La corsa all'idrogeno è iniziata: a che punto sono gli investimenti nel mondo
La convergenza internazionale verso l’idrogeno procede a ritmi serrati: le grandi potenze globali, Europa inclusa, si stanno avviando sulla strada dell’idrogeno verde prodotto da energie rinnovabili.
L'Europa ha le carte in regola per diventare leader mondiale dell'idrogeno
A fornire una stima sugli sviluppi futuri è Irena, l’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili: nel suo World Energy Transitions Outlook, infatti, prevede che nel 2050 il 90% di tutte le soluzioni di decarbonizzazione coinvolgerà le energie rinnovabili. Una transizione che si realizzerà attraverso la fornitura diretta di energia a basso costo, maggiore efficienza energetica, l’elettrificazione alimentata da fonti rinnovabili nei settori di utilizzo finale e idrogeno verde.
Quest’ultimo, in particolare, giocherà un ruolo decisivo per la decarbonizzazione di settori come l’industria pesante e i trasporti, che hanno oggi una significativa intensità di emissioni di CO2.
L'Europa non vuole rimanere indietro
Nei prossimi trent'anni in UE verranno mobilitati quasi 500 miliardi di investimenti nell'idrogeno rinnovabile. Una direzione chiara, indicata dalla strategia europea per l’idrogeno approvata a luglio, accompagnata da una roadmap precisa che prevede tappe da qui al 2050 per indirizzare gli investimenti pubblici e privati: ampliare la propria capacità produttiva di elettrolizzatori per 6 GW (entro il 2024), installare almeno 40 gigawatt di elettrolizzatori per l'idrogeno rinnovabile entro il 2030 per produrre fino a 10 milioni di tonnellate di idrogeno verde; applicazione su larga scala per raggiungere tutti i settori difficili da decarbonizzare (tra il 2030 e il 2050).
Un’occasione unica per l’Italia
Per l’Italia si tratta di un treno da non perdere: la posizione geografica e la presenza sul territorio nazionale di una rete gas per il 70% già pronta al trasporto potrebbero fare del Paese un hub europeo e del Mediterraneo per l’idrogeno.
Secondo lo studio "H2 Italy 2050: una filiera nazionale dell’idrogeno per la crescita e la decarbonizzazione dell’Italia", realizzato da The European House-Ambrosetti per Snam, sfruttando l’infrastruttura esistente, l’Italia potrebbe importare l’idrogeno prodotto in Nord Africa attraverso l’energia solare a un costo del 10-15% inferiore rispetto alla produzione domestica. Un “ponte”, per intenderci, tra Europa e Nord Africa.
Non è un caso quindi che il Governo italiano si dica pronto a investire fino a 3 miliardi per realizzare la vita italiana per l’idrogeno. Risorse che dovrebbero confluire nella strategia nazionale per l’idrogeno, che in base a quanto annunciato dal ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani sarà pubblicata nelle prime settimane di aprile.
Gli USA di Biden e l’idrogeno
L’idea di passare dal gas naturale all’idrogeno sta prendendo piede anche negli Stati Uniti.
Già nel corso della campagna elettorale Biden ha presentato il suo Clean Energy Plan, un programma climatico da 2.000 miliardi di dollari, che copre diversi segmenti di mercato, fra cui appunto l'idrogeno, prevedendo un forte sostegno alla ricerca per ottenere l'idrogeno green a basso costo.
I progetti già in corso d’opera non mancano. Ad Hannibal, in Ohio, grazie a una partnership tra GE Gas Power, Long Ridge Energy Terminal e New Fortress Energy (Nfe) si sta costruendo la prima centrale statunitense specificamente progettata per funzionare a idrogeno.
Parallelamente, il dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti si sta muovendo in due direzioni. Da un lato, ha finanziato due progetti da 26 milioni di dollari per spingere le centrali nucleari a passare dalla produzione di elettricità alla generazione di idrogeno. Dall’altro ha presentato l’iniziativa H2@Scale con la quale alcune aziende riceveranno 64 milioni di dollari di finanziamenti governativi per progetti di ricerca sull’idrogeno.
