Sharing economy – cosa prevede la proposta di legge
Presentata alla Camera, la proposta di legge sulla sharing economy cerca di disciplinare le piattaforme digitali per la condivisione di beni e servizi.
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“Disciplina delle piattaforme digitali per la condivisione di beni e servizi e disposizioni per la promozione dell’economia della condivisione”. È il titolo dell'ambiziosa proposta di legge bipartisan sulla sharing economy presentata alla Camera da un gruppo di parlamentari dell'intergruppo innovazione.
Il testo prevede misure per la gestione e l’utilizzo delle piattaforme digitali per la condivisione di beni e di servizi, fornendo strumenti atti a garantire la trasparenza, l’equità fiscale, la concorrenza leale e la tutela dei consumatori.
Sharing economy: i contenuti della proposta di legge
Fiscalità. Partiamo dal quinto dei dodici articoli che costituiscono la proposta di legge: il lato fiscale della sharing economy, vero punto della questione e fattore scatenante della proposta stessa.
Il testo individua il reddito percepito dagli utenti operatori mediante la piattaforma digitale quale “reddito da attività di economia della condivisione non professionale” e ne prevede l'indicazione in un’apposita sezione della dichiarazione dei redditi. Ai redditi fino a 10mila euro prodotti mediante le piattaforme digitali si applica un’imposta pari al 10%, mentre quelli superiori a tale soglia sono cumulati con i redditi da lavoro dipendente o da lavoro autonomo e ad essi si applica l’aliquota corrispondente.
I gestori operano, in relazione ai redditi generati mediante le piattaforme digitali, in qualità di sostituti d’imposta degli utenti operatori. A tal fine, i gestori aventi sede o residenza all’estero devono dotarsi di una stabile organizzazione in Italia. Infine, il testo prevede che i gestori comunichino all’Agenzia delle entrate i dati relativi a eventuali transazioni economiche che avvengono tramite le piattaforme digitali, anche qualora gli utenti operatori non percepiscano alcun reddito dall’attività svolta mediante le piattaforme medesime.
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Documento di politica aziendale. L'articolo 4 individua invece quei fattori che servono a definire cosa rientra nel settore della sharing economy, e prevede che i gestori delle piattaforme si dotino di un documento di politica aziendale.
Senza entrare nel merito delle condizioni contrattuali, è interessante notare come la proposta di legge escluda dalla sharing economy quei servizi per i quali il gestore stabilisce una tariffa fissa. E ciò esclude Uber, il servizio che permette di prenotare auto a noleggio tramite app, che al centro del suo business ha appunto le decisioni relative alle tariffe.
Del resto, la necessità di normare l'economia della condivisione deriva principalmente dalla guerra dei tassisti contro Uber. “Questa è una legge trasversale, non si sovrappone alla normativa di settore. Uberpop - il servizio in parte assimilabile a quello dei taxi, ndr - in Italia è vietato, lo hanno stabilito dei giudici. Mentre UberBlack – il servizio con berline di lusso e autisti, ndr - non rientra nelle nostre definizioni, essendo attività di intermediazione di servizi professionali”, dichiara Stefano Quintarelli (Scelta Civica), fra i firmatari della proposta.
Il documento di politica aziendale prevede inoltre che le eventuali transazioni in denaro operate mediante le piattaforme digitali avvengano esclusivamente attraverso sistemi di pagamento elettronico e prevede modalità di registrazione univoche per tutti gli utenti, atte a evitare la creazione di profili falsi o non riconducibili all’effettivo titolare. A tal fine è stabilito l’obbligo di indicare le generalità degli utenti e in particolare i dati anagrafici, la residenza e il codice fiscale.
Antitrust “arbitro”. L’Autorità garante della concorrenza e del mercato avrà il compito di regolare e vigilare sull’attività delle piattaforme digitali dell’economia della condivisione. L'Antitrust dovrà in particolare approvare o meno i documenti di politica aziendale, e presso l’AGCM verrà istituito il Registro elettronico nazionale delle piattaforme digitali dell’economia della condivisione, la cui consultazione sarà pubblica e gratuita.
Per tutelare gli utenti fruitori o i terzi, l’Antitrust potrà prevedere l’obbligo per i gestori di fornire o di richiedere agli utenti operatori la stipula di polizze assicurative per la copertura dei rischi tipici derivanti dalle attività di economia della condivisione.
Consultazione sulla proposta di legge
Fino al 31 maggio il testo sarà aperto a commenti e segnalazioni sia da parte degli stakeholder che di chiunque voglia esprimere il proprio parere sulla proposta di legge. Le opinioni sono già visibili in diretta a commento del testo.
Parallelamente inizierà l'iter parlamentare in commissione Attività produttive alla Camera dei deputati.