Assonime: un ministro ad hoc per il Recovery Fund e semplificazione
Per non perdere i fondi europei del Recovery Fund, l'Italia dovrà nominare un ministro ad hoc, semplificare drasticamente le procedure amministrative di spesa, garantire la convergenza tra maggioranza e opposizione in Parlamento per votare le linee guida deliberate dal governo. Queste le principali proposte contenute nel rapporto elaborato da Assonime.
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Nel contesto del Next Generation EU, per l'Italia potranno essere mobilitate risorse fino a 209 miliardi di euro, ma occorre seguire una precisa tabella di marcia per non perdere la possibilità di accedere ai fondi europei, secondo Assonime, l'Associazione delle società per azioni.
Queste indicazioni si affiancano alle novità introdotte dalla Manovra 2021 a proposito del Recovery Plan nazionale, come l'introduzione dal 1° gennaio prossimo della nuova unità di missione della Ragioneria generale dello Stato (MEF) che sarà responsabile del coordinamento, raccordo e sostegno delle strutture del dipartimento a vario titolo coinvolte nel processo di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).
Le proposte Assonime per il Recovery Plan
Le indicazioni sul Recovery Fund si articolano su tre livelli: politico, di coordinamento gestionale e operativo.
Secondo gli esperti che hanno redatto il report, il lavoro istruttorio dovrebbe essere affidato al Comitato interministeriale per gli Affari europei (CIAE), e al suo interno a un ministro senza portafoglio per il Recovery Fund, le cui competenze dovrebbero essere fissate con apposita delega del presidente del Consiglio dei ministri.
"Il ministro per il Recovery Fund dovrà essere coadiuvato da un Centro di coordinamento tecnico operativo, composto da un rappresentante dei ministri competenti per materia e da un nucleo di selezionate figure di alto profilo tecnico". Il ruolo di questo organo consisterà:
- nella selezione dei progetti nonché nell'azione di stimolo e verifica delle iniziative delle amministrazioni competenti;
- nell'operare come punto di raccordo tra le amministrazioni pubbliche e gli organismi della Commissione europea;
- nell'assicurare il monitoraggio pubblico e trasparente sullo stato di avanzamento dei progetti.
"L'utilizzo dei fondi di Next Generation EU richiede un'architettura istituzionale adeguata per gestire con efficacia e tempestività le risorse destinate dall'Europa all'Italia e non perdere un'occasione irripetibile di rinnovamento del paese", affermano da Assonime che ha, quindi, deciso di elaborare un progetto articolato di assetto istituzionale che formalizzi poteri e responsabilità e metodo di lavoro.
Il progetto muove dalla convinzione che la gestione dei fondi europei richieda la maggiore condivisione possibile a livello politico, tra maggioranza e opposizione, e istituzionale, tra Governo, Parlamento, le amministrazioni centrali e quelle periferiche, le istituzioni e i principali stakeholder nell’economia e nella società.
Un altro elemento fondamentale affinché l'Italia possa evitare di perdere le ingenti risorse a disposizione sta nella necessità di semplificare drasticamente le procedure amministrative di spesa, considerando che la dotazione prevista dal Recovery Fund dovrà essere utilizzate entro il 2026. "Una ripetizione dei defaticanti compromessi al ribasso che hanno reso inefficace il recente decreto semplificazione minaccerebbe le capacità di attuare le spese annunciate", hanno concluso da Assonime.
Le proposte avanzate arriveranno presto sui tavoli di tutti gli organi istituzionali, presidenza della Repubblica, Governo, Parlamento e Conferenza Stato-Regioni-Autonomie.
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> Per approfondire: consulta rapporto Assonime su "Quale assetto istituzionale per l’impiego dei fondi Next Generation EU"
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