Un’onda seguita anche dal colosso americano dell’energia elettrica e delle rinnovabili NextEra Energy Inc., che ha presentato un piano ambizioso per arrivare alla sostituzione dei suoi impianti alimentati a gas naturale con l’idrogeno.
Cina: Sinopec punta sull’idrogeno
La China Petroleum & Chemical Corporation, meglio nota come Sinopec, ha annunciato l’intenzione di riallocare risorse lungo tutta la catena dell’idrogeno. Non si conoscono ancora i dettagli, ma si tratta di un segnale importante, che riflette la volontà del Governo di ridurre la dipendenza dal petrolio, di cui è il maggiore esportatore al mondo.
Le ambizioni del Giappone
Il Giappone è tra i paesi che stanno puntando di più sull’idrogeno verde, attraverso una strategia presentata nell’autunno 2020 che punta a realizzare la prima filiera dell’idrogeno nipponica entro il 2030 e ad un aumento di dieci volte della propria domanda di idrogeno entro il 2050, che dovrebbe arrivare a 20 milioni di tonnellate, pari a circa il 40% della sua generazione energetica attuale.
Il perno della strategia giapponese è il trasporto via mare di ingenti quantità di idrogeno liquido, ma si punta molto anche sugli investimenti privati. In questa cornice si inquadra l’accordo sottoscritto a dicembre tra Kawasaki, Iwatani e l’australiana Fortescue: i 3 partner individueranno un business model per la fornitura di idrogeno verde liquefatto, dalla produzione alla trasformazione alla distribuzione sul mercato.
L’Australia vuole diventare un hub per l’esportazione di idrogeno
Dopo aver lanciato, a maggio, un fondo ad hoc per sostenere l’industria dell’idrogeno, l’Australia si prepara a diventare fra i maggiori esportatori. Il progetto Asian Renewable Energy Hub punta a raggiungere 26 gigawatt di capacità di generazione eolica e solare nell’Australia occidentale.
Se, come da attese, il progetto riceverà dal Governo federale il bollino di “major project” (che gli permette di ottenere le necessarie autorizzazioni in tempi rapidi) l’Australia potrebbe esportare idrogeno già nel 2028.
Negli Emirati Arabi petrolio e idrogeno viaggiano insieme
Gli Emirati Arabi Uniti, in parallelo ai piani per aumentare le estrazioni di petrolio, oggi scommettono anche sull'idrogeno. L’azienda statale petrolifera Adnoc ha costituito un'alleanza con il fondo sovrano Mubadala e la holding statale Adq per arrivare a produrre oltre 500mila tonnellate di idrogeno blu e verde l'anno, diventando uno dei fornitori più grandi e con i costi più bassi nel mondo.
America Latina indietro, con eccezione del Cile
All’America Latina di certo non mancano le risorse naturali per piazzarsi tra le protagoniste della corsa all’idrogeno pulito. Quel che manca, semmai, è un panorama politico stabile che dia certezze agli investitori e quella governance comune attuata dall’Unione europea.
Un’eccezione è rappresentata dal Cile, che è pronto a varare un ambiziosa strategia nazionale per fare del Paese uno dei principali produttori mondiali di idrogeno verde entro il 2040.
Non a caso anche ENEL sta rivolgendo al Paese le proprie attenzioni. Ad ottobre Enel Green Power Chile (EGP Chile), controllata di Enel Chile, ha previsto di partecipare con la società elettrica AME e i futuri partner ENAP, Siemens Energy e Porsche, all’installazione di un impianto pilota per la produzione di idrogeno verde attraverso un elettrolizzatore alimentato da energia eolica a Cabo Negro, a nord di Punta Arenas. L’entrata in esercizio dell’impianto è prevista per il 2022.
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