UE, anche l'Italia fra i Paesi a favore di eurobond per la Difesa
Nel corso del Summit di Varsavia in occasione dei mille giorni dall'invasione russa dell'Ucraina, i ministri degli Esteri di Francia, Germania, Italia, Polonia, Spagna e Regno Unito hanno raggiunto un accordo a favore di obbligazioni europee per finanziare la Difesa.
Bruxelles invita le imprese ad investire per la ricostruzione dell'Ucraina
Nel comunicato finale della riunione tra i responsabili degli Esteri dei cinque maggiori Paesi europei più la Gran Bretagna, è stata sottolineata la volontà di voler "rafforzare la sicurezza e la difesa dell'Europa, utilizzando tutte le leve a disposizione, ivi compreso il potere economico e finanziario dell'Unione Europea, e rafforzando la base industriale europea". A tal fine, si legge nel documento siglato dai ministri, "discuteremo di finanziamenti innovativi ed elimineremo gli ostacoli al commercio e agli investimenti nel settore della difesa".
Parallelamente, si ritiene "imperativo rafforzare la Nato aumentando le spese per la sicurezza e la difesa, in linea con gli impegni assunti in precedenza, ribadendo al contempo che, in molti casi, sarà necessaria una spesa superiore al 2% del Pil per affrontare le crescenti minacce alla sicurezza e soddisfare i requisiti di deterrenza e difesa in tutti i settori dell'area euro-atlantica".
Tajani, via libera a eurobond e aumento spesa miliatare
Durante la conferenza stampa, il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani si è speso a favore dell'eurobond per la Difesa.
"I bond europei per la Difesa sono una scelta per noi positiva che va attuata: vedremo se potremo trasformare la nostra volontà politica in una decisone concreta, però è un passo in avanti. La difesa europea è fondamentale anche per poter contare di più all'interno della Nato, è giusto che ci sia un pilastro europeo e uno americano, non essere sempre costretti a chiedere di essere protetti, dobbiamo farlo da soli", ha detto il titolare della Farnesina.
Lo stesso ministro, inoltre, si è espresso positivamente a proposito dell'incremento della spesa militare, evidenziandone tuttavia le potenziali criticità. "Noi siamo favorevoli ad arrivare al 2% di spese nella difesa ma c'è un problema che riguarda il Patto di stabilità: abbiamo preso degli impegni con Bruxelles, abbiamo 7 anni di tempo per ridurre il rapporto deficit-pil, e le spese per la difesa devono essere scorporate se vogliamo arrivare al 2%, proposta che è stata accolta dal nuovo commissario alla Difesa Kubilius", ha spiegato Tajani.
Della stessa opinione anche il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, che ha definito gli eurobond per la difesa come "un’idea da accogliere con favore" dato che "garantirebbero in modo europeo l’indebitamento delle nazioni" per raggiungere l’obiettivo Nato del 2% del Pil da destinare alla difesa. Inoltre, Crosetto ha ribadito che ricorrere all’indebitamento comune "toglierebbe ad ogni nazione il peso di avere interessi sul debito diversi" e "renderebbe la sicurezza e la difesa un patrimonio comune".
I numeri del settore Difesa in UE
Le nuove minacce geopolitiche hanno riportato l’attenzione sulle capacità di difesa dell’UE che, negli ultimi anni ha assistito da un lato al ritorno della guerra nelle sue immediate vicinanze e dall'altro all’emergere di nuovi tipi di minacce ibride con focus sulle infrastrutture critiche.
In base alla relazione annuale dell'AeroSpace and Defence Industries Association of Europe (ASD), l’associazione delle industrie europee della difesa, sono stati fatti importanti passi in avanti in questo settore a livello europeo. Nel 2023 l’industria europea della difesa rappresentata nello studio ASD - oltre 4mile imprese in 21 Stati - ha generato un fatturato di 158,8 miliardi di euro, con un aumento del 16,9 per cento rispetto all’anno precedente. Una crescita evidente in ognuno dei tre settori chiave: aeronautica militare (+15,8 per cento), navale (+17,7 per cento) e terrestre (+17,7 per cento).
Nonostante i risultati positivi dimostrati dai numeri, il documento evidenzia una criticità fondamentale, ossia che "parti significative degli investimenti europei negli appalti per la difesa continuano a fluire verso fornitori non europei, sollevando preoccupazioni sulla sicurezza delle catene di fornitura durante i periodi di elevata domanda o crisi". Per questo motivo, l'associazione invita i governi degli Stati membri dell'UE a "garantire che i budget per gli appalti della difesa europea siano investiti prevalentemente nella base industriale della difesa europea".
Competitività e Difesa, le criticita in Europa
Negli ultimi mesi l'ecosistema Difesa risulta particolarmente rilevante nell'agenda delle istituzioni europee. Lo scorso 30 ottobre l'ex presidente finlandese Sauli Niinistö ha presentato il rapporto sulla preparazione e la prontezza della difesa europea nel quale, coerentemente con quanto già emerso dai rapporti sul mercato unico e sulla competitività redatti da Mario Draghi e Enrico Letta, appare evidente la necessità di uno sforzo comune per affrontare le crescenti minacce alla sicurezza esterna dell'Europa.
In base al rapporto Niinistö servirebbero un servizio di intelligence europea e un nuovo strumento di spesa comune, in modo che "almeno il 20 per cento del bilancio complessivo dell’UE contribuisca alla sicurezza e alla preparazione alle crisi". Aumentare i finanziamenti, mettere in comune la domanda e incentivare gli appalti congiunti a livello dell’UE sarebbe "essenziale per superare la frammentazione endemica e decenni di sottoinvestimenti", si legge nel documento.
I concetti espressi nei rapporti Letta, Draghi e Niinistö sono stati ripresi anche nella Dichiarazione di Budapest rilasciata dai 27 leader UE lo scorso 8 novembre. In questo contesto, gli Stati membri dell'Unione si impegnano ad aumentare la prontezza e capacità di difesa, in particolare rafforzando di conseguenza la base tecnologica e industriale europea della difesa, chiedendo all'Alto Rappresentante e alla Commissione di presentare senza indugio opzioni sviluppate per il finanziamento pubblico e privato.
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