Sharing economy – Tentori, regole chiare per piattaforme digitali

 

Intervista alla deputata Pd Veronica Tentori, prima firmataria della proposta di legge sulla sharing economy.

Veronica Tentori

Sharing economy – cosa prevede la proposta di legge

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“Disciplina delle piattaforme digitali per la condivisione di beni e servizi e disposizioni per la promozione dell’economia della condivisione”. È il titolo della proposta di legge bipartisan sulla sharing economy, che prevede misure per la gestione e l’utilizzo delle piattaforme digitali per la condivisione di beni e di servizi, attraverso strumenti atti a garantire la trasparenza, l’equità fiscale, la concorrenza leale e la tutela dei consumatori.

La proposta di legge - il cui testo rimarrà aperto a commenti e segnalazioni fino al 31 maggio - è stata presentata alla Camera da alcuni parlamentari dell'intergruppo innovazione, e vede come prima firmataria la deputata Pd Veronica Tentori.

Iniziamo dalla stesura del testo: quanto tempo ha richiesto e quali sono state, in quella fase, le principali indicazioni degli stakeholder?

Il percorso che ha portato alla stesura di questo testo è cominciato quasi due anni fa. Insieme ad un gruppo di colleghi dell’Intergruppo parlamentare per l’innovazione - tra cui in particolare gli altri primi firmatari Palmieri, Catalano, Quintarelli e altri - abbiamo deciso di approfondire il tema organizzando diversi incontri e partecipando ad iniziative in tutta Italia per conoscere, ascoltare e comprendere potenzialità e criticità di questo nuovo modello di consumo e di economia considerato da molti “dirompente”.

Abbiamo condiviso con gli stakeholder che vi sono molte opportunità connesse alla sharing economy e abbiamo deciso di provare a coglierle: la razionalizzazione delle risorse e il contrasto agli sprechi, la partecipazione attiva dei cittadini, la creazione di relazioni e di socialità, lo sviluppo di nuove forme di lavoro e di imprenditorialità, l’innovazione tecnologica e digitale.

C’è però anche la necessità di maggiori certezze e di semplificazione a livello regolatorio, di sicurezza per la tutela della leale concorrenza e dei consumatori e trasparenza per quanto riguarda la fiscalità. L’incertezza e il vuoto normativo creano condizioni che oggi rischiano di ostacolare un fenomeno in continua evoluzione.

Attraverso questa legge, con poche regole chiare e semplici, vorremmo promuovere l’innovazione, senza bloccare la creatività e il talento che ne sono alla base, rendendo complementare il nuovo modello con il mercato tradizionale con cui deve confrontarsi. Da questo punto di vista non abbiamo bisogno di contrapposizioni: la chiarezza delle regole e l’integrazione dei modelli nel rispetto della leale concorrenza e della tutela dei consumatori sono indispensabili per cogliere al massimo le opportunità di un mondo che cambia e che non può essere arrestato, ma deve essere orientato, accompagnato e governato. Tra l’altro più certezze significa anche più investimenti, perché viene abbattutto notevolmente il rischio regolatorio che oggi è invece molto elevato.

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Secondo alcuni il testo rischia di imporre barriere burocratiche alle piattaforme della sharing economy, in particolare per via degli oneri imposti, dell'obbligo di iscrizione al registro gestito da AGCM, e soprattutto dell’obbligo di un'assicurazione il cui costo deve essere sostenuto dalla piattaforma. Cosa ne pensa?

La prima cosa da dire è che si tratta di una proposta di legge e, in quanto tale, è aperta ad osservazioni e suggerimenti che ci permetteranno di migliorarla ed arricchirla. Basta andare sul sito statigeneralinnovazione.it per poter facilmente commentare e portare il proprio contributo. Detto questo, è importante capire la ratio delle soluzioni che abbiamo proposto.

Forse è utile invertire il punto di vista e partire dalle criticità già esistenti: come dicevo prima, oggi c’è un vuoto che crea incertezza e l’assenza di trasparenza e chiarezza crea scarsa fiducia, rischi elevati e di conseguenza ostacoli per lo sviluppo. Inoltre va precisato che oggi gli oneri burocratici, anche legati alla fiscalità, già esistono e sono tutti a carico degli utenti delle piattaforme. Tuttavia con semplici regole e presa in carico di alcune responsabilità da parte di tutti possiamo rendere la vita più semplice agli utenti e abbattere notevolmente i rischi, oggi elevati, per i gestori delle piattaforme.

