Food Innovation Hub: l’idea del Lazio per la crescita delle PMI agroalimentari
Se sei una PMI agroalimentare, vuoi fare innovazione ma non hai un esperto in grado di farlo, il nuovo bando “Food Innovation Hub” potrebbe interessarti. La Regione Lazio infatti mette a disposizione gratuitamente un servizio esterno di ricerca e sviluppo per agganciare i nuovi trend del mercato agroalimentare e diventare più competitivi.
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Forte dei numeri della prima edizione di “Food Innovation Hub” lanciata l’anno scorso in piena pandemia, la Regione Lazio torna a scommettere sull’idea di uno “Stato innovatore” - per usare le parole dell’assessore allo sviluppo economico Paolo Orneli - mettendo in campo un bando che invece di dare contributi, offre dall'esterno un servizio di ricerca e sviluppo (R&S) per fare innovazione e crescere nel mercato.
L'obiettivo di Food Innovation Hub, infatti, è quello di supportare le imprese del settore agroalimentare a trasformare in realtà un’idea di nuove specialità alimentari, o di nuove modalità di immissione sul mercato di specialità tradizionali, o di innovazione del ciclo produttivo.
La creazione di “nuovi” prodotti alimentari è dunque uno degli obiettivi del bando, ma non è l’unico. Food Innovation Hub infatti guarda all’innovazione della filiera agroalimentare a 360°, fornendo assistenza anche per l’innovazione di processo e sviluppo, così come per promuovere in maniera innovativa sul mercato prodotti tradizionali, aiutando le imprese a conquistare nuove fasce di pubblico.
Il “miracolo” topinambur: da tubero salutare a moltiplicatore di profitto economico
Prendiamo come esempio il topinambur, un tubero che i coltivatori laziali hanno iniziato a seminare e che il presidente di Agro Camera, Carlo Hausmann, usa per spiegare l’idea che sta dietro al Food Innovation Hub.
Un ettaro di topinambur produce 16 tonnellate di prodotto, un'enormità, che venduto a 1,5 euro al chilo, genera un fatturato lordo di 24 mila euro. Ma che succede se l’azienda lo lavora? Succede che se lo insacchetto, lo vendo a 6 euro al kg arrivando a fare circa 100mila euro di produzione lorda vendibile. Ma se ci faccio delle patatine, mi assicuro circa 800mila euro di venduto.
Food Innovation Hub ha fatto esattamente questo. Il topinambur è, infatti, un alimento alla base di uno dei 30 prodotti nati durante gli oltre 12 mesi di lavoro fatti dall’azienda partecipante assieme ai tecnici regionali e agli oltre 50 partner associati (tra centri di ricerca, esperti di marketing e università) e che ora si trova in mano un prototipo di snack a cialde pronto ad essere venduto sul mercato. Assieme alla patatina di topinambur, dalla prima call sono usciti anche diversi snack a barretta (uno dei principali nuovi trend dell'alimentare), circa dieci tra condimenti e insaporitori (altra macrocategoria sempre più ricercata dai consumatori), oltre a bevande, prodotti dolciari, formaggi e salumi.
Un paniere di nuovi prodotti Made in Lazio che oltre alla qualità, hanno un design accattivante, possiedono soluzioni innovative di packaging che garantiscono la tenuta del prodotto non a scapito della qualità, strizzando l’occhio anche alla “funzione regalo” capace di aprire nuovi segmenti di mercato in una regione a vocazione turistica come il Lazio.
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La nuova call Food Innovation Hub
Dopo il boom della prima call (1.000 imprese partecipanti, per un totale di 76 idee presentate, 46 progetti sviluppati e, alla fine, 30 prototipi da lanciare sul mercato), fino al 31 luglio è aperto il nuovo bando.
Come ha spiegato Orneli durante l’evento di lancio della scorsa settimana, infatti, “la filiera cibo non è solo un pezzo fondamentale dell'identità e della tradizione italiana, ma è anche la base da cui ripartire per costruire un nuovo modello di sviluppo basato sulla sostenibilità, sulla capacità di valorizzare la bellezza del territorio e del saper fare italiano”.
Anche quest’anno la call sarà gestita da Lazio Innova con il supporto di Agro Camera e continuerà a essere divisa in due fasi. Nella prima fase saranno approfondite le soluzioni tecnologiche e organizzative per l’introduzione sul mercato di nuove specialità alimentari o nuove modalità di immissione di specialità tradizionali, tramite attività come:
- La definizione di un progetto di prodotto;
- L’elaborazione di un prototipo;
- La conduzione di un test di gradimento;
- La redazione di una procedura di produzione standard;
- La conduzione di prove sul confezionamento e del contenuto di servizio;
- La definizione delle informazioni di etichetta.
Nella seconda fase, invece, ci si soffermerà su attività per accelerare l’accesso al mercato delle innovazioni sperimentate nella prima fase, come ad esempio:
- La valutazione del posizionamento di mercato delle soluzioni messe a punto, per definire strategie di offerta commerciale e design della funzione comunicativa del packaging;
- L’accompagnamento nella prima fase di introduzione in azienda delle innovazioni sperimentate in laboratorio, con particolare riferimento al rafforzamento delle competenze possedute (eventuali accordi di collaborazione da sottoscrivere, esigenze formative, ecc.).
Food Innovation Hub è aperto alle Micro, Piccole e Medie imprese del settore agroalimentare (anche in forma aggregata), con almeno una sede operativa nel Lazio.
Restano fuori, invece, le imprese operanti esclusivamente nella sezione A del codice ATECO e cioè quelle dell’Agricoltura, della silvicoltura e della pesca.
Infine anche quest’anno il programma FIH continua a prevedere la collaborazione, a titolo gratuito, di partner esterni come centri di ricerca, università, imprese operanti nelle diverse attività economiche collegate all’agroalimentare, altre istituzioni o soggetti portatori di interessi collettivi. Per loro, infatti, è aperta una distinta call di selezione che si chiude il 15 settembre 2021.
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