre sono stati erogati mutui immobiliari per poco più di 21 miliardi di euro. Secondo il vicedirettore, “riportando il dato ad anno si ottiene un ammontare di circa 30 miliardi, molto minore di quello registrato nei due anni precedenti, minore anche di quello registrato nei due anni ancora precedenti, minore anche di quello del 2009, l'altro anno recente di forte recessione, in cui comunque furono erogati mutui per oltre 40 miliardi”.
Una sola nota positiva nelle parole di Rossi. Gli indicatori di vulnerabilità delle famiglie sarebbero rimasti all'incirca invariati attorno ai livelli di fine 2010. “Il fatto che la vulnerabilità non sia aumentata negli ultimi due anni è da attribuire, oltre che alla maggiore attenzione delle banche nella selezione della clientela, al basso livello dei tassi di interesse di mercato, conseguente alle politiche espansive attuate nell’area dell'euro”, ha detto Rossi. Insomma, qualcosa per aiutare i cittadini è stato fatto. “Ne è disceso per le famiglie un contenimento del costo dei prestiti a tasso variabile, che è una componente rilevante dei prestiti in essere”.
Anche se, evidentemente, non basta. Perché, in base ai numeri della Banca d'Italia, nel 2012 il 3,6% delle famiglie, poco meno di 900mila nuclei, è gravato da un debito superiore al 30% del reddito. “Tra queste - ha proseguito Rossi - le famiglie che definiamo vulnerabili, cioè quelle del primo e del secondo quartile di reddito, erano pari all’1,4% del totale delle famiglie, le prime, e all'1%, le seconde (circa 350mila e 250mila nuclei rispettivamente)”.
E questo porta effetti anche sulle imprese. Perché, ammette Rossi, “le nuove erogazioni sono molto più contenute che negli scorsi anni”. Dopo un periodo nel quale il rallentamento era stato accettabile, adesso la frenata comincia a superare i livelli di guardia. Con il rischio di bloccare l’economia.