Internazionalizzazione: Italia guarda a Est
La rotta punta dritta a Oriente, a Australia e Cina. Da un lato il ministro delle Infrastrutture Mario Ciaccia, che ha incontrato l'omologo australiano per creare nuove sinergie e cercare di dare vita a joint venture fra le imprese dei due paesi per partecipare a importanti gare per la realizzazione di grandi progetti infrastrutturali australiani. Dall'altro, il ministero degli Esteri ha firmato un contratto di partecipazione della Cina all’Expo 2015.
Australia
L'incontro fra i due ministri delle Infrastrutture non è casuale. Soprattutto, non è un caso che Ciaccia abbia deciso di incontrare il suo omologo proprio in vista della messa a punto di un ampio programma di sviluppo australiano dell’alta velocità, in particolare con la nuova rete ferroviaria sulla linea Brisbane-Newcastle-Sydney-Canberra-Melbourne.
Obiettivo: creare nuove sinergie fra i due paesi. E in questa direzione si muove anche l'imminente missione in Australia – dal 26 al 30 novembre - promossa da Confindustria e Ance, e che vedrà la partecipazione di circa 30 aziende italiane del settore infrastrutturale.
Nel corso dell'incontro, Ciaccia e il ministro australiano delle Infrastrutture e trasporti Antony Norman Albanese hanno infine valutato la possibilità di ampliare la quota di code sharing sui voli delle compagnie italiane e australiane, e hanno assicurato seguiti concreti e operativi al negoziato, già in corso, in materia della conversione delle patenti di guida. In entrambi i casi, i negoziati dovrebbero procedere speditamente.
Cina
Se nel caso australiano sono gli italiani a muoversi, con la Cina accade il contrario. In questo caso, la Farnesina punta ad attirare investitori cinesi all'Expo 2015 attraverso un accordo che conferisce a Pechino un lotto espositivo di 4500 metri quadrati in posizione strategica e "servirà a rafforzare la cooperazione economica e industriale tra l’Italia e la grande potenza economica del XXI secolo”, ha sottolineato il sottosegretario agli Esteri Marta Dassù.
Com'è stato a Shanghai nel 2010, anche a Milano il tema di fondo dell'Expo sarà il miglioramento delle condizioni di vita, in particolare la lotta alla fame. Italia e Cina, ha rilevato la Dassù, "fanno leva su una industria agroalimentare importante ed hanno uno specifico interesse a individuare forme sostenibili di sfruttamento del territorio".
La firma del contratto "dimostra che nostro Expo è attrattivo anche per le grandi potenze economiche", ha rilevato il commissario generale Roberto Formigoni, e "può costituire in un momento di difficile congiuntura una opportunità irripetibile di sviluppo ed una vetrina unica per le nostre eccellenze".
In particolare, l'accordo si basa su 3 cardini: la posizione strategica del padiglione, al centro della fiera, i numerosi contatti con le imprese cinesi, che vedono nell’Expo milanese un trampolino di lancio per i mercati italiano ed europeo, e la massiccia presenza di visitatori.
La presenza cinese a Milano contribuirà a rafforzare le relazioni bilaterali con l’Italia, ha affermato l’ambasciatore a Roma Ding Wei, spiegando che l’obiettivo è di raddoppiare nel 2016 l’interscambio arrivando a cento miliardi di dollari. Nel 2015, inoltre, "la crisi europea sarà superata, quindi sarà il momento migliore per conoscere l’Italia", che vanta "un'economia reale molto solida e può contare sulla creatività e l’innovazione del made in Italy". Ed il milione di visitatori cinesi all'Expo, ha aggiunto, "è sicuro".
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