Pesca: verso una riforma radicale della Politica comune
Introdurre un approccio decentrato alla gestione della pesca, basato su conoscenze scientifiche, a livello delle Regioni e dei bacini marittimi, e definire migliori norme di governance nell’Unione e a livello internazionale tramite accordi di pesca sostenibile. Questi i capisaldi della riforma radicale della Politica comune della pesca (PCP) proposta dalla Commissione europea come soluzione ai problemi che caratterizzano il settore.
Da un lato, molti degli stock ittici sono soggetti a sovrasfruttamento da parte di una flotta peschereccia troppo grande e troppo efficiente, le catture diminuiscono di anno in anno e le comunità costiere, che spesso dipendono dalla pesca, vedono sfumare le proprie opportunità economiche.
Dall'altro, i leader politici tendono a favorire gli interessi a breve termine piuttosto che la conservazione delle risorse a lungo termine e l’approccio legislativo di Bruxelles non ha offerto sinora molti incentivi per indurre un comportamento responsabile del settore e contribuire ad un uso sostenibile delle risorse.
Già nell’aprile 2009 un Libro verde ha analizzato le mancanze e le criticità dell’attuale politica, avviando una consultazione pubblica che si è protratta fino al termine del 2010.
I contributi raccolti, insieme alle conclusioni tratte nell’ambito di varie iniziative organizzate dagli Stati membri, sono stati integrati nel pacchetto di riforme presentato in questi giorni, che include i seguenti elementi:
- una proposta legislativa di un nuovo regolamento, che fissa le norme principali della PCP;
- una proposta legislativa per la formulazione di una nuova politica di mercato;
- una comunicazione sulla dimensione esterna della PCP;
- una comunicazione generale che illustra i collegamenti fra gli elementi sopra indicati.
Portare entro il 2015 tutti gli stock ittici a livelli sostenibili, adottare un approccio ecosistemico per tutti i tipi di pesca, eliminare progressivamente la pratica dei rigetti (che consiste nel ributtare in mare le catture accidentali di pesce), concedere sostegni finanziari unicamente a iniziative ecocompatibili, fornire ai consumatori migliori informazioni in merito alla qualità e alla sostenibilità dei prodotti che acquistano. Queste le principali soluzioni a lungo termine contenute nelle nuove norme.
"Occorre agire immediatamente per riportare tutti i nostri stock a livelli di sicurezza e preservarli per le generazioni presenti e future. Solo a queste condizioni i pescatori potranno continuare a pescare e a trarre un adeguato sostentamento dalle loro attività", ha dichiarato la commissaria Maria Damanaki, responsabile per gli affari marittimi e la pesca.
"Ciò significa che occorre gestire correttamente ogni singolo stock, prelevando quanto possibile senza mettere a rischio la salute e la produttività futura delle risorse ittiche. Ne risulteranno catture più elevate, un ambiente sano e la garanzia dell’approvvigionamento di prodotti del mare. Il successo di questa riforma determinerà un futuro migliore a lungo termine per i pescatori e le comunità costiere e i cittadini europei potranno contare su una maggiore varietà di pesce fresco, sia catturato in mare che di allevamento", ha poi aggiunto.
Dopo il passaggio in Parlamento europeo e in Consiglio, il termine auspicato dalla Commissione per l’adozione e l’entrata in vigore del nuovo quadro normativo è il 1° gennaio 2013.
Nel corso dell’anno la Commissione intende inoltre proporre un nuovo meccanismo di finanziamento per la politica della pesca e degli affari marittimi, in conformità con il quadro finanziario pluriennale.
European Commission - Riforma della politica comune della pesca