Aiuti PAC mirati e Fondo transizione giusta agricoltura: le ipotesi sul tavolo di Bruxelles

 

Peter Strohschneider and Ursula von der Leyen - Photo credit: European Commission 2024Gli aiuti della Politica Agricola Comune (PAC) dovrebbero essere più mirati e concentrarsi sulle imprese più in difficoltà, per prevenire l'abbandono dell'attività agricola da parte di operatori che garantiscono all'Europa sicurezza alimentare e servizi ecosistemici essenziali. Un Fondo per la transizione giusta, esterno alla PAC, dovrebbe invece temporanamente accompagnare l'intero settore agroalimentare verso pratiche e sistemi più sostenibili, combinato ad un Fondo per il ripristino della natura, ad un maggiore protagonismo dei capitali privati e ad un quadro di prestiti BEI pensato per l'agrifood. Sono alcune delle raccomandazioni contenute nella relazione finale del Dialogo strategico sul futuro dell'agricoltura dell'UE.

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La relazione del Dialogo strategico sul futuro dell'agricoltura dell'UE, consegnata il 4 settembre alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen dal professor Peter Strohschneider, a capo del gruppo di lavoro istituito nel gennaio 2024, rientra tra le risposte di Bruxelles alla protesta dei trattori. Con l'obiettivo di raggiungere "Una prospettiva condivisa per l'agricoltura e l'alimentazione in Europa", come recita il titolo della relazione, gli stakeholder coinvolti nel progetto hanno inquadrato sfide e opportunità relative al settore e fornito alla Commissione una serie di raccomandazioni per le politiche europee per l'agroalimentare.

Questa condivisione, tuttavia, si potrà misurare alla prova dei fatti solo una volta tradotte le raccomandazioni in provvedimenti concreti, come la numero uno della Commissione europea ha promesso di fare entro i primi 100 giorni del suo secondo mandato. Saranno le proposte legislative della Commissione a determinare l'effettiva capacità di Bruxelles di mediare tra i diversi posizionamenti - interni al mondo dell'agroalimentare e nella società civile - su come tenere insieme sostenibilità ambientale, economica e sociale e di dare risposte alle organizzazioni e agli operatori protagonisti della protesta.

Per ora, la Commissione promette di valutare attentamente il lavoro del gruppo di esperti, inclusa la raccomandazione di istituire “una nuova piattaforma che riunisca attori di tutto il settore agroalimentare, della società civile e del mondo scientifico per continuare a riflettere sulle strategie volte a rendere i sistemi agroalimentari più sostenibili e resilienti”.

Dialogo sul futuro dell'agricoltura: cambiare la PAC

La relazione arriva a seguito dei lavori condotti tra gennaio ed agosto dal Dialogo strategico sul futuro dell'agricoltura dell'UE, che ha riunito 29 portatori di interessi del settore agroalimentare, della società civile e del mondo accademico attorno ai temi del futuro dell'agricoltura, dell'alimentazione e delle aree rurali nel contesto della doppia transizione verde e digitale.

Attraverso gruppi di lavoro, riunioni plenarie di alto livello, anche con la partecipazione della presidente von der Leyen, e incontri con commissari europei, ministri dell'Agricoltura dei 27, eurodeputati e rappresentanti del Comitato economico e sociale europeo (CESE) e del Comitato delle regioni, il dialogo ha costruito le sue 14 raccomandazioni attorno a cinque pilastri.

Il primo pilastro riguarda la necessità di adeguare la Politica Agricola Comune (PAC) alla sfida di un'agricoltura più sostenibile, resiliente e competitiva. Per rafforzare la posizione degli agricoltori nella catena del valore alimentare, nel momento in cui si chiedono al settore ulteriori sforzi sul fronte della tutela dell'ambiente e dell'azione climatica, l'UE dovrà infatti condurre una politica accurata sul piano delle norme e su quello degli accordi commerciali internazionali, favorire la cooperazione, anche in ottica di filiera, ma decisivo sarà senz'altro il tema dell'accesso ai finanziamenti. Da tempo gli agricoltori denunciano l'inadeguatezza delle risorse per il settore a fronte dei maggiori impegni ambientali richiesti e la relazione finale del Dialogo concorda sulla necessità di prevedere una riforma degli aiuti e nuovi stanziamenti esterni al budget della PAC.

