Mediterraneo: come coniugare stabilita' e sviluppo
Punto di partenza del saggio di Silvestri è l'idea che l'Unione europea non possa assistere alle trasformazioni in atto nel Mediterraneo, preoccupandosi solo della propria sicurezza e della difesa dei propri confini, ma debba impegnarsi in una strategia innovativa e a lungo termine di cooperazione e partenariato.
Modernizzazione e democratizzazione del Medio Oriente e del Nord Africa sono processi incerti, cui può contribuire innanzitutto un adeguato sviluppo economico, capace di rispondere alle aspettative dei giovani la cui mobilitazione è risultata determinante nella crisi dei vecchi regimi arabi.
Vi sono poi alcuni obiettivi specifici rispetto ai quali è possibile intervenire congiuntamente, dalla lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata alla gestione dei flussi migratori, dalla sicurezza energetica e gestione dell'acqua al contrasto alla proliferazione nucleare e delle armi di distruzione di massa.
Il loro conseguimento, tuttavia, secondo Silvestri, non può passare per politiche euro-centriche o comunque sbilanciate a favore dei paesi europei, ma può essere piuttosto affidato a iniziative subregionali, che già in passato si sono dimostrate efficaci.
Un esempio riuscito è l'iniziativa 5+5 - avviata nel 1990 con il fine di rilanciare il dialogo Euromediterraneo e di favorire l'integrazione dell'Unione del Maghreb - che riunisce cinque paesi europei (Francia, Italia, Malta, Portogallo e Spagna) e cinque paesi del Nord Africa (Algeria, Libia, Marocco, Mauritania e Tunisia).
Nel 2010 si è iniziato a discutere di un suo eventuale allargamento con l'ingresso di Grecia ed Egitto; in ogni caso l'idea è quella di riprendere e sviluppare quei modelli di cooperazione rafforzata che garantiscono l'equilibrio tra i paesi dell'UE e del Mediterraneo e del Medio Oriente.
A European Strategy for Democracy, Development and Security for the Mediterranean
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