World Economic Forum 2019: temi e protagonisti in scena a Davos
Segnato dall’assenza di alcuni dei leader più attesi, si è svolto nella cittadina svizzera di Davos il World Economic Forum (WEF) 2019, incentrato sul tema della globalizzazione. Ecco quello che è successo.
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Si è svolta questa settimana nella città di Davos la 49a edizione del World Economic Forum, che ogni anno riunisce i leader internazionali del mondo politico, finanziario ed economico. Ma chi sono stati i protagonisti del WEF 2019? Quali i temi cruciali in agenda? Di seguito, una sintesi degli eventi più salienti delle 4 giornate di forum con i commenti dei principali quotidiani italiani e internazionali.
Giorno 1: un'inaugurazione tra grandi assenti
Il forum si è aperto con l'eco delle pesanti assenze da parte di alcuni dei principali leader mondiali: Donald Trump, Emmanuel Macron e Theresa May, ognuno impegnato a gestire urgenti questioni di ordine nazionale (rispettivamente: shutdown, no deal per la Brexit e proteste dei gilet gialli).
Ad aprire il forum il discusso neo-presidente brasiliano ex capitano dell’esercito Jair Bolsonaro, che, ha commentato il Sole24Ore, ha fatto il suo debutto sulla scena internazionale “con un disagio piuttosto evidente”. Il leader sudamericano, aspramente criticato e definito da molti analisti “il Trump dei Tropici”, si è infatti limitato a un intervento di apertura di neanche 15 minuti.
Protagonisti della prima giornata di forum il premier indiano Narendra Modi e il primo ministro canadese Justin Trudeau.
Il primo ha dichiarato che il protezionismo è pericoloso quanto il terrorismo e il cambiamento climatico. Nel suo discorso di quasi un'ora in hindi, ha commentato il quotidiano indiano in lingua inglese The Hindu, Modi ha cercato di vendere con forza l'India come una destinazione per gli investimenti, invitando coloro che cercano ricchezza, benessere, pace e prosperità a recarsi nel Paese. Un discorso all’insegna della parità di genere, invece, quello del primo ministro canadese che, ha scritto il Guardian, ha sfidato i leader delle più grandi multinazionali ad assumere più donne come chiave per ridurre lo ‘sconcertante’ divario tra ricchi e poveri.
Nel primo giorno di WEF anche un videomessaggio del segretario di Stato americano Mike Pompeo, la cui presenza in carne e ossa è stata compromessa dal veto di Donald Trump. A causa dello shutdown (il blocco delle attività amministrative), attivato lo scorso 22 dicembre per via del disaccordo tra la Casa Bianca e il Partito democratico sul finanziamento del muro al confine con il Messico, Trump ha impedito a tutta la delegazione americana di partecipare al forum.
"Soffiano nuovi venti sul mondo, e sono venti di sovranismo", ha detto Pompeo nel suo discorso a sostegno di Paesi forti, difesi da frontiere solide e focalizzati su interessi nazionali. Il segretario di Stato americano ha citato il Movimento 5 Stelle in Italia, la Brexit nel Regno Unito, Jair Bolsonaro in Brasile e lo stesso Donald Trump in USA come esempi positivi di una tendenza “alternativa” che attraversa tutto il mondo.
Nella seconda parte del suo discorso Pompeo ha citato la Cina, con cui è in atto una guerra commerciale a suon di dazi. Sulle relazioni tra i due colossi il segretario di Stato ha detto di sperare che Pechino adotti "politiche coerenti con i principi di democrazia", da cui dipenderanno i futuri rapporti. Al riguardo, Les Echos ha scritto che, sebbene i leader dei due Paesi fossero assenti, la rivalità tra Stati Uniti e Cina è stata al centro del forum ed è andata “ben oltre gli scontri commerciali”. Dello stesso avviso il Financial Times, secondo cui qualsiasi eventuale tregua commerciale tra Washington e Pechino potrebbe essere temporanea, perché la rivalità tra i Paesi è destinata ad aumentare nel lungo periodo. Oltre i cieli blu di Davos, ha messo in guardia FT, si accumulano oscure nuvole di tempesta.
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Giorno 2: l'Italia arriva a Davos
L’Italia è stata tra i protagonisti della seconda giornata del forum. A Davos hanno fatto la loro comparsa il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro dell’Economia Giovanni Tria. A loro, l’arduo compito di smentire il quadro tracciato dal Fondo Monetario Internazionale, che proprio nella cornice di Davos ha dimezzato la stima del PIL italiano per il 2019 a un misero 0,6% e ha annoverato Roma tra i principali elementi di rischio globale, definendola responsabile, insieme a Berlino, della lentezza della crescita europea. Per tutta risposta, in un’intervista rilasciata a Reuters a margine del WEF il ministro Tria ha assicurato che l'Italia centrerà gli obiettivi di deficit al 2,04% del PIL per il 2019 e non avrà bisogno di alcuna manovra correttiva.
Il premier Conte ha, invece, tenuto un lungo discorso sulle aspettative mancate della moneta unica e della globalizzazione. Gli italiani, ha detto Conte di fronte alla platea di Davos, credevano che l’euro avrebbe risolto tutti i loro problemi cronici: l’alta inflazione, una moneta debole, il debito pubblico. Ma la realtà si è rivelata diversa: il prezzo da pagare è stato un debito pubblico crescente, nonostante si richiedesse continuamente loro di stringere la cinghia. L’apertura globale dei mercati, la libera circolazione dei capitali e la rivoluzione tecnologica hanno prodotto grandi risultati, ma di questi benefici hanno goduto in pochi, e non in molti, ha aggiunto Giuseppe Conte in un discorso tutto orientato a rilanciare l’idea di una “Europa del popolo, fatta dal popolo e per il popolo”.