Gli altri quattro ambiti cui afferiscono le raccomandazioni sono: la transizione verso sistemi agroalimentari sostenibili, anche sensibilizzando i consumatori; l'aumento della resilienza rispetto ai rischi ambientali, climatici, geopolitici ed economici, puntando maggiormente sugli strumenti di gestione del rischio e di gestione delle crisi; la promozione del ricambio generazionale e della parità di genere nel settore, anche per rivitalizzare le aree rurali; l'investimento in conoscenza e innovazione per rendere più competitive le imprese europee.

Aiuti PAC più mirati e un Fondo per la transizione giusta in agricoltura

Tornando alla PAC, la relazione raccomanda di mettere al centro della prossima riforma tre obiettivi essenziali: promuovere risultati positivi in termini di ambiente, società e benessere degli animali; assicurare le condizioni abilitanti per la tenuta e il rafforzamento delle aree rurali; garantire un sostegno socio-economico mirato agli agricoltori che ne hanno più bisogno. Non più, quindi, un sostegno al reddito misurato sulla base degli ettari e dei capi di bestiame, che quindi tende a concentrare le risorse sulle aziende di maggiori dimensioni, ma aiuti mirati che, sulla base della redditività economica, orientino maggiormente la PAC verso gli agricoltori che ne hanno più bisogno e che potrebbero, in assenza di interventi, abbandonare l'attività agricola. Quindi piccole imprese, giovani agricoltori, nuovi imprenditori agricoltori e aree sottoposte a vincoli naturali, che dovrebbero essere particolarmente incentivati a continuare a fornire servizi ecosistemici con la loro attività.

Più in generale la relazione sostiene la necessità di assicurare risorse adeguate agli obiettivi per cui l'UE ha ingaggiato l'agricoltura: non solo produzione e sicurezza alimentare, ma sviluppo rurale, neutralità climatica e ripristino della biodiversità. Per ciascun target serve un budget dedicato, commisurato al livello di ambizione, e per i pagamenti ambientali serve un sistema che colleghi risultati quantificabili, misurati utilizzando indicatori solidi e che vadano oltre quanto richiesto dalla legislazione UE, ad aiuti appropriati. Il sostegno finanziario alle azioni ambientali e climatiche, secondo la relazione, dovrebbe aumentare sostanzialmente ogni anno nelle due prossime programmazioni della PAC, a partire dall'attuale quota di budget per gli eco-schemi e per gli interventi agro-climatico-ambientali.

Anche così, tuttavia, la PAC, sarebbe insufficiente a finanziare la transizione green. Al di fuori del suo budget la Commissione dovrebbe istituire un Fondo di transizione giusta, come previsto nell'ambito della Politica di Coesione con il Just Transition Fund, che aiuti anche a mobilitare capitali privati, insieme ai fondi pubblici, per accompagnare piccole e grandi imprese agricole e altri stakeholder del sistema alimentare nell'adozione di pratiche e sistemi più sostenibili. Allo scopo dovrebbe contribuire anche un intervento sul quadro prudenziale per i prestiti bancari per facilitare l'accesso al credito da parte delle imprese.

La relazione vede un ruolo in questo ambito anche per la BEI, attore chiave nel mobilitare la finanza privata verso settori e progettualità che non trovano sufficienti capitali attraverso i tradizionali canali bancari. Il gruppo Banca europea degli investimenti dovrebbe quindi implementare uno specifico pacchetto di prestiti per il settore agroalimentare, coerentemente con l'importanza riconosciuta ad agricoltura e bioeconomia nella Roadmap strategica BEI 2024-2027.

Un Fondo per il ripristino della natura

Oltre all'Agrifood Just Transition Fund, la relazione raccomanda l'istituzione di un ulteriore strumento di finanziamento esterno al budget della PAC. Si tratta di un Fondo per il ripristino della natura dedicato a supportare gli agricoltori e gli altri gestori del territorio impegnati a ripristinare e gestire gli habitat naturali. Risorse, dunque, per chi protegge acqua, suolo, aria, biodiversità e paesaggi, in aggiunta alla conferma del sostegno per la produzione biologica e per le pratiche agricole agroecologiche. 

Consulta la Relazione Dialogo strategico sul futuro dell'agricoltura dell'UE

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