Confimi Industria – un contratto unico per la manifattura
Fisco, contratti e rapporti con l'Ue sono le priorità per rilanciare le PMI italiane secondo la Confederazione della manifattura e dell'industria privata
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A tre anni dalla nascita, Confimi industria approfitta dell'assemblea nazionale per fare il punto su primi risultati – 28mila imprese rappresentate per un fatturato totale di 71 miliardi di euro - e proposte di lavoro, come il contratto unico della manifattura. Sullo sfondo l'urgenza di rialzarsi da una crisi che ha costretto alla chiusura 650mila imprese e distrutto quasi 2,5 milioni di posti di lavoro e ora impone, spiega il presidente Paolo Agnelli, misure per “rendere le PMI nuovamente concorrenziali”.
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Invertire la tassazione
La prima proposta riguarda il fisco, un fattore che incide non poco in termini di competitività rispetto alle controparti europee e internazionali. Per il presidente di Confimi si può aumentare l'Ires, ma occorre abbassare la tassazione sull'energia e sul lavoro, costi che fanno lievitare i prezzi delle merci italiane. “Le imprese non sono contente di pagare tasse in anticipo, perchè in questo modo gravano sui costi dei prodotti, ma saranno più contente di pagare tasse se avranno realizzato utili”.
Una nuova politica industriale
Più in generale, secondo Agnelli, servono scelte strategiche di politica industriale che riflettano asset, competenze ed eccellenze del manifatturiero made in Italy. Così come la Francia sta puntando sull'alta tecnologia e la Germania sui processi, oltre che sui prodotti, spiega il numero uno di Confimi Industria, anche l'Italia dovrebbe guardare a “un'industria 4.0 capace di competere a livello internazionale”.
Il ritardo nel definire una politica industriale chiara e ambiziosa, però, non è da attribuire solo alla politica, chiarisce Agnelli, ma anche ai limiti dei corpi intermedi che avrebbero dovuto garantire la rappresentanza degli interessi di imprese e lavoratori e che invece non sono riusciti a frenare il processo di deindustrializzazione.
Un contratto unico per la manifattura
La costruzione di un nuovo modo di fare rappresentanza è la sfida che Confimi Industria lancia ad associazioni delle imprese e dei lavoratori, per fare fronte a un mondo della produzione e del lavoro in continuo cambiamento. In questi anni la proliferazione di sindacati e associazioni datoriali non ha rafforzato vitalità delle piccole e medie imprese, ma ha introdotto ulteriori complicazioni, a cominciare dalla moltiplicazione delle tipologie contrattuali. Il graduale accorpamento degli attuali contratti del manifatturiero, in direzione di un contratto unico per le piccole e medie industrie del settore sarebbe, secondo la Confederazione, un primo segnale di inversione di tendenza.
Sul tema del contratto unico della manifattura Confimi Industria ha già avviato il confronto con Cgil, Cisl e Uil, mentre al Governo va l'appello a non sacrificare le possibilità di sviluppo del Paese alla regola del 3% nel rapporto deficit/Pil, tanto più a fronte delle libertà concesse ad altri Stati membri. Mentre da noi si attestava al 2,6%, “per quale motivo la Francia ha avuto nel 2015 un rapporto deficit/Pil del 3,5%? Il Portogallo il 4,4%? La Spagna il 5,1%?”, si chiede Agnelli. Per difendere il patrimonio industriale dell'Italia, conclude, serve una visione diversa, che incoraggi gli investimenti nelle infrastrutture materiali e immateriali e nell'edilizia pubblica e privata.
Author: SandiaLabs / photo on flickr
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