Rete Imprese Italia – proposte per rilancio PMI italiane
Accesso al credito e incentivi finanziari e fiscali per sostenere le aziende nei primi anni di attività sono le priorità indicate Rete Imprese Italia
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Priorità all'accesso al credito
Le proposte, presentate il 10 maggio a Roma in occasione dell’assemblea annuale di Rete Imprese Italia, sono sei:
- attuazione completa e reale dello Statuto delle imprese;
- riduzione della pressione fiscale;
- definizione, insieme ai Confidi, di strumenti per l'accesso al credito;
- riduzione del carico regolatorio;
- lancio di un piano d'azione per le PMI e gli imprenditori,
- istituzione di un sostegno per le nuove imprese che le accompagni verso il consolidamento, aumentandone il tasso di sopravvivenza, attraverso un piano di riduzione delle imposte per i primi anni di vita.
Per quanto riguarda il piano d'azione per le PMI e gli imprenditori, ha spiegato Massimo Vivoli, presidente di Rete Imprese Italia, serve un intervento "alla stregua di quanto fatto con il Jobs Act per il lavoro dipendente, che li sostenga nella transizione alla digitalizzazione e nell'implementazione dei processi di internazionalizzazione".
Bene l'export, in ritardo sull'innovazione
In occasione dell’assemblea è stato presentato anche il rapporto di Rete Imprese Italia ‘Globali e digitali. MPMI oltre la crisi’.
Sebbene le PMI costituiscano l’asse portante dell’economia italiana, non sempre hanno saputo attrarre l’attenzione dei policy maker. Di conseguenza, secondo il repot, tra i fattori che hanno storicamente frenato l’attività delle PMI rientrano anche i limiti delle politiche, poco favorevoli alla crescita delle aziende di piccole dimensioni.
Attualmente le MPMI italiane stanno affrontando sfide importanti legate al cambiamento strutturale imposto dai mutamenti tecnologici e della globalizzazione. Nonostante la crisi degli ultimi anni crisi, le micro imprese sono anche riuscite a incrementare l’occupazione: 375mila posti di lavoro in più fra il 2011 e il 2015. Questa crescita è dovuta al ruolo delle piccolissime imprese nell’assorbire l’occupazione espulsa altrove, rappresentando uno sbocco occupazionale alternativo al lavoro dipendente.
Inoltre, la quota dei laureati nelle PMI italiane è decisamente aumentata, con 530mila occupati in più nel 2015 rispetto al 2007.
Sul fronte dell’innovazione, soprattutto delle nuove tecnologie legate all’ICT, le PMI italiane sono in ritardo rispetto ai partner europei, ma le tendenze in corso mostrano una graduale riduzione dei divari.
Per quanto riguarda l’espansione sui mercati esteri, l’Italia è il Paese con la maggiore percentuale di export diretto realizzato da PMI, con ben 180mila imprese con meno di 50 dipendenti esportatrici, più di quelle tedesche (158mila) e francesi (105mila) nella stessa fascia dimensionale.
Tuttavia, per un’effettiva ripresa dell’economia italiana sono necessarie misure che limitino la probabilità di chiusura delle imprese, soprattutto nei primi anni di attività, attraverso iniziative di credito agevolato o incentivi di natura fiscale; a questi interventi si devono aggiungere iniziative volte a limitare i ritardi di pagamento.
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