Chi inquina paga? Secondo la Corte dei conti UE non sempre è così
Il principio “chi inquina paga” è alla base della normativa e delle politiche ambientali dell’UE, ma secondo la Corte viene applicato in misura diversa e non uniforme. E spesso sono i contribuenti a pagare i costi di chi inquina.
L'Europa ha un piano per arrivare a inquinamento zero nel 2030
L’inquinamento rappresenta un costo significativo per la società e suscita grande preoccupazione nei cittadini dell’UE. In questo contesto si inserisce il principio “chi inquina paga”, in base al quale chi causa l'inquinamento è incentivato a evitare i danni ambientali ed è considerato responsabile dell’inquinamento causato.
Un principio apparentato a un altro cardine della politica ambientale e industriale europea, il DNSH - Do No Significant Harm, in base al quale gli investimenti non devono danneggiare l’ambiente.
Non sempre chi inquina paga
La Corte dei conti UE ha riscontrato che tale principio viene integrato e applicato in varia misura nelle diverse politiche ambientali dell’Unione, tuttavia la sua copertura e applicazione sono incomplete.
Il bilancio europeo è talvolta utilizzato per finanziare azioni di bonifica che dovrebbero, in base al principio “chi inquina paga”, essere a carico di chi ha causato l’inquinamento.
“Per raggiungere gli obiettivi ambiziosi del Green Deal europeo con efficienza ed equità, gli inquinatori devono pagare per i danni ambientali che provocano”, ha dichiarato Viorel Ștefan, il Membro della Corte dei conti europea responsabile della relazione. “Fino ad oggi, però, troppo spesso i contribuenti europei sono stati costretti a sostenere costi che avrebbero dovuto essere a carico di chi inquina”.
La Corte raccomanda di integrare maggiormente tale principio nella normativa ambientale, rafforzare il regime della responsabilità ambientale a livello dell’UE ed evitare che i fondi dell’UE siano utilizzati per finanziare progetti che dovrebbero essere posti a carico di chi inquina.
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