Corte Conti UE: troppe lacune nel controllo dei fondi europei della Coesione
Accoglimento di spese e progetti non ammissibili a finanziamento e mancato rispetto delle norme in materia di aiuti di Stato e di appalti da parte dei beneficiari finali. Sono queste le due principali tipologie di errore che, secondo l'ultimo report della Corte dei Conti europea, si verificano nella spesa dei fondi europei della Politica di Coesione. Errori che, per i giudici di Lussemburgo, le autorità degli Stati membri avrebbero potuto ridurre con controlli più efficaci e la Commissione avrebbe dovuto mitigare anche utilizzando meglio lo strumento delle rettifiche finanziarie.
Nona relazione sulla Politica di Coesione: le sfide per i fondi UE 2028-2034
La valutazione arriva dall’analisi 3/2024, intitolata “Una panoramica del regime di affidabilità e dei fattori fondamentali che hanno contribuito agli errori nella spesa per la coesione nel periodo 2014-2020”, che la Corte dei Conti europea ha pubblicato l'8 luglio. Analisi che si accompagna a un giudizio molto netto: “Quando si parla di controlli, vi sono molti giocatori in campo, ma i risultati semplicemente non si vedono”, ha dichiarato Helga Berger, membro della Corte responsabile della relazione.
Le responsabilità sono attribuite sia all'Esecutivo UE che ai 27: “La Commissione e gli Stati membri lavorano insieme affinché la politica di coesione dell’UE produca benefici per i cittadini, ma devono compiere maggiori sforzi per far sì che la spesa avvenga nel rispetto della normativa”, ha aggiunto Berger.
Troppi errori nella spesa della Politica di Coesione
Il tasso di errore è troppo elevato e ben oltre la soglia di rilevanza del 2% sia su base annua sia in una prospettiva pluriennale. Non solo: dopo un calo tra le programmazioni 2007-2013 e 2014-2020, con il livello complessivo di errore nella spesa per la coesione sceso dal 6% al 4,8%, nel 2022 ha raggiunto il livello record del 6,7%.
Queste criticità persistono da tempo e negli anni l'UE non è riuscita a tagliare in misura significativa il tasso di errore. Errori che la Corte riconduce essenzialmente a tre cause: capacità amministrative inadeguate, con processi decisionali e verifiche messi in atto dalle Autorità di gestione non idonei a garantire un controllo efficiente della spesa; negligenza, quando non mancato rispetto intenzionale delle norme da parte dei beneficiari dei fondi europei; difficoltà e problematiche nell'interpretazione del quadro normativo.
Tutti i livelli di responsabilità sono però coinvolti. I controlli delle Autorità di gestione sono lacunosi e, secondo i giudici di Lussemburgo, queste avrebbero potuto impedire più di un terzo degli errori rilevati dagli auditor della Corte tra il 2017 e il 2022. Efficacia limitata anche per le autorità di audit, che presentano varie debolezze in fase di pianificazione e preparazione, di lavoro di audit vero e proprio e nella fase di documentazione, in alcuni casi con criticità gravi.
Il rischio di perdita dei fondi UE non funziona come deterrente per gli Stati membri
Allo stesso tempo anche la Commissione avrebbe dovuto fare di più: l’Esecutivo UE, che basa le proprie valutazioni su controlli solo limitatamente affidabili svolti a livello nazionale, ha sottostimato il livello totale di spese irregolari. Ma soprattutto non ha fatto buon uso degli strumenti a sua disposizione per indurre agli Stati a migliorare la gestione della spesa ed i relativi sistemi di controllo.
La Commissione può infatti utilizzare lo strumento delle rettifiche finanziarie per gravi carenze nei controlli per porre rimedio all’incidenza negativa delle spese inficiate da errori sul bilancio dell’UE. Nei fatti, però, gli importi trattenuti sui pagamenti intermedi vengono sbloccati prima che la Commissione possa esaminare tutte le questioni connesse alla legittimità e alla regolarità e Bruxelles non ha mai applicato tagli netti dei fondi assegnati ai 27 che hanno invece potuti riutilizzarli per altri progetti.
L'effetto deterrente, di conseguenza, è molto limitato e non incentiva gli Stati membri a migliorare i propri sistemi di controllo. E la situazione rischia di peggiorare con la maggiore pressione dovuta alla sovrapposizione tra le diverse programmazioni dei fondi strutturali e i PNRR.
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