Nove filiere produttive al centro del Piano strategico ZES unica Sud
Dopo un’attesa durata quasi mezzo anno, in Gazzetta ufficiale è stata annunciata la pubblicazione del Piano strategico della ZES unica, il documento che traccia le direttrici di sviluppo del Sud Italia mediante l’identificazione di nove filiere produttive su cui concentrare gli sforzi per aumentare la competitività del Mezzogiorno.
Come funziona la ZES unica Sud
Nelle intenzioni del governo, infatti, il Piano strategico ZES unica vuole essere uno strumento di lavoro capace di tracciare le priorità su cui focalizzare gli interventi e le risorse - nazionali, regionali e locali - al fine di avere un quadro omogeneo d’azione. Nel concreto si tratta di un documento di oltre 180 pagine che, oltre ad analizzare la collocazione del Mezzogiorno all'interno dell’attuale contesto nazionale ed internazionale (caratterizzato da fenomeni come l’accorciamento delle catene globali del valore, la ridefinizione dei blocchi geopolitici, l’aumento dell’instabilità, etc.), fornisce una fotografia aggiornata sul sistema produttivo del Sud d’Italia mettendone in luce criticità e potenzialità. Da qui deriva l’identificazione di nove filiere produttive e di tre aree tecnologiche trasversali (digitale, cleantech e biotech) che dovranno essere al centro degli interventi di tutti gli attori del Sistema Paese.
A sovrintendere la fattiva attuazione del documento ci sarà la Struttura di missione della ZES Unica, chiamata a porre “in essere le azioni necessarie affinché le direttrici strategiche contenute nel Piano siano recepite all’interno degli strumenti agevolativi e degli interventi, soprattutto a valere sui fondi per le politiche di coesione, predisposti per lo sviluppo imprenditoriale ed infrastrutturale del Mezzogiorno”.
Per approfondire: Corte Conti: alert su ritardi nell’adozione del Piano strategico ZES Unica
Il Piano strategico ZES unica e la strategia di promozione unitaria del Sud
A differenza dalle precedenti Zone economiche speciali, che avevano lo scopo di attrarre investimenti selezionati su un’area circoscritta, con la ZES unica si intende presentare l’intero territorio del Mezzogiorno come una grande area unitaria e competitiva di attrazione degli investimenti - diversificata al proprio interno per specializzazioni funzionali e produttive - che può contare su strumenti di sostegno all’attività imprenditoriale sia di natura agevolativa (di carattere fiscale e non), sia di semplificazione grazie alla messa in campo di un regime autorizzatorio semplificato ed accelerato (la c.d. autorizzazione unica) riservato ai progetti di investimento di carattere strategico.
Una promozione complessiva del Mezzogiorno d’Italia come terra di opportunità, che punta ad attrarre investimenti valorizzando il sistema produttivo esistente, aiutandolo ad agganciare le nuove opportunità di crescita che stanno emergendo a livello internazionale (ad esempio il fenomeno del reshoring) e a risolvere le criticità che attualmente ne frenano lo sviluppo. Tra queste, le carenze dimensionali delle imprese meridionali, la scarsa presenza dell’industria nel sistema produttivo locale (sbilanciato verso segmenti più legati alla fase commerciale), ma anche il basso livello di innovazione, di internalizzazione e di produttività della maggior parte delle aziende del Sud. A questi aspetti si aggiunge poi l’assenza generalizzata di lavoro qualificato a cui segue una emorragia di laureati che migrano al Nord o all'estero, depauperando il territorio di know how qualificato. A pesare su tutto vi è, infine, la presenza di condizioni meno favorevoli di accesso al credito, con una dipendenza elevata delle imprese dal credito bancario e una limitata apertura al capitale esterno.
Sulla base di questi dati, il Piano ZES individua nove filiere produttive da rafforzare, al fine di consolidare le specializzazioni produttive del Mezzogiorno, insieme alle tecnologiee strategiche per l’industria europea e decisive per la twin transition:
- Agroalimentare&Agroindustria
- Turismo
- Elettronica&ICT
- Automotive
- Made in Italy di qualità
- Chimica&Farmaceutica
- Navale&Cantieristica
- Aerospazio
- Ferroviario.
E’ bene sottolineare che il documento parla di filiere produttive e non di settori. Ad essere privilegiata è stata, infatti, una logica di aggregazione di tutti quei settori economici (espressi in termini di codici ATECO) che concorrono direttamente o indirettamente alla produzione di un bene o un servizio. In tutte queste filiere il Mezzogiorno è presente con un contributo in termini di addetti compreso tra l’8% e il 22%. I valori più elevati si registrano però nelle filiere dell’Agroalimentare&Agroindustria (20,8%), dell’Edilizia (21,6%) e del Turismo (19,2%). Il valore più contenuto si ravvisa, invece, per la filiera dell’Aerospazio.
In generale, il contributo del Mezzogiorno in termini di valore aggiunto è sempre comparativamente inferiore all’analoga quota occupazionale. Questa discrepanza è anzitutto dovuta alla produttività del lavoro (in termini di valore aggiunto per addetto), che si mostra relativamente più contenuta al Sud, sia per fattori strutturali della base produttiva (in primis la minore dimensione media d’impresa), sia - come già accennato - a causa di condizioni di contesto meno favorevoli (minore integrazione con i mercati esteri, condizioni di accesso al credito più problematiche, minore disponibilità di infrastrutture, etc.).
L'identificazione delle filiere produttive prioritarie è essenziale non solo in termini di attuazione di una strategia di sviluppo economico che mira a creare sinergie tra i vari strumenti e fondi esistenti, ma anche per quanto concerne il sistema dell'autorizzazione unica. La possibilità offerta dal sistema della ZES Sud di ottenere, con la presentazione di una sola istanza e con un procedimento semplificato e accelerato, tutti i titoli abilitativi necessari a progetti di investimento, si applica infatti solo ai settori strategici presenti nell’appendice I del Piano che coincidono con le nove filiere produttive prima citate, nonchè con le tre tecnologie strategiche trasversali identificate: tecnologie digitali, cleantech e biotech. Di fatto le stesse tecnologie al centro della Strategic Technologies for Europe Platform (STEP).
Insieme alle filiere e alle tecnologie su cui investire maggiormente, il Piano individua anche una serie di fattori abilitanti da mettere al centro delle strategie nazionali, regionali e locali di sviluppo. Tra questi, ad esempio, gli investimenti infrastrutturali, non solo viari, ma anche nel campo della gestione sostenibile dell’acqua e dei rifiuti o della transizione energetica, solo per citarne alcuni. Ma anche il sostegno al sistema della ricerca, dell’innovazione e del capitale umano, ad esempio valorizzando gli ecosistemi e gli hub creati dal PNRR mediante misure come i Partenariati estesi o i Campioni nazionali in ricerca e sviluppo. A questi si aggiunge il tema della rimozione degli svantaggi legati all’insularità in Sicilia e Sardegna.
Infine, il Piano strategico ZES passa in rassegna tutte le principali opportunità di incentivazione di cui possono beneficiare le imprese operative al Sud. Si tratta - in realtà - di una mappatura aggiornata al 30 giugno 2024 che quindi non tiene conto delle novità arrivate ad esempio con la Legge di bilancio 2025. Il lavoro di ricognizione può essere comunque utile dal momento che nell'elenco figurano misure come il tax credit ZES, prorogato anche per il 2025, o quello per la Transizione 5.0.
Per maggiori informazioni, consulta il Piano strategico ZES unica Sud
Photocredit: NASA
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