Di Giulio, DG Ricerca: usare bene i fondi strutturali per migliorare l'accesso ai programmi europei
Ricerca, innovazione, accesso ai fondi comunitari. Settori in cui l'Italia, purtroppo, fa fatica ad imporsi. A soffrirne sono in primo luogo centri di ricerca e Pmi, che mostrano difficoltà ad accedere ai fondi messi a disposizione dall'Unione rispetto a quanto accade negli altri grandi paesi europei (Germania, Gran Bretagna, Francia). Fasi.biz ha intervistato Antonio Di Giulio, capo unità della Direzione generale ricerca e innovazione della Commissione europea per riflettere su queste criticità.
La partecipazione italiana alle call dei programmi europei è sempre inferiore rispetto a quella di altri paesi dell'Unione, anche in base ai dati forniti da Maria Uccellatore della direzione generale per l'internazionalizzazione della ricerca del Miur, in occasione della presentazione in Italia della nuova strategia Ue sulla bioeconomia. Quali sono - a suo avviso - le cause di questa situazione? Ritiene che sia un problema culturale, di capacità, di difficoltà organizzative, di scarsa bontà delle idee progettuali.
Ci sono molteplici livelli di lettura che caratterizzano le analisi statistiche sulla partecipazione degli stati membri ai bandi finora pubblicati e che riguardano il Settimo programma di ricerca e sviluppo dell'Unione europea. A tal proposito è utile citare la nota 14728/11 del Consiglio dell'Unione Europea che fa un'analisi della partecipazione al Settimo programma quadro. Da questa nota emerge una possibile correlazione tra la partecipazione al programma quadro e gli investimenti nazionali in ricerca uniti al numero di addetti a ricerca e sviluppo. Considerando quindi una tale correlazione, si potrebbe concludere che ogni azione volta ad aumentare gli investimenti sia pubblici che privati in ricerca e innovazione, e in particolare a rilanciare il numero di addetti a ricerca e sviluppo, potrebbe avere come effetto quello di creare le condizioni volte a incrementare il livello di partecipazione ai bandi dei programmi di ricerca europei.
Ad ottobre abbiamo lanciato la versione italiana di EurActiv con la conferenza "Diamo voce all'Italia in Europa", che ha visto la sentita presenza di numerosi rappresentanti istituzionali e delle associazioni imprenditoriali, oltre a quella di importanti relatori come il professor Monti, il vicepresidente della Commissione europea Antonio Tajani e la vicepresidente del Senato Emma Bonino. Lo scarso peso politico dell'Italia nell'Unione può essere considerato una causa della bassa partecipazione ai programmi di ricerca europei?
L'attribuzione dei fondi stanziati dall'Unione europea per la ricerca e l'Innovazione è estremamente competitiva e rispettosa di ogni regola di trasparenza ed equità nel trattamento delle parti contraenti. Infatti, ogni proposta di finanziamento che superi i criteri di eleggibilità (che, ricordiamo, per il Settimo programma quadro prevedono in linea generale la presenza di un minimo di tre partecipanti appartenenti a tre diversi stati membri o associati) è valutata da un gruppo di esperti indipendenti, ed esclusivamente in conformità a criteri di qualità scientifica e tecnologica, qualità di gestione e impatto del progetto. In questo modo, quindi, si garantisce un giudizio orientato esclusivamente all'eccellenza in ricerca e innovazione.
Quali rimedi pensa debbano essere adottati dalla politica italiana per incrementare l'accesso ai fondi dei programmi europei?
Non ritengo opportuno entrare nei dettagli di una riflessione che deve necessariamente svilupparsi all'interno del mondo della Ricerca e Innovazione italiana: la soluzione dei migliori strumenti per facilitare l'accesso ai fondi dedicati alla ricerca e all'innovazione deve sorgere da un dialogo che coinvolga tutte le parti interessate. Detto ciò, anche un uso accurato dei fondi strutturali potrebbe aiutare a creare le condizioni per migliorare, in futuro, l'accesso ai fondi di ricerca. Ogni strumento di programmazione, unito al rafforzamento delle attività di diffusione delle informazioni riguardanti le procedure di partecipazione ai bandi dei programmi quadro, permette di costruire e rafforzare, a livello locale, quei distretti e reti di eccellenza in ricerca e innovazione che possono portare a un potenziale aumento dei tassi di partecipazione e di successo.
