La IX Giornata della Ricerca e Innovazione finisce nel baratro
E' la conclusione della presidente Emma Marcegaglia al convegno annuale di Confindustria riferendosi allo spread sui titoli di stato italiani che aveva appena superato i 570 punti, certo non ai risultati dell'evento, che ha visto una minore partecipazione rispetto alle precedenti edizioni ma dove sono emerse alcune interessanti novità.
Il nuovo format della conferenza ha consentito di dar voce ad un importante numero di eccellenze italiane nel campo della ricerca e dell'innovazione, elemento sicuramente rincuorante nell'attuale situazione di crisi dell'Italia. Alla presenza del direttore generale della RAI, Lorenza Lei, la Marcegaglia ha annunciato un accordo con il servizio pubblico per far conoscere ai cittadini le notevoli competenze che il nostro paese è in grado mettere in campo.
Il ministro Gelmini ha quindi dichiarato che il Programma Nazionale della Ricerca - PNR va aggiornato e rafforzato, in coerenza con la strategia Europa 2020, e che è soddisfatta della riprogrammazione dei Fondi strutturali per il Sud Italia portata avanti dal Ministro Fitto. La notizia più rilevante riguarda un ulteriore stanziamento di 200 milioni di euro per il bando del PON Ricerca e Competitività che agevola le infrastrutture, da sommare ai 400milioni di euro già previsti.
La Vicepresidente di Confindustria Diana Bracco, oltre a ribadire la necessità di un credito d'imposta "strutturale" per la ricerca, ha riferito che è finalmente stato costituito un tavolo tecnico con il MIUR per velocizzare e semplificare le procedure di concessione delle agevolazioni.
Questo tema era anche al centro del videomessaggio della commissaria europea Máire Geoghegan Quinn, in cui si evidenziava che l'accesso ai finanziamenti è il principale problema della ricerca oggi in Europa e che la Commissione varerà a breve degli strumenti di venture capital per le imprese.
Le imprese sono effettivamente molto sensibili al tema, come ha ricordato l'AD di Nokia Italia Maria Elena Cappello riportando i dati comparativi con gli altri paesi europei sui tempi necessari per finanziare gli investimenti, dove purtroppo emerge che il baratro non riguarda solo lo spread sui titoli di stato.