Un esempio su tutti è quello del Registro. I gestori delle piattaforme avranno la possibilità di proporre un proprio documento di politica aziendale dove esplicitare le condizioni che stanno alla base del servizio e confrontarsi in via preventiva con l’Autorità che in Italia garantisce concorrenza e tutela dei consumatori. Una procedura snella, una sorta di sistema di auto-regolamentazione e dunque senza imposizioni dall’alto che può lasciare largo spazio alla creatività di chi vuole ideare una piattaforma nuova, che dà luogo ad un dialogo propositivo e costruttivo con chi può dire con certezza se quella policy rispetta la leale concorrenza e le norme a tutela dei consumatori. Una volta messo a punto il documento si accede al Registro. E’ evidente che questo abbatte notevolmente il rischio che vi siano ambiguità tali da creare situazioni che mettano l'utente in condizioni di scarsa tutela e la piattaforma a rischio di contenziosi: un vantaggio per tutti.

Per quanto riguarda l’assicurazione, nessun obbligo, sono lasciate aperte diverse possibilità in base alle peculiarità della piattaforma: è possibile che l’Autorità preveda l’obbligo per il gestore di fornire o di richiedere agli utenti operatori la stipula di polizze assicurative per la copertura dei rischi tipici derivanti dalle attività di economia della condivisione, ed è possibile che si richieda alle piattaforme una semplice informazione agli utenti o solo un controllo sulle eventuali coperture assicurative richieste. Certo, sarebbe positivo che si aprisse un nuovo mercato: le compagnie assicurative potrebbero offrire polizze specifiche ed agevolate per le attività di sharing economy, adeguate ai rischi. La nostra proposta apre a questa possibilità.

Oneri e iscrizione al registro non rischiano però di danneggiare le piattaforme italiane nascenti a favore dei grandi colossi della sharing economy, che non avranno problemi a sostenere tali oneri per entrare nel mercato italiano?

Possiamo ragionare su come agevolare la nascita e il sostegno delle piattaforme italiane, su questo siamo aperti a proposte che ci permettano di arricchire il testo. Personalmente ritengo anche che il tema meriti un approfondimento più generale che vada ad affrontare il problema dello sviluppo delle startup italiane in tutta la sua complessità, affrontando ad esempio la questione dell’accesso al credito, del rischio di investimento e della capacità delle nostre startup di fare exit.

Non in ultimo un ostacolo dato da un pregiudizio culturale: chi intraprende questo percorso e non ha successo al primo colpo non deve essere "bollato" come un fallito, perché si tratta di una persona con delle idee, che ci ha provato e che può rimettersi in gioco. E' chiaro che più talenti hanno possibilità di provare, più talenti hanno possibilità di avere successo. Del resto non mancano esempi di colossi dell’innovazione che hanno dovuto superare difficoltà e tentativi non riusciti prima di arrivare al successo!

In ogni caso, tornando alla nostra proposta, non intendiamo assolutamente ostacolare nessuno: l’iscrizione al registro è una procedura semplice che dà sicurezze e vantaggi, il cui eventuale costo sarebbe proporzionale al fatturato. Per quanto riguarda la parte fiscale non si tratta dell’introduzione di una nuova imposta: oggi tutte le incombenze del caso da questo punto di vista sono già a carico degli utenti operatori che percepiscono reddito dall'attività sulle piattaforme. La nostra proposta prevede invece un'agevolazione per chi opera occasionalmente e dunque sta sotto la soglia di 10mila euro con un'aliquota del 10% e una procedura piuttosto semplice a carico del gestore della piattaforma, il sostituto d’imposta, che permetterà agli utenti operatori di stare tranquilli per quanto riguarda la dichiarazione dei redditi. Chissà che con più trasparenza e più certezze per tutti, anche gli investitori non decidano di dare più fiducia alle nascenti piattaforme italiane!

Sono già numerosi i pareri espressi online sul testo. Quali sono i tempi? A suo parere l'Italia riuscirà a normare la sharing economy entro fine anno?

La proposta, sottoscritta da oltre 80 deputati, è stata assegnata in questi giorni in sede congiunta alla commissione Attività produttive, commercio e turismo e alla commissione Trasporti e telecomunicazioni. Siamo fiduciosi in un suo rapido incardinamento, ma l’iter delle proposte di legge di iniziativa parlamentare è complesso, dunque è difficile prevedere i tempi. Di certo il nostro impegno sarà massimo affinchè si possa procedere il più velocemente possibile.

Proposta di legge sulla sharing economy e consultazione

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