SAD, i Sussidi ambientalmente dannosi ammontano a 24,2 miliardi
Ammontano a 24,2 i miliardi di euro i sussidi ambientalmente dannosi, di cui 17,1 alle fonti fossili, pagati dallo Stato nel 2022. Il dato, in crescita del 15% rispetto all'anno precedente, emerge dal Catalogo dei SAD e dalla Relazione del Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica trasmessi alle Camere entro il 31 dicembre e che a oggi non sono ancora stati divulgati.
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Il periodo al quale il Catalogo SAD fa riferimento è il 2022, dati più recenti non sono ancora disponibili. I Sussidi ambientalmente favorevoli (SAF) sono invece aumentati solo del 2,5%, a 20,3 miliardi di euro nello stesso periodo, attestandosi sempre sotto i Sussidi dannosi, come in passato.
SAD, cosa sono
I Sussidi ambientalmente dannosi sono costituiti da tutti quegli interventi fiscali che agevolano alcune categorie produttive legate alle fonti fossili: trasporti, elettricità per uso domestico, carburanti per la navigazione aerea e marittima, quote di emissione rilasciate a titolo gratuito, e prendono forme diverse, come incentivi, agevolazioni, finanziamenti agevolati ed esenzioni da tributi direttamente finalizzati alla tutela dell’ambiente. Sono per loro natura sussidi transitori, anche se confermati di anno in anno, e dovrebbero essere soggetti a un decalage, ma l'incremento rispetto all'anno precedente è stato di circa 3,2 miliardi.
Come sostiene il Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica nella relazione trasmessa al Parlamento e al Cite, «la premessa al tema è che la fiscalità rappresenta uno strumento utile a favorire la transizione energetica ed ecologica, con un graduale passaggio verso un’economia neutrale dal punto di vista di impatto ambientale e climatico».
Secondo il pacchetto Fit for 55 dell'Unione europea i SAD devono essere progressivamente ridotti ed eliminati e i Paesi membri sono invitati a farlo. L'Italia, con la pubblicazione annuale del Catalogo, è tra i Paesi più attenti al percorso e quanto meno all'analisi dei sussidi inefficienti. Ad oggi sono state pubblicate e trasmesse, secondo le disposizioni vigenti, dal Ministro ai Presidenti del Consiglio e delle Camere, cinque edizioni del Catalogo, con una serie storica di dati monitorati che va dal 2016 al 2021.
Secondo il Mase i risultati stanno arrivando: «La scorsa edizione del Catalogo - si legge nella relazione introduttiva - si è conclusa con l’attuazione di un importante provvedimento di riforma fiscale ambientale, fortemente voluto dal Governo e dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, che ha portato all’abrogazione di cinque sussidi alle fonti fossili per circa 100 milioni di euro in meno all’anno di effetto finanziario dannoso per l’ambiente». Si tratta di 100 milioni a fronte di 17,1 miliardi spesi. La relazione, trasmessa al Parlamento e al Comitato interministeriale per la transizione ecologica (Cite), farà da “riferimento tecnico” nell’ambito degli impegni europei presi dall’Italia per la riduzione dei SAD.
Sussidi dannosi, favorevoli e incerti
I Sussidi si dividono in tre categorie: quelli dannosi, di cui abbiamo parlato, quelli favorevoli (SAF), che servono a creare un incentivo per le attività che incrementano la transizione energetica, e quelli incerti. I SAD, come detto, ammontano a più di 24,2 miliardi, i SAF, a 20,3 miliardi (con un aumento del 2,5% rispetto all'anno precedente), e ci sono poi 13,8 miliardi di euro di Sussidi ambientalmente incerti (SAI), aumentati del 7,5% dal 2021 al 2022.
Nel 2022, l’incremento di 3,2 miliardi di euro registrato dai SAD è stato dovuto prevalentemente alla crisi energetica e all’instabilità dell’approvvigionamento delle fonti fossili, i cui sussidi (Fossil Fuel Subsidies – FFS) sono ammontati a 17,1 miliardi di euro, ha spiegato il Mase. Tali sussidi sono stati relativi prevalentemente all’esenzione dall’accisa sui carburanti per la navigazione aerea, pari a 0,7 miliardi di euro; all’Iva agevolata per l’elettricità di uso domestico, pari a 1,3 miliardi di euro; al rilascio delle quote di emissione assegnate a titolo gratuito, pari anch’esse a 1,3 miliardi di euro.
Lo studio del Mase si spinge oltre: la maggior parte dei SAD, si legge nella relazione che ha anche una prefazione firmata dal ministro Pichetto Fratin, "sono comunque riformabili a livello nazionale con 20 miliardi di euro di SAD, di cui 10,7 riguardano il Testo Unico dell’Iva e 6,2 i sussidi energetici inefficienti e alle fonti fossili".
La riforma possibile dei SAD secondo il Mase
Il Mase ha spiegato che la riforma fiscale ambientale si deve basare su tre principi: la gradualità, cioè prevedere un lasso di tempo durante il quale ridurre il sussidio statale, fino alla definitiva eliminazione, per non creare traumi nelle filiere produttive; la compensazione, cioè aiutare la transizione con delle misure transitorie per i settori sottoposti alla riduzione dei sussidi statali, per non concorrere alla perdita di competitività, o porne rimedio, a seconda dei casi; e la semplificazione, affinchè le aziende siano aiutate in ogni passaggio, anche burocratico, nella transizione.
Cosa prevedono gli accordi internazionali
Nel novembre 2021, il Patto per il clima di Glasgow ha invitato ad accelerare gli sforzi tesi a eliminare progressivamente le sovvenzioni inefficienti ai combustibili fossili e allo stesso tempo nuovi scenari geopolitici hanno rimesso in discussione la politica energetica degli Stati membri.
Nel 2022, la Commissione europea ha presentato il Piano RePowerEU in risposta alle difficoltà e alle perturbazioni del mercato mondiale dell’energia e finalizzato all’indipendenza energetica dell’UE attraverso il risparmio dell’energia, la produzione di energia pulita e la diversificazione delle forniture energetiche. Il Piano si basa sull’attuazione delle proposte del pacchetto Fit for 55 e la base del finanziamento del Piano è il Dispositivo per la ripresa e la resilienza (Recovery and Resilience Facility). Le sovvenzioni all’energia, rispetto al RePowerEU, svolgono un ruolo cruciale nel favorire la diffusione delle rinnovabili e nel promuovere le opere di efficienza energetica sulle quali l’Italia è tenuta, tra l’altro, a rendicontare all’interno del PNIEC.
Consulta il testo della Relazione alle Camere e al CITE sui SAD
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