Difesa commerciale: il punto sulle misure UE contro la concorrenza sleale
La relazione sulla difesa commerciale UE pubblicata nelle scorse ore da Bruxelles mostra un quadro di protezione efficace contro il commercio sleale dei Paesi terzi, anche grazie a due importanti riforme implementate nel 2018.
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Secondo la relazione, le misure di difesa commerciale in vigore nell’Unione europea contribuiscono a proteggere dalla concorrenza estera sleale 320mila posti di lavoro diretti in Europa. Dal 2014, fa sapere la Commissione, l’UE ha applicato 95 misure difensive per garantire che le imprese e i lavoratori europei possano competere su un piano di parità con la concorrenza dei Paesi extra UE. Delle 135 misure complessivamente in vigore oggi, continua l’Esecutivo, due terzi riguardano importazioni dalla Cina.
Ma vediamo nel dettaglio i dati più rilevanti emersi dalla relazione:
Riforma della normativa
Nel 2018 l'UE ha portato a conclusione un percorso di riforma della legislazione antidumping e antisovvenzioni, per avere strumenti più efficaci contro le pratiche commerciali sleali che danneggiano i produttori UE. La prima riforma, in vigore dal 20 dicembre 2017, riguarda una nuova metodologia antidumping per i Paesi in cui si verificano gravi distorsioni di mercato, basata su un metodo neutrale rispetto al Paese (Country-neutral) e applicabile a tutti i membri dell’OMC, Cina inclusa.
La seconda riforma, in vigore dall’8 giugno 2018, ha permesso un ammodernamento della normativa sugli strumenti di difesa commerciale (Trade Defence Instruments - TDI) dell’UE.
Le modifiche alla normativa, spiega Bruxelles, hanno reso le inchieste più veloci e più trasparenti, con un maggiore accento sul sostegno alle imprese di piccole dimensioni. Le nuove norme, che si applicano alle nuove inchieste dal 2018, prevedono inoltre la possibilità di istituire aliquote più elevate per i dazi nei casi in cui vi siano 'distorsioni del mercato particolarmente gravi'.
Azioni a tutela dei produttori siderurgici
In seguito all'introduzione dei dazi sull'acciaio e sull'alluminio da parte degli Stati Uniti, l'Unione, spiega Bruxelles, si è impegnata per contrastare i conseguenti effetti negativi di tali misure sul settore siderurgico europeo.
In tal senso, al fine di evitare una diversione dei flussi commerciali mondiali verso l'Unione - che minacciava di danneggiare i produttori di acciaio europei - è in vigore dal 2 febbraio scorso il Regolamento UE che istituisce misure di salvaguardia definitive nei confronti delle importazioni di 26 prodotti dell’acciaio.
Attività di difesa commerciale
Nel 2018, spiega Bruxelles, l'UE ha avviato 10 nuove inchieste, 4 delle quali relative a prodotti di acciaio importati, e ha adottato 14 decisioni in merito a nuove misure.
L'Unione ha inoltre avviato 17 inchieste di riesame delle misure esistenti, decidendo poi di mantenerne 7. Infine, sono state avviate 3 inchieste di salvaguardia, una nel settore siderurgico e 2 per misure di salvaguardia bilaterali sul riso da Cambogia e Myanmar.
Difesa di esportatori UE oggetto di inchieste estere
La Commissione è intervenuta in circa 70 inchieste di difesa commerciale estere riguardanti esportatori dell'UE oggetto di strumenti di difesa commerciale ingiustificati o abusivi.
In molti casi, si legge, l'intervento di Bruxelles ha portato alla soppressione dei dazi o ne ha evitato l'istituzione. Il numero di misure di difesa commerciale nei confronti di esportatori UE è attualmente pari a 174, in aumento di 12 unità rispetto a 162 nel 2017, con una tendenza al rialzo che, conclude la nota dell'Esecutivo, dovrebbe continuare nei prossimi anni.
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