Quanto costa il lockdown e perche’ le imprese del Sud rischiano di piu’
Malgrado l’emergenza sanitaria colpisca più il Nord, gli impatti sociali ed economici di uno shock senza precedenti “uniscono” il Paese. Ma il Sud rischia di accusare di più il colpo nella fase della ripresa.
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Secondo la stima fornita da SVIMEZ, il lockdown costa 47 miliardi al mese, di cui 37 al Centro-Nord e 10 al Sud.
Più di 5 impianti su 10 sono fermi. Senza considerare l’agricoltura, le attività finanziarie e assicurative e la Pubblica Amministrazione, fatturato e occupazione crollano in media del 50% a livello nazionale.
Vanno persi circa 788 euro pro capite al mese: 951 euro al Centro-Nord contro i 473 al Sud. Ma il rischio default è maggiore per le medie e grandi imprese del Sud.
I tempi incerti del lockdown - proprio oggi il Governo dovrebbe annunciare una proroga al 3 maggio - e l’incertezza che investe tempi e modalità delle riaperture minano le prospettive di tenuta della capacità produttiva.
Il Sud rischia di accusare di più il colpo nella fase della ripresa
Il blocco improvviso e inatteso ha colto impreparate le molte imprese meridionali che non sono ancora del tutto rientrate dallo stato di difficoltà causato dall’ultima crisi.
Sulla base dei dati di bilancio disponibili per un campione di imprese con fatturato superiore agli 800mila euro, le evidenze su grado di indebitamento, redditività operativa e costo dell’indebitamento portano a stimare una probabilità di uscita dal mercato delle imprese meridionali 4 volte superiore rispetto a quelle del Centro-Nord.
Autonomi e partite IVA a rischio
Se si analizza l’intero sistema economico, tenendo conto anche del sommerso, sono interessati dal lockdown il 34,3% degli occupati dipendenti e il 41,5% degli indipendenti.
Al Nord l’impatto sull’occupazione dipendente risulta più intenso che nel Mezzogiorno (36,7% contro il 31,4%) per l’effetto della concentrazione territoriale di aziende di maggiore dimensione e solidità.
La struttura più fragile e parcellizzata dell’occupazione meridionale si è tradotta in un lockdown a maggiore impatto sugli occupati indipendenti: 42,7% rispetto al 41,3% del Centro e del Nord.
Sono “fermi” circa 2,5 milioni di lavoratori indipendenti interessati (oltre 1,2 milioni al Nord, oltre 500mila al Centro, quasi 800mila nel Mezzogiorno) soprattutto autonomi e partite IVA.
La perdita complessiva di fatturato è di oltre 25,2 miliardi in Italia, di cui 12,6 al Nord, 5,2 al Centro e 7,7 nel Mezzogiorno. Cifre simili riguardano le perdite di reddito operativo: circa 4,2 miliardi in Italia, di cui 2,1 al Nord, quasi 900 milioni al Centro e 1,2 milioni nel Mezzogiorno.
La perdita di fatturato per mese di inattività ammonta a 12mila euro per autonomo o partita iva, con una perdita di reddito lordo di circa 2mila euro, 1900 e 1800 per mese di lockdown rispettivamente nelle tre macroaree.
Le previsioni sul Pil per il 2020
La SVIMEZ stima un calo del Pil dell’8,4% per l’Italia, dell’8,5% al Centro-Nord e del 7,9% nel Mezzogiorno. Si tratta di una previsione che considera il solo impatto del Cura Italia e non prende in considerazione il provvedimento successivo, il cosiddetto decreto liquidità.
Il profilo trimestrale 2020 evidenzia un impatto più rilevante nel primo semestre nelle regioni del Centro-Nord epicentro della crisi sanitaria. Il rimbalzo positivo, invece, che ci si attende con il venir meno del lockdown appare più intenso nelle regioni del Centro-Nord.
Il Mezzogiorno incontra lo shock in una fase già tendenzialmente recessiva, prima ancora di aver recuperato i livelli pre-crisi, ancora inferiore di 15 punti percentuali rispetto al 2007 (il Centro-Nord di circa 7).
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