L'organizzazione dei consorzi internazionali è forse l'elemento di maggior difficoltà che le Pmi devono superare per accedere ai finanziamenti Ue; su questo tema specifico, oltre ai tools offerti da Cordis, quali azioni di sistema ritiene siano necessarie per agevolare i percorsi delle piccole aziende italiane?
Le Pmi rappresentano uno degli elementi fondamentali del tessuto produttivo europeo. Già all'interno del nostro programma di lavoro per alimentazione, agricoltura, pesca e biotecnologia del 2012 abbiamo previsto misure volte a facilitare l'accesso delle Pmi ai fondi di ricerca europei: circa il 20% del budget, pari a 58 milioni di euro, è stato assegnato a progetti riservati alle Pmi. Inoltre, tra le altre misure previste, merita sicuramente di essere citata la creazione di "Eurostars", un programma di ricerca condivisa volto ad offrire assistenza finanziaria ai programmi di Ricerca e Innovazione intrapresi dalle Pmi. Tuttavia, per ottenere uno schema ancor più semplice, di facile accesso e omnicomprensivo, all'interno di Horizon 2020 è stato ritenuto opportuno proporre degli strumenti specifici dedicati a stimolare l'innovazione nelle Pmi: essi prevedono di assegnare alle Pmi una copertura finanziaria che le accompagni dallo studio di fattibilità alla fase di commercializzazione. L'accesso a questi fondi di finanziamento sarà riservato esclusivamente alle Pmi (in casi particolari anche singole imprese), che saranno poi libere di scegliere come organizzare il progetto e con chi collaborare.
La semplificazione delle procedure è un'attività su cui la commissione sta compiendo grandi sforzi con il nuovo Horizon 2020. Allo stato pensa che siano sufficienti o che si debba ulteriormente semplificare il sistema per accelerare maggiormente la realizzazione dei progetti?
Le proposte della Commissione contenute in Horizon 2020 sono ancora al vaglio del Parlamento europeo e del Consiglio e, quindi, devono essere considerate in quanto tali. L'obiettivo principale rimane quello di cercare di alleggerire il più possibile il carico amministrativo dei soggetti partecipanti ai progetti di ricerca finanziati dal prossimo programma di ricerca ed innovazione. In particolare, l'obiettivo sarà quello di raggiungere una semplificazione strutturale, con un'architettura di programma costruita attorno a tre obiettivi strategici (eccellenza scientifica, leadership industriale, sfide sociali) e un set unico di regole di partecipazione.
In un paragone tra Europa e Usa nelle procedure per finanziare la ricerca, quest'ultima in genere molto veloce quando si tratta di supportare l'innovazione, cosa si potrebbe vantaggiosamente copiare agli americani?
Scambi d'informazione e, più in generale, dialoghi costanti a livello di programmi di ricerca e innovazione europei ed americani hanno luogo nel quadro dell'accordo bilaterale di cooperazione tecnica e scientifica fra gli Stati Uniti e l'UE, ad esempio attraverso la EC-US Task Force for Biotechnology Research. Questi dialoghi tendono a rafforzare la cooperazione scientifica e tecnica, per affrontare insieme problemi comuni e sfide globali nel rispetto delle regole e delle necessità specifiche di ognuno dei partner. In particolare, all'interno di questo dialogo, è stato possibile notare come il Programma europeo, ed in particolare il processo di valutazione delle proposte, sia sovente indicato come modello di correttezza e trasparenza, riconosciuto da numerosi partners internazionali
La valutazione dei progetti di ricerca è un tema molto sentito da tutti gli operatori, specie per la obiettività delle valutazioni. Ci sono novità allo studio per Horizon 2020? Non si era parlato pure di finanziamenti ancora di più market-driven?
Come ho già avuto modo di illustrare in precedenza, i criteri di valutazione dei progetti di ricerca inviati in risposta ai bandi del Settimo programma quadro sono stati studiati per garantire la massima obiettività e trasparenza. Per quanto riguarda Horizon 2020, fermo restando l'obiettivo di garantire obiettività e trasparenza e nell'ambito dei regolamenti di attuazione esistenti, si dovranno tener presenti anche le attività volte a favorire il ciclo dell'Innovazione, cercando quindi di fornire risposte alle esigenze avanzate dal lato della domanda.
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7 ° PROGRAMMA QUADRO DI RICERCA E SVILUPPO DELL’UNIONE EUROPEA (2007-2013) - DATI DELLA PARTECIPAZIONE ITALIANA
Consiglio dell'Unione europea, Nota 14728/11
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