Via libera alla vicepresidenza a Fitto per Coesione e Riforme

 

Luce verde alla vicepresidenza di Fitto, insieme a quella della spagnola Teresa Ribera. Nella squadra formata da Ursula von der Leyen per il suo secondo mandato alla guida della Commissione europea, il commissario italiano ha ottenuto una vicepresidenza esecutiva e la delega su politiche chiave per l'Italia: anzitutto la Coesione e le Riforme, ma anche responsabilità in materia di Recovery, in tandem con il collega lettone Valdis Dombrovskis, e la supervisione su turismo, trasporti, agricoltura e pesca.

Cosa ha detto Fitto nell'audizione al Parlamento UE

Il collegio dei commissari costruito dalla presidente Ursula von der Leyen, sulla base dei candidati proposti dagli Stati membri e dei difficili equilibri tra paesi, gruppi politici e considerazioni strategiche circa la direzione da imprimere alla nuova legislatura UE, è stato presentato in occasione della plenaria di settembre del Parlamento europeo.

Socialisti, liberali e verdi hanno votato a favore della rielezione di von der Leyen, ma chiedendo di non lasciare spazio a esponenti della destra euroscettica nell'Esecutivo comunitario, tra cui il ministro italiano, esponente di Fratelli d'Italia, Raffaele Fitto, indicato da Ursula von der Leyen per il ruolo di vicepresidente esecutivo con delega alla Coesione, alle Riforme e al Recovery and Resilience Facility, quindi fondi strutturali europei e PNRR, materie che già ricadono sotto la sua responsabilità nel Governo Meloni.

All'opposizione dei tre gruppi politici alla vicepresidenza a Fitto ha fatto da contraltare il PPE, prendendo in ostaggio la vicepresidenza assegnata alla spagnola Teresa Ribera, ritenuta responsabile delle drammatiche perdite causate dall'alluvione di Valencia di fine ottobre.

Dopo giorni di ultimatum e serrate trattative, i veti incrociati sono caduti nella notte, conducendo al via libera a Fitto da parte della commissione Sviluppo regionale del PE, e a Ribera, cui è assegnata la vicepresidenza esecutiva alla Transizione pulita, giusta e competitiva insieme alla responsabilità in materia di concorrenza, da parte delle commissioni Ambiente, Industria ed Energia e Affari economici.

"Quest’importante incarico attribuito al Commissario designato dall’Italia è una vittoria di tutti gli italiani, non del Governo o di una forza politica. Abbiamo ottenuto un portafoglio di peso e il coordinamento di deleghe strategiche per la nostra Nazione e per l’Europa intera, come l’agricoltura, la pesca, l’economia del mare, i trasporti e il turismo. Questa indicazione è la conferma di una ritrovata centralità dell'Italia in ambito europeo, all’altezza del nostro ruolo come Stato fondatore della UE, seconda manifattura d'Europa e terza economia del Continente", ha commentato la premier Giorgia Meloni.

Fitto e la delega su Coesione, Riforme e PNRR

Secondo paese beneficiario dei fondi della Politica di Coesione, dopo la Polonia, l'Italia è sicuramente interessata all'attribuzione di questa materia a Raffaele Fitto. Con qualsiasi commissario l'Italia vedrebbe confermarsi nel prossimo settennato 2028-2034 una quota rilevante dei fondi europei per la convergenza, in virtù dei ritardi del Mezzogiorno. Ma la partita che si giocherà nei prossimi mesi e anni riguarda il futuro della Politica di Coesione e la direzione da dare alla sua riforma alla luce delle nuove priorità politiche dell'Unione e dell'esperienza del Recovery and Resilience Facility.

Le analisi degli esperti e dello stesso Esecutivo UE, in vista della presentazione della proposta della Commissione europea, attesa entro luglio 2025, hanno evidenziato la necessità di introdurre qualche forma di discontinuità per aumentare l'efficacia dei fondi europei, e qui il modello performance-based del PNRR potrebbe trovare un'occasione di replica. In Italia Fitto ha promosso l'applicazione di alcune caratteristiche del modello PNRR alla Politica di Coesione, introducendo vincoli più stringenti sui fondi strutturali e sulle risorse nazionali del Fondo sviluppo e coesione (FSC), e potrebbe appoggiare l'introduzione di meccanismi analoghi, anche se non necessariamente generalizzati all'intera Politica di Coesione, anche a livello UE.

Per approfondire: Recovery e Politica di Coesione: ispirazione o sostituzione per il post 2027? 

