Manovra 2020: cosa cambia per le partite IVA?
La Legge di bilancio 2020 prevede alcune novità per le partite IVA. Salta la flat tax per i redditi sopra i 65mila euro e si aggiungono nuove condizioni per accedere al regime forfettario.
> Il testo della Legge di Bilancio 2020
Il testo di legge di bilancio 2020 mette mano anche al regime forfettario destinato alle partite IVA ed elimina la flat tax al 20% per i redditi tra i 65mila e i 100mila euro.
Bye bye flat tax per i redditi sopra i 65mila euro
Tra i principali cambiamenti previsti dalla Legge di bilancio 2020, uno dei più attesi era quello relativo all’abolizione della flat tax al 20% per i redditi compresi tra i 65mila e i 100mila euro. Viene quindi abolita quella norma che sarebbe dovuta entrare in vigore a partire dal 2020 ma che, invece, non vedrà mai la luce.
La misura - che era stata fortemente caldeggiata dal precedente Governo - prevedeva la possibilità, per i redditi tra i 65mila e i 100mila euro, di avvalersi di un’imposta sostitutiva con aliquota fissa al 20% dell’imposta sul reddito, delle addizionali regionali e comunali e dell’imposta regionale sulle attività produttive.
La cancellazione della flat tax del resto non sorprende. Si tratta, infatti, di una modifica ampiamente annunciata dal Governo Conte bis, impegnato a trovare 23 miliardi di euro per bloccare l'aumento dell’IVA al 23%.
I nuovi criteri per accedere al regime forfettario
La Manovra 2020 porta con sé, poi, alcune novità in merito ai criteri necessari per accedere o restare all’interno del regime forfettario, cioè quel regime di tassazione agevolata al 15%.
Oltre infatti al limite dei ricavi stabilito a 65mila euro (che resta invariato), la Manovra 2020 reintroduce il rispetto di due condizioni da parte dei titolari di partita IVA che volessero usufruire di questo tipo di regime.
Il primo requisito richiede di non aver sostenuto spese superiori a 20mila euro lordi per il personale e per il lavoro accessorio. Si tratta di un limite che, in realtà, era già previsto nella prima versione del regime forfettario (che fissava però il tetto a 5mila euro invece che a 20mila) e che era stato poi soppresso dalla Legge di bilancio 2019. Potranno pertanto accedere al regime forfettario quei contribuenti che abbiano sostenuto spese per un ammontare complessivamente non superiore ai 20mila euro lordi per:
- lavoro accessorio;
- lavoro dipendente;
- compensi erogati ai collaboratori, anche assunti per l’esecuzione di specifici progetti;
- somme erogate sotto forma di utili da partecipazione agli associati.
La seconda condizione per usufruire del regime forfettario è, invece, quella connessa al redditi da lavoro dipendente che non debbono superare i 30mila euro l’anno.
La Manovra, infatti, ripristina l’esclusione dal regime forfettario dei soggetti che, nell'anno precedente, abbiano percepito redditi da lavoro dipendente e redditi assimilati a quelli da lavoro dipendente (come le pensioni) eccedenti l'importo di 30mila euro. La norma specifica, però, che la verifica di tale soglia è irrilevante se il rapporto di lavoro è cessato.
> Legge Bilancio 2019 – regime forfettario dei minimi, novita' per partite IVA
Premio per chi usa la fatturazione elettronica
Con l’obiettivo di contrastare l’evasione fiscale, la Manovra prevede anche un premio per quelle partite IVA che utilizzeranno la fatturazione elettronica.
I contribuenti che sia avvalgono del regime forfettario e che decideranno di utilizzare esclusivamente fatture elettroniche, infatti, riceveranno dallo Stato un “premio” consistente nella riduzione da 5 a 4 anni del periodo di accertamento fiscale da parte dell’Agenzia delle Entrate.
Se, però, non scatta l’obbligo della fattura elettronica per le partite IVA, i liberi professionisti dovranno in ogni caso farsi carico, invece, dell’obbligo dello scontrino elettronico dal 2020, che allo stato attuale non contiene esoneri per i contribuenti forfettari.
Anche i forfettari possono usufruire del bonus per l’acquisto dei beni strumentali
Per quanto riguarda le partite IVA, come specifica Confprofessioni, la Manovra prevede delle agevolazioni anche per gli investimenti, ma solo quelle con l’aliquota più bassa.
L’Associazione, infatti, segnalava che dal 1 gennaio 2020 si amplia la platea delle imprese che hanno diritto al credito d’imposta per l’acquisto di beni strumentali. Tra i beneficiari, infatti, vengono incluse anche le partite IVA in regime forfettario.
Con l’abbandono del super e iper ammortamento per gli investimenti e la trasformazione dell’agevolazione in credito d’imposta “detraibile quindi anche dall'imposta forfettaria del 5%-15%” - scrive Confprofessioni - la misura sarà usufruibile anche da parte dei professionisti, inclusi quelli in regime forfettario.
Si tratta di un cambiamento non da poco perché l’agevolazione sull’acquisto di beni strumentali, nella sua precedente formulazione, era rimasta invece preclusa ai forfettari.
Come sottolinea Confprofessioni “per chi ha la flat tax il guadagno è certo (perché finora nessuna agevolazione era applicabile), mentre per i professionisti in regime ordinario il calcolo della convenienza del nuovo sconto resta più complesso”.
“Il bonus potrà essere utilizzato - ricorda Confprofessioni - per acquistare beni strumentali materiali e nuovi: pc, stampanti, arredi dello studio e tutti i beni strumentali con percentuale di ammortamento superiore al 6.5% (immobili ed altri). Esclusi dall’agevolazione i software (se non inscindibili dal pc, bene materiale) e beni di Industria 4.0, perché immateriali”.
> Il testo della Legge di Bilancio 2020
Photocredit: edar da Pixabay