ANCE: proroga del superbonus e Piano spagnolo per le opere pubbliche
In un’assemblea digital causa Covid, l’ANCE torna a chiedere al governo interventi strutturali per sostenere il settore edile, tra vecchie necessità e nuove richieste causate dalla pandemia. Il tutto unito da un fil-rouge onnipresente: l'eccessiva burocrazia che oggi come ieri rallenta ogni processo ma che ora, con la sfida del Recovery alle porte, rischia di essere fatale.
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E’ un’assemblea nazionale sui generis quella del 2020 dell’ANCE, segnata dall’emergenza Coronavirus che ha imposto anche ai costruttori di svolgere il confronto con ministri ed esperti, in formato digital.
Ma nonostante la novità del mezzo, i temi al centro del dibattito restano gli stessi, segnati quest’anno dall’aggravio della pandemia che sta avendo pesanti ripercussioni anche sul comparto edile. A causa del Covid, infatti, nel 2020 il settore segna un calo della produzione del 13%, che si somma al 33% in meno registrato negli ultimi 12 anni. “Chi sopravvive - afferma quindi il presidente dell'ANCE Gabriele Buia - ha bisogno di sostegno e non di mazzate ulteriori”.
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Serve una PA all’altezza delle sfide
La “zavorra”, come l’ha definita Buia, continuano a rimanere i tempi biblici della pubblica amministrazione e quella sedimentazione di norme e riforme abortite del codice appalti o della PA che ha caratterizzato gli ultimi decenni.
In 25 anni, il codice ha subito 500 provvedimenti di modifica, ricorda Buia. Il tutto accompagnato da una proliferazione dei centri decisionali, che spesso si fanno la guerra.
L’esempio eclatante, secondo l’ANCE, sono i contratti di programma ANAS e RFI che impiegano tra i due e i tre anni per compiere undici passaggi operativi. Troppo tempo per quelle che sono le due centrali di committenza italiane più importanti.
Ma emblematico è anche dell’edilizia scolastica. Per la messa in sicurezza delle scuole, infatti, ci sono 22 canali di finanziamento.
Qualcosa però sembra muoversi. Entro la fine del 2020, rivendica infatti la ministra delle infrastrutture Paola De Micheli, RFI avrà promosso 15 miliardi di gare, mentre l’ANAS avrà messo a terra quasi 3 miliardi di cantieri. Il tutto nell’anno segnato dalla pandemia e dal lockdown.
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Buia propone un “Piano spagnolo” generalizzato e i fondi per la progettazione
Davanti a lungaggini burocratiche e a quel l'immobilismo che spesso caratterizza le PA, l’ANCE propone l’adozione generalizzata del cosiddetto Piano spagnolo o Piano Italia: una gestione dei fondi per le opere pubbliche che imponga l’avvio dei cantieri entro termini perentori, pena la perdita dei finanziamenti da parte dell’ente a cui erano stati concessi. I risultati positivi di questa modalità di intervento ci sono, afferma Buia. Il primo plafond di 400 milioni affidato secondo queste modalità, è stato completamente utilizzato dai Comuni e i fondi sono stati immediatamente impiegati.
Un risultato non da poco, se si considera che il 70% dei blocchi decisionali di un'opera si concentra nelle fasi pre-gara.
Ma il problema dei tempi troppo lunghi per aprire i cantieri si affronta anche stanziando fondi per progettare bene. Per questo l’ANCE chiede che i 2,8 miliardi stanziati per la progettazione, siano resi subito disponibili.
Mosse indispensabili se non si vuole perdere il treno del Recovery fund che con le sue tempistiche serrate richiede una velocità di messa a terra dei progetti che allo stato attuale suscita preoccupazioni generalizzate.
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Rigenerazione urbana
Altro punto dolente resta poi quello della rigenerazione urbana. I costruttori tornano a lamentarsi dell’emendamento che ha stravolto l’art. 10 del dl Semplificazioni impedendo di fatto la demolizione-ricostruzione di edifici privi di pregio in vaste aree delle città.
Sul tema interviene anche De Micheli che, oltre a confermare l'imminente uscita della circolare interpretativa con cui verranno sbloccate le situazioni più clamorose, ricorda come l'obiettivo del Tavolo sulla rigenerazione urbana sia proprio quello di trovare la quadra tra le esigenze legittime di tutelare i centri storici e quelle di rigenerare fattivamente le aree cittadine degradate, arrivando a superare l'articolo stesso.
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Il superbonus al 110% va esteso
Giudizio pienamente positivo, invece, sul superbonus al 110% che nelle settimane passate ha ricevuto anche il plauso dall'UE e che Buia definisce come “l’unico strumento per il rilancio economico finora messo in campo”.
Per questo l’ANCE chiede a gran voce una proroga di almeno 2 anni della misura, seguendo l'onda lunga del dibattito di questi giorni su pericolo, invece, di una sua estensione molto più ridotta.
Un dibattito che il ministro dello sviluppo economico, Stefano Patuanelli, definisce “surreale”. Il superbonus, tranquillizza infatti il ministro, ha bisogno di una proroga anche perchè i tempi lunghi per i permessi edilizi causati dallo smart working della PA, richiedono un lasso di tempo ampio per l'effettivo utilizzo del bonus da parte delle famiglie. La proroga della misura, continua Patuanelli, “non è in manovra perchè per il 2021 il superbonus è già esistente”. Il governo punta invece alle risorse del Recovery fund che dovrebbero essere impiegate per una proroga importante dello strumento. Cosa affermata anche da De Micheli che conferma come il governo sia al lavoro per trovare le risorse necessarie alla proroga dell’incentivo.
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