Commercio - protezionismo, la minaccia USA al Made in EU
Italia e UE rispondono ai presunti 'superdazi' previsti dall'amministrazione Trump su prodotti simbolo europei.
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Non si fa attendere la risposta del Vecchio Continente alle indiscrezioni pubblicate dal Wall Street Journal sul primo feroce attacco all'UE previsto dalla crociata protezionista della nuova amministrazione USA all'insegna dell'American First.
Secondo il quotidiano economico statunitense, il presidente Donald Trump, nel quadro della nuova politica commerciale d'Oltreoceano annunciata già in campagna elettorale, intenderebbe attuare le promesse di un'inversione di marcia nei rapporti con Bruxelles, tra le altre cose anche come ritorsione per la spinosa questione della carne bovina Made in USA.
A influenzare le mosse del tycoon vi sarebbe infatti il malcontento dei produttori di carne di manzo statunitensi, secondo i quali l'Unione europea non starebbe garantendo un'adeguata apertura dei mercati alla loro merce non trattata con ormoni, come previsto invece da un accordo UE-USA del 2009.
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I dazi 'punitivi' dovrebbero colpire almeno 90 prodotti simbolo del Made in EU, tra cui: la Vespa e la San Pellegrino per l'Italia e e il formaggio Roquefort e l'acqua Perrier per la Francia, tanto per citarne alcuni. Le tariffe toccherebbero quota 100%, procurando di fatto il raddoppio dei prezzi di questi prodotti per i consumatori USA e compromettendone inevitabilmente le vendite.
Immediata la risposta dell'UE. La Commissione europea, ha assicurato un portavoce dell'Esecutivo, sta monitorando la situazione da mesi, "in attesa che venga nominato il nuovo rappresentante USA al commercio e che vi sia quindi un interlocutore" che possa prendere decisioni sulla "disputa della carne agli ormoni" e sulla minaccia di dazi.
"Se Washington deciderà di rifiutare l'accordo del 2009 - ha aggiunto il funzionario della Commissione - dovrà avvertire Bruxelles almeno sei mesi prima. E in caso di imposizione di nuovi dazi gli USA dovranno comunque rispettare le procedure dell'Organizzazione mondiale del commercio”.
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I rapporti commerciali tra UE e USA, è bene ricordarlo, sono in stallo anche sul fronte del TTIP, il Partenariato transatlantico su commercio e investimenti. Già a poche ore dall'insediamento alla Casa Bianca, a fine gennaio, Donald Trump aveva ribadito la sua posizione in merito. Per "far tornare grande l'America", aveva detto, occorre rivedere tutti i trattati commerciali e contrastare la liberalizzazione e la globalizzazione, che hanno indebolito la potenza statunitense negli ultimi decenni.
Ha commentato, seppur indirettamente, le indiscrezioni del WSJ anche il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. "Un Paese come l'Italia - ha detto il primo ministro - deve essere affezionato all'idea che la qualità non ha frontiere e che dazi, protezionismi e chiusure non possono essere barriere in grado di mettere un freno alla qualità".
Se c'è qualità, ha continuato il premier, ci sono "business, scambi commerciali, crescita e benessere per tutti". L'Italia, ha concluso Gentiloni, ha le "carte in regola" per competere sul mercato mondiale "senza essere particolarmente aggressiva", perché è "un Paese aperto che punta sulla qualità e sugli scambi" ed è quindi capace di "affermare l'essenza della propria manifattura e le sue capacità industriali e artigiane".
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