Finanza sostenibile - la chiave per proteggere la biodiversita’
Di fronte ad un modello economico incompatibile con la salvaguardia del pianeta, l’OCSE dà chiare indicazioni al mondo della finanza: occorre eliminare i sussidi dannosi per la biodiversità ed incorporare le valutazioni ambientali nelle scelte d’investimento.
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Nel documento “Biodiversity: Finance and the Economic and Business Case for Action”, messo a punto per il G7 Ambiente che si è tenuto il 5 e 6 maggio a Metz, in Francia, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) parla chiaro: la perdita di biodiversità è un rischio reale ed avrà effetti devastanti per l’uomo e la natura.
Per contrastarla servono azioni concrete da parte delle autorità nazionali e regionali, così come da parte del settore privato e della società civile. E quanto al settore finanziario, le opportunità di aumentare il finanziamento alla biodiversità ci sono e vanno sfruttate.
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La finanza può salvare la biodiversità?
Rimangono notevoli lacune nel monitoraggio dei finanziamenti: non esistono ad esempio dati consolidati sul finanziamento della biodiversità da parte delle banche multilaterali di sviluppo, e sussistono importanti gap nei dati relativi ai flussi finanziari privati.
Il report suggerisce di aumentare le risorse finanziarie pubbliche e private per la conservazione, l'uso sostenibile e il ripristino della biodiversità, attraverso il sostegno delle istituzioni finanziarie e di sviluppo e di strumenti finanziari ad hoc; in particolare, occorre sfruttare meglio la capacità degli strumenti economici di indirizzare i flussi finanziari verso la biodiversità.
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Nel suo discorso al G7, il segretario generale dell’OCSE Angel Gurría ha spiegato come andrebbe riequilibrata la finanza mondiale per uscire da questa situazione.
L’indicazione che viene dal numero uno dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico è duplice: da un lato, occorre potenziare le politiche fiscali di tipo ambientale, che al momento coprono una percentuale irrisoria del prodotto interno lordo globale; dall’altro, occorre eliminare i sussidi dannosi per la biodiversità, soprattutto quelli indirizzati alla produzione e al consumo dei combustibili fossili e alle attività agricole pericolose per gli ecosistemi.
Sussidi che secondo l’OCSE ammontano ad almeno 500 miliardi di dollari l’anno, dieci volte più del denaro speso per la conservazione della biodiversità.
Un altro punto fondamentale è incorporare le valutazioni sulla biodiversità nelle scelte d’investimento, prestando quindi molta più attenzione i rischi climatici/ambientali collegati agli investimenti nei vari settori.
> Biodiversity: Finance and the Economic and Business Case for Action
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