Rinnovabili offshore: potenziale da 90 GW, ma un solo progetto attivo
Il potenziale di produzione di energia green dai primi impianti di eolico offshore in Italia potrebbe arrivare a 8,5 GW già al 2030, ovvero il 7% del fabbisogno elettrico nazionale. Lo ha affermato ieri Aero, l’associazione delle Energie Rinnovabili Offshore, in un lungo convegno alla Camera dei Deputati, durante il quale il mondo politico, istituzionale, delle aziende e anche dell’associazionismo ambientale, ha discusso sulle potenzialità di questa - ancora inesplorata in Italia - forma di energia.
Progetti energetici transfrontalieri offshore: la guida UE sugli investimenti collaborativi
L’unico impianto offshore in funzione è quello di Taranto, che ha dovuto superare una serie di resistenze, anche da parte dei cittadini. Il potenziale del comparto energetico in Italia è di circa 90 GW, considerando i progetti presentati al Mase (87) e che hanno richiesto la connessione a Terna per la STMG. Al 2030 il Fer2 incentiva 3,8GW, comunque lontani dal potenziale in essere.
Rischio contenziosi sugli impianti offshore
«Ma per raggiungere questi risultati sarà necessario che tutti facciano la loro parte. Abbiamo necessità di individuare e adeguare, anche con il supporto di risorse pubbliche, le infrastrutture portuali per supportare la realizzazione delle fondazioni galleggianti, e per favorire il posizionamento degli aerogeneratori e la loro integrazione con le fondazioni; occorre aprire un confronto con il Governo per rafforzare le dinamiche legate ai costi di connessione tra mare e terra e valutare nuove misure a supporto di tecnologie innovative e in più sarà necessario confrontarsi con il Gse sul tema delle future gare per l’assegnazione degli incentivi del Fer2», lo ha detto il Presidente dell’Associazione delle Energie Rinnovabili Offshore, Fulvio Mamone Capria, in apertura del convegno “Energia dal mare: il potenziale nazionale per lo sviluppo sostenibile delle rinnovabili offshore”, tenutosi nell’Aula dei Gruppi parlamentari alla Camera dei Deputati.
«Inoltre, siamo molto preoccupati delle recenti proposte di norme e leggi che il Governo si appresterebbe a varare che metterebbero in discussione i diritti acquisiti da decine di proponenti che hanno già investito ingenti risorse economiche per presentare i progetti al Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica. Servono chiarezza e visione, altrimenti rischiamo numerosi contenziosi legali con conseguente paralisi del settore che farà perdere al Paese competitività, posti di lavoro e non ultima la produzione di energia pulita con la relativa decarbonizzazione così fondamentale in un momento in cui il cambiamento climatico non ci dà più tregua», ha aggiunto.
All’evento, presenti molti rappresentanti delle istituzioni, che hanno assicurato un appoggio al settore, a partire dalla necessaria riforma infrastrutturale dei porti.
Il ministro del Mare, Nello Musumeci, ha annunciato l’arrivo in Cdm (il mese prossimo) di una legge quadro sulla dimensione subacquea. «La nostra ambizione - ha detto - è che l'Italia possa essere il primo paese dell'Ue a dotarsi di legge quadro sulla dimensione subacquea. Le sfide si concretizzano attorno a due domini: lo spazio e il mondo sotto-acqua, sotto-mare. Sono spazi dove l'industria da tempo sta scommettendo con impegno significativo e apprezzabile».
«Per l'Italia il mare è l'elemento chiave ed essenziale, per il nostro territorio, la nostra cultura e la nostra economia: la blue economy genera oltre 137 miliardi di fatturato, in crescita. Il Ministero è impegnato con misure agevolative come Transizione 5.0 e i mini-contratti di sviluppo con un investimento di oltre 13 miliardi di euro per tutte le filiere produttive»», ha sostenuto il ministro delle imprese e del Made in Italy Alfonso Urso.
