Next Generation EU, le donne al centro della ripartenza
Non ci sarà una ripresa equa e sostenibile senza la valorizzazione del ruolo delle donne nella società. Le stesse donne che, durante la pandemia di Covid-19, sono state le più colpite sotto il profilo economico, familiare e della salute, ma che hanno lottato in prima linea e saranno la chiave per risollevare l’Europa dalla crisi coronavirus.
Linee guida e raccomandazioni UE, i punti fermi nella stesura dei Recovery Plan
Considerare le donne al centro della ripartenza è un imperativo, una consapevolezza che deve diventare strutturale anche nel progettare il futuro per le prossime generazioni. A definire questa priorità è sicuramente l’Europa che, nell'ambito del pacchetto per la ripresa Next Generation EU, ha imposto la parità di genere come principio trasversale per l’approvazione dei Recovery Plan degli Stati membri.
Una sfida resa ancora più urgente alla luce dei dati sull'impatto dell’attuale emergenza Covid-19 sulle donne, che ha aggravato un quadro di divario economico e sociale e di potenzialità inespresse.
Le donne e l’impatto della pandemia Covid-19
A un anno dalla diffusione dell’epidemia di coronavirus, la preoccupazione maggiore è che la ricaduta sociale ed economica del coronavirus possa avere effetti negativi a lungo termine sull’uguaglianza di genere. Una strada ancora lunga da percorrere. Secondo l'Indice sull’uguaglianza di genere 2020 (stilato in base ai dati raccolti nel 2018), curato dall'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere (EIGE), l'UE ottiene un punteggio del 67,9% sull'uguaglianza di genere e, mantenendo il ritmo attuale, mancano almeno ancora 60 anni prima di poter raggiungere la completa parità.
La situazione è particolarmente critica in Italia. Dai dati Istat di dicembre 2020 risulta che su 101mila occupati in meno, 99mila sono donne. Ed è prevedibile che la situazione possa peggiorare. Il tasso di occupazione delle donne è inferiore di 18 punti percentuali rispetto agli uomini, mentre il lavoro part time riguarda per il 73,2% le donne e non è volontario nel 60,4% dei casi. Sono molteplici le cause di questo divario tra cui la maggiore fragilità contrattuale come anche la necessità di conciliare vita privata e lavorativa.
Una situazione, quella del Belpaese, che trova un chiaro riscontro nel più ampio quadro europeo. Circa l'84% delle donne lavoratrici tra i 15 e i 64 anni sono impiegate nei servizi, compresi quelli più colpiti dalla crisi Covid-19 e che stanno affrontando perdite di posti di lavoro. La quarantena ha anche avuto un impatto sugli impieghi "al femminile" dell'economia, come quelli legati all'asilo nido, il lavoro di segreteria e quello domestico. Oltre il 30% delle donne nell'UE lavora part-time ed è impiegata in larga parte nell'economia informale, caratterizzata da minori diritti sul lavoro e protezione sanitaria e dall’assenza di altri benefici fondamentali. Le donne si trovano anche a dover prendere frequentemente del tempo libero dal lavoro per prendersi cura di figli e parenti e, con i lockdown, hanno spesso dovuto combinare il telelavoro e la cura dei bambini.
Nonostante le fragilità, le donne hanno lottato in prima linea contro il coronavirus: su 49 milioni di persone impiegate nel settore sanitario, uno dei più esposti al virus, il 76% sono donne, oltre ad essere state sovra rappresentate nei servizi essenziali rimasti aperti durante la pandemia, dalla vendita all’assistenza all'infanzia.
Next Generation EU, l’occasione per una ripartenza al femminile
L’Unione europea ha introdotto risorse straordinarie per far ripartire l’economia europea a seguito della pandemia con una particolare attenzione alla prospettiva di genere. Basti pensare al budget stanziato con il bilancio europeo 2021-2027 e il pacchetto Next Generation EU, che prevedono 1840 miliardi di fondi europei, da aggiungere alle risorse di SURE e BEI già disponibili.
Anche la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen, intervenendo al Parlamento europeo in occasione di un evento su donne, lavoro e ripresa economica, ha insistito sul fatto che "le donne debbano essere al centro della ripresa economica e questo è un requisito nazionale di tutti i piani di ripresa" con "Next Generation EU che deve investire sia per le donne sia per gli uomini e per tutti gli europei".
Quindi in Italia, il Piano nazionale per la ripresa e resilienza rappresenta l’occasione di ripensare la società in modo da offrire nuove opportunità di formazione e lavoro, eliminare le disuguaglianze e favorire l’empowerment femminile.
