Verso la Strategia italiana sulla ricerca fondamentale
Stabilizzare la spesa pubblica per ricerca e sviluppo, garantire finanziamenti sufficienti ai bandi e incentivare i dottorati. Sono alcune delle proposte elaborate dal tavolo tecnico istituito dal ministro dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa, con l’obiettivo di elaborare la strategia italiana in materia di ricerca fondamentale.
A che punto siamo con i fondi PNRR per ricerca e innovazione?
Le proposte del tavolo tecnico sono state raccolte in un documento finale - pubblicato a fine luglio - che aiuta a completare il quadro di posizionamento strategico dell'Italia a livello nazionale ed internazionale.
"Prevedendo un aumento progressivo e strutturale della spesa in ricerca con una visione di lungo termine - scrivono gli esperti che hanno composto il Tavolo, coordinati da Luigi Ambrosio, Direttore della Scuola Normale Superiore - , l’Italia potrà garantire che, al termine degli investimenti del Programma nazionale per la ricerca (PNR) 2021-2027 e del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), non ci saranno lacune di sistema e che la ricerca progredirà, generando nuove conoscenze in grado di ripagare l’investimento economico e valorizzare il capitale umano generato negli anni da tali piani di sviluppo".
Come sarà la Strategia italiana sulla ricerca fondamentale? Le proposte del tavolo tecnico
Gli esperti propongono di stabilizzare la spesa pubblica per ricerca e sviluppo (R&S) stabilendone il livello ad almeno lo 0,7% del PIL. "Si tratta di un obiettivo che consentirebbe di integrare e non disperdere gli investimenti avviati con i progetti del PNRR, evitando il rischio di un incremento soltanto temporaneo tra 2023 e 2026, e di un successivo ritorno ai pregressi, inadeguati, livelli di spesa" si legge nel documento.
"Per evitare che gli sforzi fin qui fatti dal MUR e dal PNRR siano in larga parte vanificati, si ritiene necessario istituire una Strategia italiana per la ricerca fondamentale che adotti una programmazione pluriennale e stabilizzi la spesa pubblica per ricerca e sviluppo, utilizzando i fondi del bilancio ordinario dello Stato".
In particolare, viene ipotizzato un finanziamento aggiuntivo e progressivamente crescente, nel quinquennio 2023-2027, per un totale di 10,4 miliardi, di cui 3 nel triennio 2023-2025. Considerando che, in base alle convenzioni statistiche correnti, non tutta la spesa del MUR alimenta la spesa pubblica per R&S, questo scenario porterebbe tale spesa nel 2027 a 15,7 miliardi, contro i 12,7 del 2022, stabilizzando il rapporto allo 0,7% del PIL.
Nel documento si parla inoltre di valutazione e gestione dei progetti, dei nuovi fondi istituiti nel 2021 per la scienza, del finanziamento dei progetti per la ricerca di base, delle procedure e degli investimenti per il reclutamento del personale, della necessità di rafforzare gli sforzi per un reale equilibrio di genere, del supporto amministrativo da fornire per gli adempimenti, della centralità delle infrastrutture di ricerca.
"Al fine di massimizzare l’efficacia dei finanziamenti – scrivono i componenti del tavolo – è indispensabile realizzare procedure con cadenze regolari accompagnate da valutazioni rigorose e limitando gli adempimenti burocratici". Auspicabile, inoltre, la "creazione di una struttura dedicata con personale specializzato che garantisca, oltre a una adeguata gestione dei processi e alla valutazione ex-ante dei progetti, una puntuale valutazione ex-post dei risultati ad oggi mancante".
Scendendo nel dettaglio, sul fronte della gestione dei bandi, per garantire finanziamenti sufficienti e costanti nel tempo, nel documento si ipotizza di:
- aumentare la spesa totale per i Progetti di Rilevante Interesse Nazionale (PRIN) distribuendola costantemente nel tempo. Attualmente sono stanziati 250 milioni/anno solo per i primi due anni, il che implica un tasso di successo del 12% circa. Per raggiungere una percentuale di successo del 25-30%, indispensabile per mantenere attiva la rete di ricerca nazionale, sarebbe necessaria una spesa totale di circa 2,8 miliardi nell’arco di 5 anni, di cui 500 milioni già stanziati;
- aumentare leggermente la spesa totale per il Fondo italiano per la scienza portandola a circa 1,4 miliardi di cui 1,2 già stanziati;
- aumentare leggermente la spesa per i progetti del Fondo Italiano per le Scienze Applicate portandola a circa 1,5 miliardi di cui 1,1 già stanziati;
- istituire un fondo dedicato al supporto dei Seals of Excellence, finanziamenti da assegnare a progetti ottimamente valutati in bandi internazionali (ad esempio ERC) ma non finanziati per mancanza di fondi.
Per quanto riguarda i dottorati e il personale universitario e degli enti di ricerca, gli esperti scrivono che "sarà sempre più utile promuovere ulteriori incentivi per la valorizzazione del titolo anche al di fuori del mondo accademico, come è già in parte stato fatto per i concorsi nella pubblica amministrazione e, mediante un’allocazione specifica di fondi, per i dottorati industriali. Si propone di destinare più di un terzo dell’investimento aggiuntivo all’assunzione di personale. A partire dal 2025, esaurita la spinta del PNRR, sarà necessario aumentare, anche se in forma minore, i fondi per il dottorato, progressivamente dal 2025 al 2027".
Grande importanza rivestono, poi, le infrastrutture di ricerca per le quali "si propone di riformare la politica infrastrutturale al fine di sostenere e incrementare la capacità competitiva della ricerca italiana, con una governance che consenta veloci interventi e adeguati finanziamenti. Si propone di mettere a disposizione delle infrastrutture di ricerca nel quinquennio 2023-2027 il 15% dei 17,2 miliardi, di modo che nel 2027, e negli anni successivi, si investa il doppio di quanto fatto nel 2021, l’anno nel quale fu raggiunto il picco delle risorse con 300 milioni".
Consulta le proposte del tavolo tecnico per la Strategia italiana in tema di ricerca fondamentale
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