UE: al via la consultazione sulla revisione della politica commerciale
In un mondo segnato dal Covid, l’UE si avvia ad aggiornare la propria politica commerciale per tutelare maggiormente le imprese europee e utilizzare l’internazionalizzazione come volano per la ripresa economica. Sei le aree di intervento su cui, fino al 15 settembre, aziende e istituzioni possono dire la loro e proporre nuove strategie.
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L'Unione europea è la superpotenza commerciale del mondo e i principi del multilateralismo, di regole chiare e dell’apertura degli scambi restano i pilastri su cui operare.
Ciò non significa, però, che l’Unione non debba difendere i propri interessi davanti a pratiche sleali, sia sul mercato comunitario che all’estero, soprattutto in un momento così critico dell’economia mondiale a causa della pandemia.
Per questo la Commissione ha lanciato una consultazione pubblica che contribuisca ad identificare la nuova strategia della politica commerciale europea, capace di rispondere alle nuove sfide globali che abbiamo davanti e fare tesoro degli insegnamenti imparati durante la crisi da coronavirus.
I risultati della consultazione alimenteranno una comunicazione che sarà pubblicata verso la fine dell'anno. La revisione finale sarà il risultato di un processo trasparente e inclusivo che comprende la consultazione pubblica online, le discussioni con il Parlamento europeo e gli Stati membri, nonché l'impegno con le parti interessate e i rappresentanti della società civile.
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Le tematiche della consultazione
L’impatto della pandemia, unito all’aumento delle tensioni commerciali e all'intensificarsi di pratiche concorrenziali sleali, ci impone di rivedere molti aspetti della politica commerciale europea che, oggi più che mai, è necessaria per sostenere la ripresa economica, proteggendo imprese e posti di lavoro.
Sei le aree tematiche oggetto di revisione e su cui la Commissione chiede il contributo degli stakeholder.
Costruire un'economia europea resiliente e sostenibile dopo il Coronavirus
L’obiettivo è la messa in atto di un modello di “Open Strategic Autonomy” capace di assicurare l’indipendenza dell’UE su filiere strategiche (come ad esempio le forniture mediche), continuando però a lavorare con i partner commerciali nel resto del mondo. La crisi infatti ha messo in luce come l’Unione sia troppo dipendente dall’estero su alcuni asset e per il futuro debba diventare maggiormente autosufficiente.
La riforma dell'Organizzazione mondiale del commercio
La pandemia e la recessione che ne deriva porterà, molto probabilmente, ad un aumento del protezionismo e dei livelli di intervento di molti Stati nell’economia. Per questo, oggi più che mai, è fondamentale riformare il Wto in modo da garantire regole internazionali certe ed evitare che le misure di emergenza per sostenere le economie colpite dalla crisi diventino il “new normal”. Discorso analogo vale per gli accordi di libero scambio così come per quelli sugli investimenti.
Creare opportunità commerciali globali per le imprese e in particolare per le Pmi
Su questo aspetto l'obiettivo è di individuare nuovi strumenti per sostenere le piccole e medie imprese nel loro processo di internazionalizzazione nel mercati extra-UE, consapevoli che la crisi da Covid-19 rischia di essere più severa per questa tipologia di aziende e che i pericoli di uscire dalle catene globali del valore più grandi.
Massimizzare il contributo della politica commerciale per affrontare sfide globali come cambiamenti climatici e sviluppo sostenibile
Le politiche commerciali giocano un ruolo chiave anche per affrontare le sfide ambientali e sociali che abbiamo davanti. Esse infatti rappresentano sia uno strumento per tutelare le imprese europee che rispettano elevati standard ambientali e lavorativi dal dumping, sia per sostenere le riforme nei paesi partner. Molto però può essere ancora fatto e su questo l’UE chiede una riflessione agli stakeholder.
Supportare la transizione digitale e lo sviluppo tecnologico
La competitività dell’Unione dipende molto dal primato tecnologico e dalla competizione con il resto del mondo su tecnologia e digitale. Già prima della pandemia molti partner hanno usato massicci interventi pubblici per sostenere la propria industria digitale e tecnologica, causando un danno alle imprese europee. In un mondo Covid, però, in cui l'accelerazione sulla digitalizzazione dell’economia e della società è stata enorme e dove la competizione sulle nuove tecnologie aumenta, l’UE deve inserire nella politica commerciale nuovi strumenti per tutelare gli interessi europei anche in queste aree.
Migliorare le condizioni di parità e proteggere le imprese e i cittadini dell'Unione
L’apertura degli scambi commerciali e degli investimenti è e resterà al centro della politica commerciale europea. Tuttavia negli ultimi anni l’UE ha assistito ad un aumento di pratiche concorrenziali sleali così come di azioni coercitive da parte di diversi partner. Interventi che, con la crisi causata dal Coronavirus, rischiano di aumentare. In tale contesto, mentre prosegue lo sforzo europeo all’interno del Wto, l’UE intende mettere a punto propri strumenti capaci di difendere gli interessi delle imprese europee.
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