Sviluppo economico - Calenda nuovo ministro, i dossier aperti
Alle 17 di martedì il giuramento di Carlo Calenda al Quirinale. I temi sul tavolo di via Veneto che attendono il nuovo ministro dello Sviluppo economico
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Nel pomeriggio di martedì Carlo Calenda, da marzo rappresentante permanente dell'Italia a Bruxelles, è atteso al Quirinale insieme al premier per giurare davanti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e assumere l’incarico di ministro dello Sviluppo economico, come annunciato da Matteo Renzi domenica sera nel corso della trasmissione Che tempo che fa. A seguire è stato convocato il Consiglio dei Ministri.
Chi è Carlo Calenda
Classe 1973, figlio dell'economista Fabio Calenda e della regista Cristina Comencini, dal 2004 al 2008 Carlo Calenda, laureato in giurisprudenza con indirizzo diritto internazionale, è stato prima assistente del presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo, con delega agli Affari internazionali, quindi direttore dell'area strategica Affari internazionali di viale dell'Astronomia.
Prima dell'incarico in Confindustria è stato responsabile Marketing di prodotto e programmazione per Sky Italia, responsabile Relazioni con le istituzioni finanziarie e responsabile Customer Relationship Management della Ferrari.
Calenda conosce bene gli uffici di via Veneto, avendo ricoperto il ruolo di viceministro dello Sviluppo economico con i governi Letta e Renzi. Fino a gennaio di quest'anno, quando è stato nominato rappresentante permanente dell’Italia a Bruxelles al posto dell'ambasciatore Stefano Sannino.
La scelta di Matteo Renzi, che aveva assunto l’interim del dicastero poco più di un mese fa, dopo le dimissioni di Federica Guidi, sarebbe stata preannunciata giovedì scorso al presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, a Roma per la tavola rotonda sullo Stato dell’Unione.
I dossier aperti
Numerosi e delicati i temi che il neo ministro dello Sviluppo economico è chiamato ad affrontare: dall'Investment compact 2 al TTIP, passando per l'Ilva, il piano Industria 4.0 e i temi energetici.
Investment compact 2. Dovrebbe contenere misure per agevolare l’accesso al credito delle imprese e per facilitare l’attrazione di investimenti. La proposta dell’ex ministro Guidi per il pacchetto che prende anche il nome di “Finanza per la crescita” era una nuova forma di detassazione degli utili reinvestiti, ma non si può escludere che il successore spinga invece per altre iniziative di sviluppo.
Fra le misure previste dal decreto “Finanza per la crescita”, quella annunciata dal ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan relativa alla detassazione sul risparmio orientata verso piani di investimento a medio-lungo periodo in imprese di dimensioni comprese tra i 50 e 250-300 milioni di ricavi. Investimenti che intenderebbero sostenere la crescita dimensionale delle imprese, la ricapitalizzazione delle società più strutturate e il supporto a progetti di internazionalizzazione.
Il dossier dovrebbe inoltre prevedere una fiscalità di vantaggio, sull’esempio di quella oggi prevista per le società quotate con un bilancio fiscale consolidato, per le aziende che investono in startup: si tratterebbe di uno sgravio per le società quotate che acquisiscano una partecipazione in startup innovative con non più di cinque anni di vita.
Industria 4.0. Congelato dalle dimissioni di Guidi, il piano “Industria 4.0, la via italiana per la competitività del manifatturiero” traccia otto aree di intervento per promuovere lo sviluppo della quarta rivoluzione industriale:
- rilanciare gli investimenti industriali con particolare attenzione a quelli in ricerca e sviluppo, conoscenza e innovazione;
- favorire la crescita dimensionale delle imprese;
- sostenere la nuova imprenditorialità innovativa;
- definire protocolli, standard e criteri di interoperabilità condivisi a livello europeo;
- garantire la sicurezza delle reti e la tutela della privacy;
- assicurare adeguate infrastrutture di rete;
- diffondere le competenze per Industry 4.0;
- canalizzare le risorse finanziare.
Il documento si allinea al piano europeo da 50 miliardi di euro per la digitalizzazione dell'industria, presentato ad aprile nell'ambito della strategia per il mercato unico digitale.
Il lancio del piano italiano, fissato inizialmente per il 29 aprile, in occasione dell'Internet Day, è stato rinviato alla luce dell'assenza di un titolare del dicastero dello Sviluppo economico.
Energia e green economy. Poco dovrebbe cambiare in termini di politica energetica: da viceministro, infatti, Calenda si è occupato soprattutto di questioni inerenti l'internazionalizzazione delle imprese.
Ma ad attenderlo ci sono una serie di nodi complessi. A partire dagli incentivi alle rinnovabili: dopo mesi di attesa è sì arrivato, a fine aprile, l'ok della Commissione europea al decreto per incentivare le rinnovabili diverse dal fotovoltaico, ma mancano ancora le firme dei Ministeri competenti (Sviluppo economico, Ambiente e Politiche Agricole). Un effetto domino, che ritarda l'approdo del decreto in Gazzetta ufficiale.
Ad attendere Calenda, anche la decisione sul ruolo da assegnare alla ricerca ed estrazione degli idrocarburi sul territorio nazionale e gli interventi volti a sbloccare la filiera del biometano.
Ilva. Altro dossier aperto, e scottante, è quello dello stabilimento tarantino: il 30 maggio scade il termine per presentare proposte di affitto o vendita del gruppo, il cui closing è fissato per decreto il 30 giugno.
TTIP e MES Cina. Fra gli argomenti che riguardano da vicino le competenze del Ministero dello Sviluppo, il partenariato transatlantico su commercio e investimenti Ue-USA (TTIP), in fase di negoziazione dal 2013. Calenda si è da subito detto un sostenitore del partenariato e nel luglio del 2015 ha paragonato il TTIP alla Nato, definendolo “un contributo alla stabilità”.
Nel suo passato ruolo di viceministro, inoltre, Calenda era titolare del cosiddetto dossier Cina, la pratica per l'eventuale riconoscimento dello status di economia di mercato a Pechino.
Migration Compact. Al nome di Carlo Calenda non si associano solo i temi inerenti lo Sviluppo economico. In qualità di rappresentante permanente dell'Italia presso l'Ue, infatti, il neoministro ha realizzato, in stretto contatto con la Farnesina, il cosiddetto Migration Compact, la proposta italiana di una “strategia Ue per l'azione esterna in materia di migrazione”.
Con il ritorno di Calenda al MISE, scatterà anche il passaggio di consegne a Bruxelles, e al successore spetterà il compito di portare avanti il dossier in collaborazione con la Commissione Juncker.