Il riferimento è ai crediti di imposta per gli investimenti in innovazione e digitalizzazione delle imprese volti a ridurre i consumi energetici e ai finanziamenti previsti dal decreto Coesione per finanziare, con un meccanismo analogo a quello dei contratti di sviluppo per grandi progetti sopra i 20 milioni, gli investimenti produttivi di dimensione compresa tra 5 e 20 milioni di euro coerenti con le priorità della Piattaforma europea STEP dedicata alle tecnologie strategiche per la green transition (Strategic Technologies for Europe Platform).
Per approfondire: Tecnologie STEP: in arrivo 300 milioni attraverso i mini contratti di sviluppo
Saipem si candida a guidare la filiera italiana: «L’eolico offshore è un settore strategico per Saipem nel quale ha sviluppato consolidate esperienze e competenze riconosciute in tutto il mondo. Negli ultimi 10 anni Saipem ha contribuito con i propri servizi alla realizzazione di ben 8 GW di progetti di eolico offshore ed è stata coinvolta nella realizzazione per Equinor, nel Mare del Nord, del progetto Hywind, il primo parco eolico galleggiante al mondo. Queste esperienze hanno rafforzato le nostre competenze sviluppando una solida consapevolezza delle principali sfide. Oggi siamo pronti a dare il nostro contributo anche per lo sviluppo dell’eolico offshore in Italia», ha assicurato Teresa Guzzo, Head of Offshore Wind Business Development di Saipem.
Nel corso della giornata si sono tenute diverse sessioni di lavoro intervallate dai saluti del Ceo di Wind Europe, Giles Dickson, che ha dichiarato quanto l’Europa spinge i Paesi a raggiungere e superare già al 2030 i 60 GW di produzione di energia da eolico offshore e del Direttore generale di Irena, Francesco La Camera, secondo cui «rimanere entro 1,5 gradi richiede la messa in atto di una serie di azioni tra cui triplicare le rinnovabili entro il 2030. Ciò significherebbe arrivare a una capacità di generazione di rinnovabili di 11 Terawatt al 2030. Bisogna sfruttare il contributo sinergico e complementare di tutte le energie rinnovabili. L’eolico, soprattutto galleggiante, in Italia e nel Mediterraneo può contribuire al raggiungimento degli obiettivi. Aero si è fatto un interlocutore solido per spingere alla transizione energetica. Lo scenario energetico del World Energy Transition Outlook di Irena prevede un sistema energetico elettrificato ed efficiente dominato da fonti rinnovabili: la quota di rinnovabile nel mix energetico globale deve passare dal 16% del 2020 al 77% entro il 2050. L’eolico sarà fondamentale per questo obiettivo, incluso quella offshore. Se il mondo vuole realizzare lo scenario di 1,5 gradi, occorrerà una capacità installata 500 Gigawatt di eolico offshore entro il 2030 e 2465 Gigawatt entro il 2050».
Civitavecchia in prima linea sull'eolico offshore
Civitavecchia è uno dei cinque porti che ha presentato la manifestazione di interesse per lo sviluppo della filiera tecnologica legata all'eolico offshore, l'unico fuori dal Mezzogiorno. «Una possibilità che come territorio abbiamo recuperato grazie all'emendamento a mia prima firma al DL Energia e che ora dobbiamo cercare di concretizzare»m ha dichiarato Alessandro Battilocchio, deputato di Forza Italia, commentando le dichiarazioni della Dg Fonti energetiche e titoli abilitativi del Mase, Marilena Barbaro, intervenuta al convegno.
«Oggi sappiamo che si sono candidati quattro porti del Sud (Brindisi-Taranto, Augusta, Crotone e Vasto) ed uno soltanto del Centro Italia, quello di Civitavecchia, tra l'altro l'unico che si affaccia sul Tirreno, quindi strategico e baricentrico per lo sviluppo di questa tecnologia nel Mediterraneo. Ora dobbiamo lavorare per trovare le risorse necessarie ad adeguare il nostro porto per ospitare questa tecnologia. Sono davvero soddisfatto che la mia azione parlamentare su questo aspetto abbia rimesso in partita Civitavecchia e il suo territorio, attraverso questa opportunità».
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