Startup - investimenti in crescita, il 20% realizzato da donne

 

Business AngelsInvestimenti angel in crescita del 10% nel 2017, per un totale di 26,6 milioni di euro. Uno su cinque realizzato da investitrici. I numeri della survey realizzata dall’Associazione IBAN - Italian Business Angels Network.

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Investimenti angel in crescita del 10% nel 2017 per un totale di 26,6 milioni di euro suddivisi in 117 operazioni, rispetto ai 24,4 milioni del 2016.

Determinante l’apporto di capitale di rischio della componente femminile: le donne business angel rappresentano il 20% sul totale del campione. ICT (App web, Mobile, Software), sanità e apparecchiature medicali i settori privilegiati.

A dirlo, la Survey IBAN 2017, la consueta analisi sul mercato italiano dell’angel investing condotta dall’Associazione IBAN – Italian Business Angel Network con il professor Vincenzo Capizzi dell’SDA Bocconi.

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I dati

Su un campione di 229 Business Angel sono stati censiti 117 investimenti, per un ammontare medio di 227mila euro: si abbassa il taglio medio (479mila euro nel 2916) ma più che raddoppiano le operazioni.

Il 72% dei finanziamenti è stato finalizzato all’acquisto di equity mentre il 17% al finanziamento soci.

Se il 34% dei Business Angels ha effettuato investimenti individualmente, secondo un trend sempre più diffuso, la restante parte (66%) preferisce logiche di co-investimento attraverso, soprattutto, Club di investitori o Gruppi di BA, per aumentare l’apporto finanziario e ridurre il rischio.

Il crowdfunding è stato utilizzato dagli angel per finanziare ben il 22% delle imprese totali nel 2017, ma con un investimento medio pari al 3% del totale (13.450 euro).

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Profilo del Business Angel

Il profilo e le caratteristiche del Business Angel tipico non sono cambiate negli ultimi anni: tra i 30 e i 50 anni, uomo, vive nel Nord Italia ed è affiliato ad IBAN, ad uno dei suoi BAN territoriali, oppure a un Investor Club.

Generalmente ha un passato come manager, è laureato, e circa il 64% dei Business Angel attualmente si identifica come dirigente o imprenditore. Ha un patrimonio mobiliare inferiore ai 2 milioni di euro e investe meno del 20% del proprio patrimonio in operazioni di angel investment.

La novità molto positiva di quest’anno risiede proprio nel fatto che è emerso che nel 2017 un’operazione su cinque (20%) è stata realizzata da un Business Angel donna.

Mediamente il patrimonio afferente alle startup è composto in partenza da massimo due aziende investite.

Come sceglie l’investimento

I fattori principali considerati al momento della valutazione del progetto imprenditoriale sono la potenziale crescita del mercato (27%), il management team (24%) e l’aspetto sociale dell’azienda (19%).

Caratteristiche degli investimenti

Il mercato italiano dell’Informal Venture Capital ha fatto registrare operazioni per un totale di 26.614.164 euro. La maggioranza degli investimenti ha finanziato imprese con sede nel Nord Italia, in uno stadio di sviluppo già abbastanza avanzato, ovvero fase di startup nel 82% dei casi.

Nel 16% dei casi, invece, le imprese finanziate sono nello stadio “seed”; e solo per il 2% nello stadio “expansion”.

Oltre all’investimento in equity il Business Angel di riferimento (il “champion”) apporta soprattutto competenze strategiche e contatti per lo sviluppo dell’attività sociale: il suo stato di coinvolgimento nelle imprese finanziate nel 77% dei casi è medio o alto.

Il crowdfunding è stato utilizzato dagli Angels per finanziare ben il 22% delle imprese totali nel 2017, ciò denota l’attrattiva del mezzo come canale di ricerca delle possibilità di investimento e, inoltre, come tecnica di sindacazione. Nonostante ciò, la quantità di investimento totale da parte dei Business Angels è limitata, pari al 3% dell’ammontare totale, con un investimento medio per angel di 13.450 euro.

Settori di investimento e disinvestimenti

Il settore che ha beneficiato maggiormente dei finanziamenti dei Business Angels italiani è stato l’ICT (App web, Mobile, Software), seguito dalla eCommerce. Seguono Servizi e gli altri settori.

Nota dolente da sempre, solo il 2% del campione ha dichiarato di aver effettuato almeno un disinvestimento nel 2017. In media, si verificano 5 anni dopo l’investimento.

Ragionare in ottica paneuropea

“L’angel investing viaggia ormai stabilmente sopra i 25 milioni, contribuendo ad avviare un numero consistente di startup”, ha dichiarato Paolo Anselmo, Presidente di IBAN.

“Oggi il 14% delle imprese finanziate è localizzato all’estero: dobbiamo ragionare sempre più con una prospettiva europeo di investimenti crossborder che facciano circolare gli investimenti italiani ma anche e soprattutto che attirino quelli esteri da Paesi più evoluti da un punto di vista di cultura del rischio. Per questo siamo convinti che sia fondamentale un’iniziativa di sistema come ESIL (Early Stage Investing Launchpad), che mira a favorire e incrementare il mercato degli investimenti angel, stimolando le opportunità di investimento transfrontaliere, trovando nuovi accordi, collegando i network più rilevanti per creare un programma di formazione su misura per gli ecosistemi locali”.

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