Finanza alternativa – Social Lending e Invoice Trading, a che punto siamo in Italia
Come funzionano gli strumenti di finanziamento alternativo come il Social Lending e l'Invoice Trading
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Potete chiamarlo Lending Crowdfunding, Social Lending, P2P Lending o Marketplace Lending. Nomi diversi per indicare lo stesso strumento, che permette di realizzare prestiti tra privati attraverso una piattaforma web.
Social lending: come funziona
Interessi e costi d'intermediazione ridotti: questi, in estrema sintesi, i vantaggi del social lending. Prestatore e richiedente, infatti, vengono messi in relazione diretta da piattaforme online specializzate, che svolgono il ruolo di intermediazione fornendo innanzitutto un rating, un livello di affidabilità, al contraente del prestito. Un rating basso equivale a tassi di interesse più alti per i prestatori, per compensare il rischio.
Le piattaforme gestiscono algoritmi capaci di analizzare miliardi di dati sui debitori, formulare una stima statistica del rischio che essi rappresentano, fissare un tasso d’interesse e smistare i prestiti che arrivano dagli investitori.
Il prestito viene erogato dopo un'analisi della documentazione fornita dal richiedente a controprova di quanto dichiarato online. All'ammontare del prestito contribuiscono non uno ma centinaia di prestatori, ognuno con una quota e un tasso specifico (fisso), calcolato come media ponderata dei tassi richiesti dai singoli prestatori. Il richiedente restituisce il prestito con una rata mensile, normalmente per addebito diretto su conto corrente bancario; è poi compito della piattaforma di social lending redistribuire la rata ai prestatori secondo le quote spettanti.
In caso di morosità di uno o più richiedenti, la società intermediaria attiva i programmi di recupero credito a nome di tutti i prestatori coinvolti.
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Le più importanti piattaforme di social lending
L’idea di disintermediare gli istituti finanziari nell'accesso al credito è nata nel 2005 in Inghilterra con Zopa: da allora, la piattaforma di social lending ha erogato prestiti per oltre 1,3 miliardi di sterline.
Nel Regno Unito, il fenomeno dei prestiti fra pari riscuote grande successo, come dimostrano i numeri forniti dalla Peer to Peer Finance Association (P2PFA), associazione che raggruppa le piattaforme di lending crowdfunding britanniche: nel 2015 le piattaforme di social lending hanno prestato 2,2 miliardi di sterline, il doppio dell’anno precedente, e solo nel quarto trimestre del 2015 gli associati al P2PFA hanno originato 650 milioni di sterline prestiti.
E non basta: da aprile di quest'anno i prestiti originati con questo meccanismo potranno essere detenuti in particolari conti di risparmio, gli Individual Savings Account (ISA), con conseguenti benefici fiscali: i prestatori potranno aprire un ISA presso le piattaforme di social lending e allocare una quota di capitale da investire ogni anno in prestiti P2P, godendo così di rendimenti esentasse sugli interessi pagati dai mutuatari su questo importo.
In pochi anni, sulla spinta della crisi finanziaria del 2008, il social lending è diventato un modello finanziario alternativo che funziona su larga scala. Sono ora oltre 40 le piattaforme di social lending attive nel mondo.
La più importante e nota è a stelle e strisce: Lending Club, il più grande erogatore di prestiti P2P al mondo. Nell'ottobre del 2015 la società ha annunciato di aver superato 13 miliardi di dollari di prestiti erogati a partire dal suo lancio nel 2006.
Prestiti tra privati significa anche prestiti alle micro e piccole imprese: a febbraio dello scorso anno, infatti, la piattaforma ha stretto un accordo con Alibaba per fornire prestiti alle PMI americane clienti del colosso cinese del commercio elettronico.
Il social lending in Italia
In Italia il lending crowdfunding è rappresentato principalmente dalle piattaforme Smartika, Prestiamoci e da Borsa del Credito.
Smartika Spa opera come istituto di pagamento regolamentato e vigilato da Banca d’Italia ed è quindi un operatore finanziario autorizzato, ai sensi del d.lgs. 11/2010, a prestare i servizi di pagamento, erogati su istruzione dei prestatori e dei richiedenti, che sono alla base del social lending.
A gennaio di quest'anno, Smartika ha annunciato un aumento di capitale di 3,72 milioni di euro: risorse che saranno utilizzate per consolidare la leadership nel settore e che portano il capitale sociale a 4,52 milioni di euro.
C'è poi Prestiamoci, su cui ha investito l'incubatore Digital Magics e il cui servizio di social lending è sviluppato da Agata SpA. Anche in questo caso, si è registrato recentemente un aumento di capitale: il 2015 si è chiuso infatti con 2 milioni di euro in più sui quali contare per lo sviluppo dell'azienda.
C'è poi Borsa del Credito, la piattaforma focalizzata sui prestiti alle aziende. Lanciata il 21 settembre 2015, la piattaforma (che prima si occupava di consulenze online per l'accesso al credito delle imprese) permette di erogare finanziamenti a titolari di partita Iva.
Invoice Trading
Rivolte alle piccole e medie imprese, le piattaforme di Invoice Trading permettono agli imprenditori di ottenere liquidità cedendo le proprie fatture. Il servizio si rivolge principalmente alle PMI che non riescono a smobilizzare le proprie fatture attraverso i circuiti tradizionali del credito e le cedono attraverso un meccanismo competitivo di asta.
Le aziende mettono dunque all’asta le fatture commerciali, che gli investitori acquistano per un corrispettivo inferiore al valore nominale. Quando la fattura sarà saldata l’investitore ne incasserà il controvalore.
Se in Italia l'Invoice Trading non è ancora diffuso, lo è invece – e molto – nel Regno Unito. A dimostrarlo, uno studio condotto nel novembre 2014 dall'Università di Cambridge e da NESTA (National Endowment for Science, Technology and the Arts) sulla diffusione dell’Alternative Finance in Gran Bretagna. Se i più diffusi oltremanica sono il P2P business lending e P2P consumer lending – che nel 2014 valevano rispettivamente 749 milioni e 547 milioni di sterline – al terzo posto figurano le piattaforme di Invoice Trading, che valevano in quell'anno 270 milioni di sterline.
E sempre l'università di Cambridge fornisce, in uno studio del febbraio 2015, una panoramica sulla situazione della finanza alternativa in Europa: tra il 2012 e il 2014, le 255 piattaforme online presenti in 27 paesi europei – che rappresentano circa l’85% della finanza alternativa online europea - hanno erogato fondi per 4,6 miliardi di euro a privati, imprenditori, artisti, piccole e medie imprese, aziende sociali, progetti di energia rinnovabile, organizzazioni comunitarie e no-profit. In particolare, la Francia, la Germania, la Svezia, i Paesi Bassi e la Spagna hanno contribuito all’intero settore della finanza alternativa per un totale di 952 milioni di euro negli ultimi tre anni.
L’Italia è al decimo posto per volume di transazioni, con 8,2 milioni di euro, mentre se si considera il volume pro capite scendiamo al diciassettesimo posto.
Per quanto riguarda le forme di finanziamento, il prestito Peer-to-Peer a privati è quello più diffuso e valeva 274,62 milioni di euro nel 2014, seguito dal reward-based crowdfunding (120,33 milioni di euro), il prestito P2P alle imprese (93,1 milioni di euro) e l’equity crowdfunding (82,56 milioni di euro). Quanto all'Invoice Trading, ancora tra le forme meno diffuse in Europa, valeva 6,63 milioni di euro.
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