Ma al di là del tema governance, cui si lega anche la dicotomia tra centralizzazione e titolarità dei territori sulle risorse, anche gli obiettivi di policy della Coesione sono materia di dibattito. L'obiettivo della Coesione è il contrasto ai divari territoriali certo, ma si dibatte anche di nuovi indicatori per misurali. Si parla di impatto della decarbonizzazione, che quindi chiama in causa anche un maggior sostegno alle regioni più sviluppate. Di investimenti in tecnologie critiche ed emergenti, protagoniste oggi della riprogrammazione STEP ma finora solo a risorse invariate. Di sfide demografiche, che minacciano, secondo il rapporto Draghi, anche quella competitività in questi mesi ben più presente nel dibattito politico del tema della convergenza.

Il compromesso tra le varie istanze in campo, che disegnerà il profilo strategico e l'allocazione dei fondi della nuova Politica di Coesione, passerà per la scrivania di Fitto e questo è un punto rilevante per gli stakeholder italiani, dalle regioni alle associazioni imprenditoriali.

Diverso il discorso sul PNRR, dove l'autonomia di Fitto sarà limitata dal ruolo di coordinamento affidato al collega lettone Valdis Dombrovskis, che nel collegio von der Leyen bis avrà il doppio ruolo di commissario per l'Economia e la Produttività e commissario per l'Attuazione e la Semplificazione e che risponderà direttamente alla presidente della Commissione. 

Supervisione su Turismo, Trasporti, Agricoltura e Pesca

A sua volta, però, anche Fitto sarà chiamato ad esercitare la propria supervisione su altri portafogli, e quindi su altri commissari.

Al commissario italiano spetterà la supervisione sui portafogli del greco Apostolos Tzitzikostas, commissario per trasporti e turismo sostenibili, del cipriota Costas Kadis, commissario per pesca e oceani, e del lussemburghese Christophe Hansen, commissario per agricoltura e alimentazione. Anche in questi ambiti, l'Italia ha interessi rilevanti da perseguire, dal dossier sul trasporto combinato fino all'opportunità di promuovere un ruolo più attivo dell'UE nel settore del turismo, passando per la pesca nel Mediterraneo. E poi, soprattutto, c'è il tema dell'agricoltura, a cui la commissione von der Leyen dedicherà grande attenzione dopo la protesta dei trattori dei mesi scorsi.

La Commissione dovrà esporsi, in senso positivo o negativo, rispetto alle richieste di aumentare il sostegno finanziario agli agricoltori per ingaggiarli in un Green Deal che comunque da più parti nel mondo agricolo si chiede di ridimensionare. Si parla anche di riconoscere gli sforzi che gli agricoltori, e non solo, compiono per tutelare biodiversità ed ecosistemi o per contrastare il cambiamento climatico. Sono proposte in parte contenute nella relazione del Dialogo strategico sul futuro dell'agricoltura, che von der Leyen ha accolto senza assumere impegni precisi, ma che comunque andranno affrontate. Lo dimostra anche l'ipotesi di sperimentare “crediti natura” avanzata dalla stessa numero uno della Commissione in occasione di una conferenza a Monaco di Baviera.

Alcuni dossier finiranno dentro la riforma della Politica Agricola Comune (PAC), su cui i lavori dovranno partire presto per evitare un nuovo rinvio, come successo per la PAC 2014-2020, estesa al 2022 in assenza di accordo tra i 27. Come per la Coesione, l'Italia ha interesse a che la PAC resti una delle principali voci del Quadro finanziario pluriennale e ad essere confermata tra i massimi beneficiari delle risorse europee, ma anche ad orientare la riforma delle regole di accesso ai fondi UE.

In più, per la prima volta il dossier Agricoltura viene espressamente associato, nella delega al commissario Christophe Hansen, all'alimentazione. Quindi non solo produzione primaria, ma anche agrifood in senso più ampio e regole per la filiera agroalimentare. Lo scontro sul Nutriscore è solo un esempio di quanto questi temi possano essere rilevanti per l'Italia.

Prossimi passi

Superato lo stallo sui candidati di Italia e Spagna, si sblocca la partita delle sei vicepresidenze: oltre a Raffaele Fitto e Ribera, sono Stéphane Séjourné, vicepresidente esecutivo per la prosperità e la strategia industriale e responsabile del portafoglio Industria, PMI e Mercato unico; Roxana Mînzatu, vicepresidente esecutiva con delega per le persone, le competenze e la preparazione; Henna Virkkunen, vicepresidente esecutiva per la sovranità tecnologica, la sicurezza e la democrazia e responsabile del portafoglio sulle tecnologie digitali e di frontiera; Kaja Kallas, vicepresidente esecutiva e Alta rappresentante.

L'ultima parola spetta alla plenaria del Parlamento europeo, che dovrà approvare a maggioranza semplice, per appello nominale, l'intero collegio. Il voto finale è previsto il 27 novembre, durante la sessione plenaria del 25-28 a Strasburgo.

Per approfondire: Cosa prevede il Piano strategico PAC Italia 2023-2027

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