Agenda digitale - DESI 2019, l'Italia sale di una posizione
L'Italia si classifica al 24esimo posto in Europa per livello di digitalizzazione, salendo di una posizione rispetto all'anno scorso. E' quanto emerge dall'edizione 2019 del Digital Economy and Society Index (DESI) lo strumento con cui la Commissione UE monitora la competitività digitale degli Stati membri.
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I paesi che hanno fissato obiettivi ambiziosi in linea con la strategia per il mercato unico digitale dell'UE e li hanno sostenuti con investimenti adeguati, osserva il rapporto, hanno conseguito risultati migliori in un periodo di tempo relativamente breve.
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Digital Economy and Society Index 2019
I capitoli tematici del DESI 2019 presentano un'analisi a livello europeo della connettività a banda larga, delle competenze digitali, dell'utilizzo di Internet, della digitalizzazione delle imprese, dei servizi pubblici digitali, del settore TIC e delle relative spese in R&S, nonché del ricorso ai finanziamenti di Horizon 2020 da parte degli Stati membri.
Al fine di migliorare la metodologia e prendere in considerazione gli ultimi sviluppi tecnologici, il report prende anche in considerazione nuovi elementi:
- preparazione al 5G,
- competenze digitali superiori a quelle di base,
- competenze di base in materia di software,
- specialisti TIC di sesso femminile,
- laureati nel settore TIC,
- individui che non hanno mai usato Internet,
- social network professionali,
- frequentazione di corsi online,
- consultazioni e votazioni online,
- vendita online da parte di individui,
- big data,
- scambio di dati medici,
- ricette digitali.
I dati del DESI degli ultimi 5 anni mostrano che investimenti mirati e solide politiche digitali possono avere un impatto significativo sui risultati dei singoli paesi. È il caso, ad esempio, della Spagna relativamente alla diffusione della banda larga ultraveloce, di Cipro per la connettività a banda larga, dell'Irlanda per la digitalizzazione delle imprese e della Lettonia e della Lituania per quanto riguarda i servizi pubblici digitali.
Benché migliorata, la connettività resta insufficiente per far fronte a esigenze in rapida crescita. La domanda di banda larga veloce e ultraveloce è in aumento secondo gli indicatori del DESI e si prevede che crescerà ulteriormente in futuro grazie al fatto che i servizi Internet e le esigenze delle imprese diventeranno sempre più sofisticati. In media dell'UE il 60% delle famiglie ha accesso alla connettività ultraveloce di almeno 100 megabit per secondo (Mbps) e il numero di abbonamenti alla banda larga è in aumento. Il 20% delle famiglie utilizza la banda larga ultraveloce, un numero quattro volte superiore rispetto al 2014.
L'UE ha approvato la riforma delle norme in materia di telecomunicazioni per soddisfare il crescente fabbisogno di connettività dei cittadini europei e stimolare gli investimenti. La Svezia e il Portogallo registrano la maggiore diffusione della banda larga ultraveloce, mentre Finlandia e Italia sono i paesi più avanzati nell'assegnazione dello spettro 5G.
Benché la maggior parte dei posti di lavoro richieda almeno competenze digitali di base, più di un terzo della forza lavoro attiva in Europa non le possiede e solo il 31% della forza lavoro possiede skill avanzate nell'uso di Internet.
Allo stesso tempo, in tutta l'economia è in crescita la domanda di competenze digitali avanzate, con l'aumento di 2 milioni di unità del numero di specialisti delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC) occupati negli ultimi 5 anni nell'Unione. Finlandia, Svezia, Lussemburgo ed Estonia sono all'avanguardia per quanto riguarda questo aspetto.
L'83% degli europei naviga su Internet almeno una volta alla settimana (erano il 75% nel 2014). Per contro, solo l'11% della popolazione dell'UE non ha mai usato Internet (rispetto al 18% del 2014).
Ad aumentare in misura maggiore sono stati i servizi di videochiamate e video su richiesta, disponibili su vari programmi informatici e applicazioni per smartphone. Allo scopo di accrescere la fiducia nel contesto telematico, il 25 maggio 2018 sono entrate in vigore le norme dell'UE sulla protezione dei dati.
Le imprese sono sempre più digitali, ma il commercio elettronico progredisce lentamente. Nel complesso, i paesi dell'UE che registrano i maggiori successi in questo settore sono Irlanda, Paesi Bassi, Belgio e Danimarca, mentre Ungheria, Romania, Bulgaria e Polonia devono riuscire a recuperare il ritardo accumulato.
Un numero crescente di imprese fa ricorso a servizi cloud (il 18% rispetto all'11% del 2014) o ai social media (il 21% contro il 15% del 2013) per dialogare con i clienti e altri partner. Si registra tuttavia una stagnazione negli ultimi anni del numero di PMI che vendono beni e servizi online (17%).
Nel settore dei servizi pubblici digitali, in cui esiste una regolamentazione dell'UE, si registra una tendenza alla convergenza tra gli Stati membri nel periodo 2014-2019. Il 64% degli internauti che trasmettono moduli alla pubblica amministrazione utilizza ora i canali online (erano il 57% nel 2014), dimostrando così la comodità del ricorso alle procedure telematiche rispetto a quelle burocratiche tradizionali.
Per quanto riguarda l'utilizzo dei servizi pubblici digitali, tra cui la sanità elettronica e l'e-government, i paesi che hanno registrato i punteggi più elevati dell'indice sono la Finlandia e l'Estonia.
Focus sull'Italia
L'Italia si colloca al 24esimo posto fra i 28 Stati membri dell'UE nell'Indice di digitalizzazione dell'economia e della società della Commissione europea per il 2019.
I servizi pubblici online e open data sono prontamente disponibili e la diffusione dei servizi medici digitali è ben consolidata. La copertura a banda larga veloce e la diffusione del suo utilizzo sono in crescita (pur se quest'ultima rimane sotto la media), mentre sono ancora molto lenti i progressi nella connettività superveloce. L'Italia è a buon punto per quanto riguarda l'assegnazione dello spettro 5G.
Tuttavia tre persone su dieci non utilizzano ancora Internet abitualmente e più della metà della popolazione non possiede competenze digitali di base. Tale carenza nelle competenze digitali si riflette anche in un minore utilizzo dei servizi online, dove si registrano ben pochi progressi. La scarsa domanda influenza l'offerta e questo comporta una bassa attività di vendita online da parte delle PMI italiane rispetto a quelle europee.
Le imprese italiane presentano tuttavia un punteggio migliore per quanto riguarda l'utilizzo di software per lo scambio di informazioni elettroniche e social media.
Women in Digital Scoreboard
Il Women in Digital Scoreboard, pubblicato in concomitanza con il DESI 2019, evidenzia che i paesi dell'UE con un elevato livello di competitività digitale sono quelli che registrano anche la maggiore partecipazione delle donne all'economia digitale.
La Finlandia, la Svezia, il Lussemburgo e la Danimarca ottengono i migliori risultati per quanto riguarda la partecipazione femminile all'economia digitale. Il divario di genere persiste tuttavia a livello dell'Unione nei settori dell'utilizzo di Internet, delle competenze digitali e dei posti di lavoro e delle competenze specialistiche in materia di TIC.
È in quest'ultimo settore che si registrano in particolare le maggiori disuguaglianze: le donne sono solo il 17% degli specialisti delle TIC e continuano a guadagnare il 19% in meno rispetto agli uomini. Inoltre, le donne sono solo il 34% dei laureati in discipline scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche (STEM).
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