Riforma incentivi alle imprese: le richieste del settore costruzioni
Ampliamento degli incentivi di Industria 4.0 al settore edile, possibilità di rinnovo anticipato del Durc online e ripristino dell'incentivo per l’occupazione previsto dal DL n. 244/1995. Sono alcune delle richieste espresse dall’Ance in audizione sul disegno di legge delega al governo per la riforma degli incentivi alle imprese, a cui si aggiungono indicazioni complessive su come avviare una vera politica industriale per il settore costruzioni che - indotto compreso - cuba il 20% del Pil.
Il CdM approva il Ddl di riforma degli incentivi alle imprese
E’ questo, in buona sostanza, il sunto delle osservazioni fatte dall'Associazione nazionale dei costruttori edili (Ance) nel corso delle audizioni che iniziano a svolgersi in commissione Industria al Senato, dove sono incardinati i due disegni di legge recanti “Delega al Governo in materia di revisione del sistema degli incentivi alle imprese, nonché disposizioni di semplificazione delle relative procedure” (DDL 571/S e 607/S).
Nel documento depositato a Palazzo Madama, infatti, da un lato i costruttori hanno iniziato il pressing per assicurare la sopravvivenza e/o un restyling vantaggioso degli incentivi di maggior pregio per il settore (in primis, i bonus casa); dall’altro hanno commentato puntualmente gli articoli che compongono il Disegno di legge delega al governo che - lo ricordiamo - riguarda i principi generali che dovranno plasmare il nuovo sistema degli incentivi.
L'occasione, del resto, è di estremo interesse per il settore edile (come per gli altri comparti). Con l’avvio dei lavori sulla legge delega inizia infatti la lunga partita che, in due anni, dovrebbe portare a riformare il sistema di incentivazione italiano a sostegno delle imprese.
Per approfondire: Finora i bonus casa ci sono costati 110 miliardi di euro
Una politica industriale per il settore delle costruzioni
Nel caso del settore edile, le sfide sono molteplici. Da un lato, si tratta infatti di assicurare un sistema di incentivi capace di traghettare il settore verso un maggior livello di digitalizzazione e innovazione, così da accrescere la competitività delle imprese. Una partita che si gioca anzitutto sul fronte degli incentivi di Industria 4.0 che allo stato attuale, per come sono concepiti, si rivolgono molto al manifatturiero e poco all’edilizia.
Dall’altro, si tratta di assicurare il mantenimento di un sistema di bonus per la casa che in questi anni ha rappresentato una delle colonne portanti per lo sviluppo del settore ma che - dopo l'era del superbonus al 110% - adesso sta virando su livelli di maggior sostenibilità economica dei conti pubblici.
In tale contesto, le valutazioni dell’Ance per assicurare una vera e propria politica industriale per il settore costruzioni si poggiano su cinque pilastri:
- Favorire la transizione ecologica attraverso una politica stabile ed efficace di incentivi a favore del risparmio energetico e della messa in sicurezza sismica degli edifici italiani;
- Rafforzare il tessuto industriale del settore, valorizzando la ricapitalizzazione delle imprese e consentendo la riorganizzazione aziendale;
- Attuare la Strategia per l’economia circolare, agevolando il recupero dei rifiuti e rendendo vantaggioso l’utilizzo dei materiali provenienti da recupero al posto di quelli naturali;
- Confermare e rafforzare le misure di incentivazione in materia di occupazione che rispondono ad esigenze specifiche del settore;
- Supportare efficacemente la digitalizzazione e l’innovazione delle imprese di costruzioni per consentire di accrescere la competitività del settore, adattando gli incentivi in materia alle specificità del settore.
In particolare, su quest’ultimo fronte l’Ance rileva come il Piano Industria 4.0 risulti di difficile applicazione per le imprese edili. Gli Allegati A (beni strumentali) e B (beni immateriali) della Legge 232/2016 riportano infatti dei requisiti di ammissibilità dei beni tipici del settore manifatturiero. Da qui la richiesta di aggiornare tali Allegati, oppure di dare vita ad un nuovo strumento di incentivo specificatamente rivolto alle costruzioni. In entrambi i casi, infatti, gli incentivi 4.0 per il mondo edile dovrebbero:
- Rendere più ampio il concetto di luogo produttivo, non limitandosi solo a quello della fabbrica (stabilimento produttivo fisso) ma includendo anche il cantiere (centro produttivo temporaneo);
- Approfondire il concetto di interconnessione, in particolare per mettere in contatto il cantiere con la sede dell’impresa;
- Ampliare la lista dei beni oggetto di incentivo, inserendo strumenti dedicati all’edilizia 4.0 e 5.0, come ad esempio: apparati di sollevamento, macchine movimento terra, macchine stradali; attrezzature di cantiere evolute (casseri sistemi di prefabbricazione), software BIM (Building Information Modeling – Modellazione Informativa degli Edifici), solo per citarne alcuni.
Le osservazioni Ance sui principi della legge delega per la riforma degli incentivi alle imprese
Per quanto concerne invece le osservazioni avanzate dai costruttori sui principi contenuti nei DDL che dovranno essere rispettati dal Governo nello scrivere la riforma degli incentivi, l’Ance si focalizza su alcuni aspetti ben specifici.
Se da un lato, infatti, l’Ance “condivide i principi alla base del testo e ritiene che la revisione complessiva degli incentivi alle imprese, insieme all’avviata riforma fiscale, sia un’occasione fondamentale per definire i contorni di una vera politica industriale per il settore delle costruzioni”, dall’altro - su diversi punti specifici - i costruttori chiedono alcuni correttivi.
E’ il caso ad esempio delle disposizioni in materia di premialità per le imprese che dovrebbero essere presenti in tutti gli incentivi, come quelle per l’assunzione delle categorie protette o quelle legate alla valorizzazione del lavoro femminile. Due premialità - spiega Ance - di difficile applicazione nel campo edilizio, sia per motivi di sicurezza sia per le caratteristiche oggettive delle prestazioni lavorative svolte in cantiere. In tale contesto, quindi, l’Ance “segnala il rischio di un effetto 'distorsivo' che potrebbe derivare da un’applicazione pedissequa e indiscriminata delle stesse, soprattutto nel caso di valutazioni di ammissione a incentivi 'intersettoriali', ossia rivolti a più settori produttivi”.
Per quanto concerne invece gli incentivi in materia di occupazione, nel valutare positivamente le finalità perseguite dai principi di delega, l’Ance “evidenzia la necessità di preservare e rafforzare quelle misure di incentivazione che rispondono alle specifiche esigenze di un settore, quale l’edilizia, caratterizzato da spiccate peculiarità”. Per questo i costruttori chiedono la reintroduzione dell’agevolazione contributiva specificamente prevista per il settore edile dall’art. 29 del D.L. n. 244/1995 che consiste in una riduzione annuale, in misura pari all’11,50%, di determinate contribuzioni dovute all’Inps. “Trattandosi di una misura che riflette le peculiarità del settore, e proprio al fine di rafforzare l’efficacia, se ne chiede il ripristino anche con riferimento ai premi Inail”, si legge nel documento depositato dall'Associazione.
Infine, osservazioni puntuali sono arrivata anche per quanto concerne la regolarità del Durc online, per il quale l’Ance chiede di introdurre, nel sistema di rilascio, un meccanismo che consenta alle imprese, su base volontaria, di avviare la procedura di verifica della regolarità contributiva in anticipo rispetto alla scadenza del “Durc on line” in corso di validità (ossia nei 15 giorni antecedenti a tale scadenza).
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