Dissesto - Governo, manca ancora il 90 per cento dei progetti
Spesa per la prevenzione del dissesto idrogeologico superiore al miliardo all’anno, ma resta il nodo delle progettazioni.
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Lo spiega Italia Sicura, l’Unità di missione del Governo impegnata nelle attività di prevenzione del dissesto idrogeologico, in una nota nella quale cerca di fare chiarezza sui numeri pubblicati in questi giorni sugli investimenti dell’esecutivo nel campo della messa in sicurezza del territorio.
Tra il 2016 e i primi mesi del 2017 sono stati realizzati cantieri per oltre 1,1 miliardi di euro. Non si riesce, però, a risolvere il problema delle progettazioni: quasi il 90% degli interventi individuati dalle Regioni non si sblocca per mancanza degli elaborati richiesti agli enti locali.
Il fabbisogno del paese
Italia Sicura nel suo documento rivendica, anzitutto, il lavoro fatto in questi ultimi anni. Perché “per la prima volta dopo decenni è chiaro il fabbisogno di quanto serve per ridurre il rischio idrogeologico in Italia”: si tratta di 9.397 opere e interventi in tutte le Regioni, per un importo pari a 27 miliardi di euro. Sono interventi richiesti dalle Regioni, in collaborazione con i Comuni, e raccolti negli elenchi del Governo.
Il piano finanziario
A valle di questa lista di opere “per la prima volta c'è un piano finanziario che investe risorse importanti”. Fino al 2023 sono messi a bilancio complessivamente circa 9,9 miliardi di euro, principalmente tramite fondi europei. “L’approccio rispetto al passato è cambiato e c’è una pianificazione a lunga scadenza, nell’arco dei prossimi quindici anni, con risorse certe e disponibili”.
Concretamente, questa pianificazione ha già portato diversi risultati. Il primo è l’apertura di 1.337 cantieri finanziati ma bloccati dal 2000 al 2014, per investimenti pari a 1,4 miliardi di euro. In pratica, sono risorse che erano state accantonate ma che gli enti locali non riuscivano a spendere. Grazie al lavoro di coordinamento del Governo, molti investimenti sono stati attivati.
Le difficoltà del piano aree metropolitane
C’è poi il capitolo relativo al piano per le aree metropolitane, dove si concentra la maggiore popolazione a rischio. E’ qui che si riscontra qualche difficoltà in più. Il totale degli investimenti previsti è di 654 milioni di euro. Di questi, 114 sono stati già spesi. Una quota ancora piccola rispetto al totale del piano, anche se per l’Unità di missione sono “sedici milioni in più rispetto al cronoprogramma previsto”. Sulle opere in corso, poi, non c’è nessun ritardo, a partire dai cantieri di Genova.
La spesa effettiva
Guardando ai dati di spesa, questi impegni hanno consentito di bruciare risorse che nel 2016 fino al terzo trimestre del 2017 ammontano a 1,11 miliardi di euro. Dentro ci sono gli investimenti relativi al piano aree metropolitane (114 milioni), i fondi vari del ministero dell’Ambiente (10 milioni), i fondi per le foreste (225 milioni) e i vecchi fondi finalmente avviati all’utilizzo (795 milioni).
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Resta il nodo delle progettazioni
Qualche ritardo, comunque, viene ammesso dallo stesso Governo: “Come è evidente, comunque, il lavoro nell’ambito di queste opere ingenti prevede diverse fasi regolamentate dal codice dei contratti pubblici e monitorate costantemente dalla Struttura di missione, in raccordo con le Regioni e i Comuni interessati”.
I problemi, “a dimostrazione di un lavoro di prevenzione mai realizzato finora”, risiedono nelle progettazioni. Sulle 9.397 opere richieste dalle Regioni, infatti, solo l’11% dei progetti pervenuti sono esecutivi e pronti per gare e finanziamento: gli enti locali hanno, cioè, grande difficoltà a finanziare tutte le attività di progettazione. “E’ questo – conclude l’Unità di missione - un ritardo che deve essere recuperato con un grande lavoro di squadra per una grande impresa”.
Photo credit: Foter.com
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