Coronavirus frena turismo Italiano, strutture ancora chiuse e occupazione in calo
Una lenta ripresa quella dell'ecosistema turismo, tra i comparti più colpiti dagli effetti della pandemia da Covid-19. Ecco una panoramica a proposito di riaperture e occupazione per l’industria dell’ospitalità in questa stagione estiva 2020.
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Il 15% delle strutture alberghiere ed extralberghiere non ha ancora riaperto i battenti per la stagione estiva. Una stagione che si prospetta critica anche sotto il profilo occupazionale, con il 98,4% delle imprese che ritiene di dover ridurre gli addetti, fissi e stagionali, rispetto allo scorso anno.
E’ quanto mostra l’indagine sull’impatto dell’emergenza Covid-19 realizzato da Unioncamere e ISNART (Istituto nazionale di ricerche turistiche). Dalla ricerca, svolta su un campione rappresentativo di oltre 2000 imprese ricettive, interpellate attraverso le Camere di Commercio, emerge anche una modesta adesione al bonus vacanze, con il 30,8% delle strutture che afferma di non accettarlo e il 57,6% che dichiara di non avere ricevuto prenotazioni con questa modalità.
Strutture chiuse e turismo di prossimità
A determinare la scelta delle imprese nel comparto turistico di restare ancora chiuse sono gli elevati costi di adeguamento imposti dalle linee guida del Comitato Tecnico Scientifico (segnalati dal 46% delle realtà che non hanno riaperto in Italia), e le scarse prenotazioni (indicate dal 34% delle imprese ancora non operative). Nel mese di agosto, infatti, solo il 36,6% delle camere disponibili nelle strutture ricettive del Paese è al momento prenotato, con una marcata differenziazione a livello territoriale: nelle regioni centrali la percentuale si attesta intorno al 40%, mentre nel Nord Ovest scende al 29,3%. Il Sud e le isole vedono quasi il 34% delle camere prenotate.
Con queste premesse, non stupisce quindi che oltre l’80% delle strutture intervistate dichiari che chiuderà l’anno in perdita, in considerazione dei costi sostenuti e delle prenotazioni attualmente ricevute. Questa estate le strutture ricettive ospiteranno una quota pari al 21,7% di turisti stranieri, con punte del 28,4% nel Nord Ovest del Paese, mentre pare affermarsi la tendenza del turismo "di prossimità", visto che il 23% delle prenotazioni sono di clienti italiani che non si sposteranno al di fuori della propria regione di residenza.
Il 35% delle prenotazioni è avvenuto tramite OTA (portali on line). Le strutture registrano anche un leggero aumento delle prenotazioni telefoniche, dettato probabilmente dalla necessità del cliente di sincerarsi delle misure sanitarie adottate.
"Conoscere e far conoscere meglio il proprio territorio, e ciò che offre in termini di prodotti turistici alternativi alla vacanza tradizionale, deve diventare un obiettivo per il 'sistema del turismo' che deve riuscire a coinvolgere la scuola e l’associazionismo per far crescere la forza identitaria delle realtà locali. Pur nella consapevolezza che il turismo è uno dei settori maggiormente colpiti dalla crisi, questa criticità potrebbe trasformarsi in un’occasione per far emergere potenzialità ancora inespresse, concretizzando nuove opportunità di promozione e di lavoro che le imprese possono cogliere per riposizionarsi anche al di fuori della stagione estiva", ha spiegato Roberto Di Vincenzo, presidente ISNART.
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