Aree interne: una strategia nazionale e fondi Ue per rilanciarle
Tutela del territorio, promozione della diversità naturale e culturale e uso attento delle risorse. Questi i tre cardini del percorso avviato dai ministri della Salute, della Coesione territoriale, dell'Agricoltura, del Lavoro e dell'Istruzione, Renato Balduzzi, Fabrizio Barca, Mario Catania, Elsa Fornero e Francesco Profumo, per dare nuova vitalità alle aree interne. Quella parte del paese - circa tre quinti del territorio - distante dai grandi centri di agglomerazione e di servizio, con traiettorie di sviluppo instabili, ma al tempo stesso dotata di risorse che mancano alle aree centrali.
A queste aree i ministeri, con la collaborazione del mondo accademico, del partenariato socio-economico e dei cittadini, intendono dare nuova vitalità, mettendole al centro della vita e dell’economia italiana attraverso la valorizzazione di luoghi, saperi e competenze.
Sfide individuate con chiarezza nel corso di una giornata di lavoro, il 15 dicembre a Roma, che ha spinto i ministri presenti ad avviare il confronto su una strategia nazionale volta a conseguire tre obiettivi:
- tutelare il territorio e la sicurezza degli abitanti affidandogliene la cura;
- promuovere la diversità naturale e culturale e il policentrismo aprendo all’esterno;
- rilanciare lo sviluppo e il lavoro attraverso l’uso di risorse potenziali male utilizzate.
Una strategia che dovrà prevedere, oltre a una grande attenzione alle comunità di produttori agricoli, forti innovazioni nell’offerta dei servizi pubblici. Prima di tutto scuola e salute, che rappresentano un requisito indispensabile per la vita e per il lavoro nelle aree interne, e poi nuove regole per l’uso e per la manutenzione del territorio e investimenti nella sua valorizzazione.
Sullo sfondo, l'Europa. In particolare, i fondi comunitari 2014-2020 – dal Fondo europeo di sviluppo regionale al Fondo sociale europeo, dal Fondo agricolo per lo sviluppo rurale dell'Ue al Fondo europeo per la pesca - che offrono l’opportunità di dare avvio concreto a questa strategia nazionale in ogni zona del paese.
Prima di muoversi concretamente, il Dipartimento per lo sviluppo e la coesione economica e l'Istat hanno dato il via a un percorso di confronto, analitico e strategico, sulla futura strategia nazionale. Le domande cui si tenta di dare risposta sono sostanzialmente due: qual è la tendenza e che fare?. Determinanti i contributi e le idee che verranno dalle comunità delle aree interne, dai Comuni, dal mondo dell’impresa e della cultura e dalle associazioni. Un apposito forum entro fine febbraio 2013 agirà come catalizzatore di questa riflessione.
Al termine di questo percorso, che si svilupperà anche nel corso della prossima programmazione di governo, andranno individuate:
- le politiche settoriali ordinarie, nazionali e regionali nei comparti che producono servizi essenziali per raggiungere l’obiettivo: salute, scuola, apprendistato e alternanza tra scuola e lavoro, servizi sociali, condizioni per fare impresa e per assicurare permanenza e sviluppo dell’attività agricola, energie rinnovabili, manutenzione del territorio;
- misure nazionali, di tipo fiscale, assicurativo o regolativo, complementari e forse essenziali al successo;
- le azioni pubbliche aggiuntive da finanziare con i fondi comunitari 2014-2020 secondo indirizzi da includere nell’Accordo di partenariato: queste azioni necessarie ma insufficienti senza le prime due, vanno immaginate come il fattore propulsivo del progetto aree interne;
- il disegno di governance per realizzare davvero tali politiche in un disegno unitario che veda una chiara assegnazione di responsabilità, un forte coordinamento fra Governo e Regioni, un ruolo centrale dei Comuni alleati in coalizioni che abbraccino assieme la progettazione dei fondi aggiuntivi e la produzione di servizi ordinari.