"Siamo chiamati ad avere il coraggio di osare una prospettiva di futuro che offra concretezza alle speranze delle nuove generazioni", ha spiegato Elena Bonetti, ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, durante l’evento organizzato dal Parlamento europeo in Italia sul ruolo delle donne nella ripresa post-Covid. "Non è più accettabile che le donne siano escluse da alcuni pezzi della vita sociale, economica e lavorativa" ha sottolineato Bonetti.
Per passare dalla 'she-session' alla she-covery, ovvero dalla recessione che colpisce le donne alla ripresa grazie al ruolo delle donne, la ministra punta l’attenzione su tre assi:
- offrire percorsi di formazione che rendano protagoniste le ragazze, ad esempio valorizzare lo studio delle materie STEM come chiave per l’empowerment femminile;
- porre il giusto accento sull’occupazione femminile, con politiche attive, fiscalità agevolata, incentivi all’imprenditorialità e premialità per quelle aziende che promuovono la leadership femminile;
- scegliere in modo strutturale la parità di genere, mettendo le donne nelle condizioni di competere alla pari degli uomini e concorrere alla pari degli uomini alla costruzione del futuro.
Gli investimenti previsti nei Piani di ripresa e resilienza, da realizzare grazie alle risorse del Recovery fund, ha spiegato l'eurodeputata PD Pina Picierno "non possono essere soltanto 'risarcitori' e mirare a ripristinare uno scenario pre-pandemia". Come affermato anche dalla vicepresidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, serve "un cambio di paradigma", e l'appello è ad una maggiore presenza delle donne in politica.
Secondo la senatrice Isabella Rauti è fondamentale una presenza femminile nella governance del Recovery plan. "Non si esce da questo tunnel senza le donne che sono il motore della ripartenza. È una questione di PIL, un fatto di inclusione sociale ma anche un fatto di emergenza economica", ha affermato, convinta che "nella politica italiana le donne su alcuni temi sono capaci di trasversalità".
Lo stesso concetto è stato ripreso anche dall'eurodeputata M5S Isabella Adinolfi, che ha dichiarato: "Il nostro compito oggi è quello di creare una massa critica, un movimento trasversale di opinione per costruire le basi che portino le donne a perseguire i propri sogni, libere dai condizionamenti e supportate nelle proprie scelte di vita".
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UE, le misure per ridurre il gender gap
Anche se la pandemia ha esacerbato le disparità esistenti tra donne e uomini in quasi tutti gli ambiti della vita, segnando un arretramento rispetto alle faticose conquiste del passato, la parità di genere non è mai stata così importante nell'agenda politica dell'UE.
Gli sforzi messi in campo dall’Europa per ridurre il gender gap a trecentosessanta gradi non si fermano infatti al Next Generation EU. La Commissione europea ha presentato lo scorso 4 marzo una proposta di direttiva sulla trasparenza salariale per garantire che donne e uomini nell'UE ricevano la stessa retribuzione per uno stesso lavoro.
"Lo stesso lavoro merita la stessa retribuzione, e per la parità di retribuzione è necessaria la trasparenza. Le donne devono sapere se i loro datori di lavoro le trattano in modo equo. In caso contrario, devono potersi opporre e ottenere ciò che meritano", ha dichiarato la presidente von der Leyen. La proposta legislativa si concentra su due elementi fondamentali della parità retributiva: misure volte a garantire la trasparenza retributiva per i lavoratori e i datori di lavoro nonché un migliore accesso alla giustizia per le vittime di discriminazioni retributive.
Per assicurare un maggiore controllo e per fare il punto dei progressi compiuti in ciascuno dei 27 Stati membri, Bruxelles ha anche inaugurato un portale per il monitoraggio della strategia per la parità di genere: un progetto congiunto sviluppato dal Centro comune di ricerca della Commissione e dall'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere (EIGE), che consentirà di monitorare i risultati dei singoli Paesi dell'UE e di confrontarli tra loro.
Tema associato alla parità di genere è la violenza sulle donne. Ogni settimana, circa 50 donne perdono la vita a causa della violenza domestica nell'UE, un trend che è aumentato vertiginosamente durante la pandemia. Con le restrizioni, è inoltre diventato più difficile per le vittime ottenere aiuto. A tal proposito la presidente Von der Leyen, ha annunciato che l'Esecutivo comunitario proporrà nel corso di quest'anno una "nuova legislazione per contrastare la violenza contro le donne", precisando che "vivere libere dalla violenza e dalla paura è un diritto fondamentale".
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