Agricoltura: Italia in vantaggio su obiettivi Green Deal europeo
L'agricoltura italiana è in vantaggio sul Green Deal europeo. In anticipo sugli obiettivi fissati da Bruxelles, il Belpaese parte in pole position rispetto ad altri partner UE sul fronte della rivoluzione sostenibile.
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L’Italia è il Paese con i cibi più sani e sicuri dell'Europa, il più attento agli sprechi e alle emissioni di gas serra, senza contare che negli ultimi 10 anni ha ridotto l’utilizzo della chimica nei propri campi con punte del 50% per favorire un'agricoltura biologica, la prima in Europa per seminativi e colture permanenti.
Questo è quanto emerge dal report dell'Osservatorio Fieragricola-Nomisma, esposto in occasione della presentazione della 114esima edizione della fiera internazionale Fieragricola, a Verona dal 29 gennaio al 1° febbraio.
"Il trust verde della nuova agricoltura rappresenta uno degli assi portanti in grado di contribuire in modo decisivo alla transizione verso le emissioni zero della rivoluzione economica che ci apprestiamo ad affrontare", ha commentato il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani.
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Economia circolare e alimenti sani
Se per il quadro completo degli asset strategici si dovrà attendere la prossima primavera, è già possibile intravedere le linee direttrici del Green Deal europeo. Grazie alla comunicazione dello scorso dicembre, infatti, risulta evidente la logica per cui l’agricoltura europea dovrà puntare a costruire un'economia circolare basata su un sistema alimentare sano, equo e rispettoso dell'ambiente.
In quest'ottica, il vantaggio italiano riscontrato dallo studio dell'Osservatorio verte principalmente su paradigmi cardine come la salubrità e la sicurezza degli alimenti. Quelli nostrani presentano le percentuali più alte di prodotti che, secondo i controlli dell'autorità per la sicurezza alimentare (Efsa), sono assolutamente privi di residui, meglio di quanto possano vantare Francia, Spagna e Germania.
Buone notizie anche sul fronte degli sprechi, con i rifiuti alimentari pro-capite (126 kg annui) del 16% inferiori alla media europea e in forte calo nell'ultimo decennio.
Inoltre, lo Stivale detiene il record UE di superficie e incidenza bio per seminativi e colture permanenti con 1,5 milioni di ettari, davanti a Francia, Spagna e Germania, mentre calano anche le emissioni di gas serra (-12,3% negli ultimi vent'anni secondo Eurostat), che incidono per il 7% sul totale delle emissioni contro il 10% della media europea. Senza dimenticare che, secondo l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), nell’ultimo decennio si è dimezzato l'uso di insetticidi (da 1,2 kg di principi attivi ad ettaro a 0,6 kg), e si è ridotto quello di fungicidi, erbicidi, e anche di azoto, anidride fosforica e ossido di potassio.
Non mancano, tuttavia, delle criticità da risolvere. Fra queste secondo l'indagine Fieragricola-Nomisma la più gravosa riguarda la gestione del fattore acqua, con il Belpaese fanalino di coda nel rapporto prelievi/risorse idriche, dove l'agricoltura incide per la metà del proprio utilizzo complessivo. Pesano anche i fenomeni di consumo del suolo, cresciuti del 50% solo negli ultimi 30 anni.
"Emergono gli enormi sforzi fatti negli anni dagli agricoltori italiani per rendere la propria attività più rispettosa dell'ambiente, soprattutto a fronte delle calamità prodotte dai cambiamenti climatici. Una sostenibilità ambientale che però non va scollegata da quella economica. Ma da questo lato, purtroppo, negli ultimi cinque anni i redditi delle imprese agricole italiane non si sono mossi, a fronte invece di quelli degli agricoltori spagnoli e francesi", ha spiegato il responsabile agroalimentare di Nomisma e curatore dello studio, Denis Pantini.
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