Fintech - banche e grandi fondi ci credono
Se da un lato aumenta il numero delle banche operanti in Italia che collaborano con le Fintech, a livello globale i fondi di venture capital investono in misura crescente nelle startup tecnologiche della finanza.
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Le banche ci credono, gli investitori anche. I dati diffusi da ABI e CB Insights dimostrano l’avanzata del Fintech sia sotto il profilo delle partnership che degli investimenti.
6 banche su 10 lavorano per una partnership con Fintech
“Fintech e diritto devono procedere insieme, occorre cogliere positività e potenzialità dall’innovazione”, ha dichiarato il presidente dell’ABI, Antonio Patuelli, in occasione dell’assemblea annuale.
Il 63,3% delle banche operanti in Italia del campione ABI Lab, il laboratorio tecnologico dell’ABI, lavora in una logica di partnership strategica con aziende Fintech per la realizzazione di nuovi servizi.
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È quanto emerge dalla rilevazione ABI Lab sulle priorità tecnologiche delle banche italiane. Seguono le iniziative legate a ricerca e sviluppo (33,3%) e quelle di Open Innovation (26,7%). Sviluppo di joint venture e investimenti sul capitale delle aziende Fintech vedono l’interesse del 23,3% del campione, mentre l’acquisizione di aziende Fintech è di interesse per il 10% delle banche
La logica di queste scelte strategiche è certamente anche legata a delineare una risposta rispetto ai grandi player del web nella certezza che l’innovazione per la banca non solo passa da centri di competenza interni ma anche dall’interazione con soggetti esterni quali Fintech, nuclei di ricerca, clienti e fornitori.
La promozione dell’innovazione tecnologica, d’altra parte, è uno dei principali obiettivi a livello europeo. Un nuovo piano di investimenti sull’innovazione digitale è in corso di definizione dopo Horizon 2020. Gli impianti normativi del settore bancario, in tema di privacy e di diritti del cittadino nell’utilizzo delle tecnologie e dei servizi digitali sono fortemente indirizzati e definiti a livello europeo, si legge in una nota di ABI.
È quindi opportuno sviluppare specifiche azioni in ambito italiano che promuovano l’innovazione in modo sinergico a quanto viene definito in Europa. Gli obiettivi sono individuare soluzioni idonee a consentire sperimentazioni in questo settore, garantendo e rafforzando la sicurezza di tutta la filiera e, in particolare, le tutele a favore della clientela finale.
Il venture capital punta sulle startup Fintech
Ad oggi, sono oltre 29 le startup del settore diventate unicorni, valutati in totale 84,4 miliardi di dollari: i nomi più noti sono quelli di Coinbase e TransferWise, le cui valutazioni sfiorano gli 1,6 miliardi di dollari, ma c’è anche Robinhood, la piattaforma di trading a commissioni zero del valore di 5,6 miliardi di dollari nell’ultimo round di finanziamenti.
CB Insights - società statunitense specializzata nella raccolta, analisi e diffusione di dati relativi al mondo del Venture Capital e punto di riferimento del settore a livello internazionale - ha stilato la sua classifica dei venture capital con il maggior numero di startup Fintech da un miliardo di dollari in portafoglio.
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In cima figura Ribbit Capital: il 24% delle startup in cui ha investito ha raggiunto lo status di unicorno e fra queste spiccano l’indiana PolicyBazaar e la banca digitale inglese Revolut. Seguono Andreessen Horowitz, SV Angel, DST Global, Institutional Venture Partners e Qed Investors, che detengono partecipazioni in cinque unicorni; infine, quattro investitori - Kleiner Perkins Caufield & Byers, Google Ventures, Thrive Capital e General Catalyst - hanno immesso capitali in tre startup miliardarie del Fintech.
Satispay: una startup da 100 milioni
Di recente, l’italiana Satispay ha chiuso un nuovo round di investimento guidato dal fondo britannico Copper Street Capital. La valutazione della startup sale così a 100 milioni.
Visti i numeri da capogiro del mercato globale delle Fintech, non è un caso che Satispay abbia deciso di puntare all’estero: “Vogliamo sbarcare all’estero il prossimo anno. Anche se il nostro principale obiettivo rimane quello di chiudere, sempre nel 2019, un ‘round C’ dell’ordine di 50 milioni di euro”, afferma Alberto Dalmasso, CEO e fondatore della società.
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