Ospite della seconda giornata di WEF anche la cancelliera tedesca Angela Merkel, che ha esortato la platea di leader politici ed economisti internazionali a prendere una posizione netta contro i movimenti populisti e nazionalisti. Merkel, ha commentato il Financial Times, ha difeso l’ordine globale “con un colpo velato a Trump”. La cancelliera ha invitato i colleghi a seguire approcci multilaterali e soluzioni condivise su questioni globali - come la digitalizzazione, i cambiamenti climatici e la migrazione - contraddicendo in modo netto quanto detto il giorno prima da Mike Pompeo, ha aggiunto FT.
Nell’ambito di quella che il Sole24Ore ha definito “la coalizione dei globalisti contro unilateralismo, dazi e populismi“, il primo ministro giapponese Shinzo Abe ha esortato i suoi colleghi a “ricostituire la fiducia verso il sistema del commercio internazionale” per scongiurare i rischi legati alla guerra dei dazi e alle tensioni commerciali.
Sul palco del forum anche il vicepresidente cinese Wang Qishan, che, ha commentato l’Independent, ha teso un ramoscello di ulivo agli Stati Uniti, affermando che "lo scontro danneggia gli interessi di entrambe le parti".
Protagonisti del forum sono stati anche agli imprenditori. Nella giornata di mercoledì sono intervenuti il fondatore di Microsoft Bill Gates e il fondatore di Alibaba Jack Ma. Se il primo ha concentrato il suo discorso sull’importanza di investire nell’assistenza sanitaria a livello globale, il secondo, rispondendo alle domande della platea, ha spiegato che la sua esperienza come insegnante lo ha aiutato a portare all’interno del suo faraonico progetto di business il principio di “aiutare gli altri”. Seconda chiave del successo dell'azienda, ha detto il numero uno della più grande piattaforma di scambio online B2B al mondo, è “abbracciare il cambiamento e vederlo come un'opportunità”.
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Giorno 3: la sfida dell'Africa
La terza giornata ha visto salire sul palco di Davos il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, che ha parlato delle sfide globali del nostro tempo - i cambiamenti climatici, le migrazioni e la digitalizzazione - e le priorità della sua azione alla guida dell’ONU, prima tra tutte la parità di genere nella società e in politica.
Protagonista della giornata di giovedì l’Africa, con due dei suoi principali rappresentanti: Paul Kagame, presidente della Repubblica del Ruanda dal 2000, e Cyril Ramaphosa, presidente della Repubblica Sudafricana dal febbraio 2018.
I due leader hanno affrontano il tema dell’integrazione nel continente come chiave per creare opportunità di crescita, lavoro e business per la giovane popolazione africana. Dopo tutte le “rivoluzioni perse”, ha detto Ramaphosa, l’Africa ora dovrebbe avere “il coraggio di anticipare tutti e abbracciare la tecnologia nel modo più completo”.
I temi della sostenibilità e dell’economia circolare sono approdati a Davos nella giornata di giovedì. Lo studio della Ellen MacArthur Foundation, dal titolo "Cities and Circular Economy for Food", è stato presentato al Forum, con un dato su tutti: entro il 2050 l’80% del cibo sarà consumato all'interno delle città.
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Giorno 4: ultimi appuntamenti del forum
L'ultimo giorno di forum si è aperto con un panel sullo stato dell'economia globale, presieduto dal direttore operativo del Fondo Monetario Internazionale (FMI) Christine Lagarde, in quella che il Guardian definisce una "cavernosa sala congressi praticamente vuota". Al gruppo di lavoro hanno partecipato la direttrice della Banca mondiale Kristalina Georgieva, il governatore della Banca centrale del Sudafrica Lesetja Kganyago, il governatore della Banca centrale giapponese Haruhiko Kuroda e la professoressa di economia Mariana Mazzucato.
Sempre nella giornata di venerdì 75 Paesi di tutto il mondo - tutti gli Stati membri UE e altri 47 membri dell'Organizzazione mondiale del commercio (OMC) - hanno deciso di avviare i negoziati per implementare norme globali sul commercio elettronico.
"Il commercio elettronico è una realtà nella maggior parte del mondo - ha dichiarato a Davos la commissaria al commercio Cecilia Malmström - è quindi nostro dovere fornire a cittadini e aziende un ambiente online prevedibile, efficace e sicuro”
Sullo sfondo del no deal della Brexit, dello shutdown federale statunitense e della protesta dei gilet gialli, che hanno portato May, Trump e Macron a cancellare la loro partecipazione all’appuntamento di Davos, il World Economic Forum del 2019, si legge su un’analisi del Corriere, è comunque riuscito a "porre al centro dell’attenzione mondiale le priorità di lungo periodo", individuando nelle singole istituzioni, private e pubbliche, e in chi le governa la "cura" per ricostruire la fiducia dei cittadini, "ovvero la risorsa intangibile che sembra venuta meno in gran parte dei Paesi del mondo occidentale".
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