Clean Industrial Deal e Fondo europeo Competitività: le priorità del von der Leyen bis

 

Copyright: © European Union 2024 - Source : EPUn nuovo “Clean Industrial Deal” nei primi 100 giorni di mandato per sostenere la competitività delle imprese europee senza venire meno alle ambizioni di sostenibilità. E ancora, aumento delle spese per la ricerca, un nuovo Fondo europeo per la competitività, Unione dei risparmi e degli investimenti, Fabbriche AI, appalti pubblici che privilegino prodotti europei, avvio di nuovi IPCEI, meno burocrazia e misure di assorbimento del rischio per il venture capital. Sono questi alcuni dei principali orientamenti politici in materia di sviluppo economico e competitività che guideranno la nuova Commissione UE nei prossimi 5 anni.

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Quella presentata ieri da Ursula von der Leyen prima del voto che l’ha riconfermata per altri 5 anni alla guida dell'Esecutivo UE è dunque una Commissione europea che “sarà orientata agli investimenti” e che punta a “decarbonizzare e, allo stesso tempo, industrializzare l'economia”, si legge negli “Orientamenti politici per la prossima Commissione europea 2024-2029” pubblicati sempre il 18 luglio.

Un equilibrio non sempre facile tra competitività e sostenibilità (ma necessario visto l’aggravarsi della crisi climatica) che la nuova Commissione punta a realizzare facendo perno sulla creazione di un ambiente sempre più favorevole agli investimenti (pubblici e privati) e all’innovazione.

Come sarà il Clean Industrial Deal

A tracciare la strada maestra dei prossimi 5 anni di lavoro della Commissione sarà il Clean Industrial Deal, un Patto per l'industria pulita che vuole essere ciò che il Green Deal è stato nella precedente legislatura e che, in realtà, ad esso è fortemente connesso.

A spiegarlo a chiare lettere è stata la stessa von der Leyen nel suo discorso all'Eurocamera. Illustrando i risultati di questi anni - come il traguardo storico del 50% di produzione di elettricità da fonti rinnovabili o i numeri che confermano come l’UE attiri gli investimenti più alti sull’idrogeno pulito - la presidente della Commissione ha spiegato che tutto ciò altro non è che “il Green Deal europeo in azione”. La strategia di crescita europea resterà quindi questa, senza venir meno agli obiettivi climatici fissati per il 2030 e il 2050. 

Adesso però si entra in una nuova fase, in cui la finalità sarà l’implementazione fattiva del Green Deal e la sua realizzazione sul campo.

Ed è qui che arriva il Clean Industrial Deal, un Piano che von der Leyen intende presentare nei primi 100 giorni di mandato e che mira ad incanalare gli investimenti verso le infrastrutture e verso l’industria, in particolare per i settori ad alta intensità energetica. Una direzione chiara che vuole anche dare stabilità alle imprese affinché programmino con sicurezza i propri investimenti.

Maggiori informazioni sul Clean Industrial Deal emergono dal documento sugli orientamenti programmatici del 18 luglio. In concreto il Clean Industrial Deal punta a semplificare e incentivare gli investimenti e a garantire l’accesso a un approvvigionamento energetico e di materie prime a basso costo, sostenibile e sicuro. 

Per far ciò, la Commissione presenterà anzitutto una normativa per accelerare la decarbonizzazione industriale al fine di sostenere le industrie e le imprese nella transizione, così da indirizzare gli investimenti verso le infrastrutture e l’industria.

A questa si aggiunge poi l’obiettivo di creare un’autentica Unione dell’energia. Processo indispensabile per ridurre i prezzi dell’energia e affrancarsi ulteriormente dai combustibili fossili (e dalle conseguenti dipendenze geopolitiche), che passa per il rafforzamento degli appalti congiunti di combustibili e lo sviluppo di un'adeguata governance in materia.

E poi ancora l’aumento degli investimenti nelle infrastrutture e nelle tecnologie per l’energia pulita e la creazione di nuovi partenariati per il commercio e gli investimenti puliti.

In arrivo il Fondo europeo per la competitività 

Il Clean Industrial Deal necessità però anche di risorse. Per questo, tra le varie novità attese nei prossimi anni, vi sarà anche un nuovo Fondo europeo per la competitività che troverà posto nell’ambito della proposta per il prossimo Quadro finanziario pluriennale.

Un Fondo che “sarà incentrato su progetti europei comuni e transfrontalieri che guideranno la competitività e l’innovazione, in particolare per supportare il Clean Industrial Deal”, ha spiegato von der Leyen e che “garantirà che sviluppiamo e produciamo in Europa tecnologie strategiche” come l’IA, lo spazio, le tecnologie pulite o le biotecnologie. 

In concreto, quindi, il Fondo UE per la competitività dovrebbe sostenere fondamentalmente gli IPCEI, con la nuova serie di Importanti Progetti di Comune Interesse Europeo che sarà proposta all’inizio del 2025, si apprende dagli Orientamenti politici del 18 luglio.

Aumento delle spese per la ricerca

Non ci può essere però competitività senza ricerca e innovazione. Per questo la nuova Commissione UE annuncia l’intenzione di aumentare la spesa per la ricerca per sostenere maggiormente le priorità strategiche, la ricerca fondamentale innovativa e l’innovazione dirompente e l’eccellenza scientifica. 

A tal fine ad essere rafforzati saranno il Consiglio europeo della ricerca (ERC) e il Consiglio europeo per l’innovazione (EIC).

Ma non solo. “Per essere all’avanguardia nell’innovazione dobbiamo garantire ai ricercatori condizioni ottimali”, si legge nel documento programmatico. “Ciò significa fornire le infrastrutture e i laboratori innovativi di cui hanno bisogno per sviluppare e sperimentare idee, attraverso nuovi partenariati pubblico-privato come le imprese comuni. Significa attrarre nuovi talenti e mantenere in Europa le menti migliori e più brillanti”. A tal fine - conclude il passaggio sul tema - l'obiettivo sarà anche quello di “rafforzare la collaborazione tra i dipartimenti di ricerca, l’istruzione superiore e le imprese, in particolare potenziando le alleanze universitarie”. 

L’UE vuole aumentare gli investimenti privati

L’innovazione e gli avanzamenti tecnologici passano però anche per gli investimenti e i capitali privati. Le transizioni verde, digitale e sociale non possono essere sostenute, infatti, solo dagli investimenti pubblici.

Per questo la strategia vedrà una stretta collaborazione con la Banca europea per gli investimenti (BEI) e la presentazione di “misure di assorbimento del rischio per agevolare il finanziamento delle imprese in rapida crescita da parte delle banche commerciali, degli investitori e del capitale di rischio”, si legge negli Orientamenti.

Ma non solo. Oltre a completare l’Unione dei mercati dei capitali - un'operazione che potrebbe attrarre investimenti per ulteriori 470 miliardi di euro all’anno - la nuova Commissione proporrà anche una “Unione europea dei risparmi e degli investimenti” (la proposta di Enrico Letta). “In questo modo potremo sfruttare l’ingente patrimonio dei risparmi privati in Europa per investire nell’innovazione e nella duplice transizione pulita e digitale”, spiegano da Bruxelles. A far gola sono quei 300 miliardi di euro di risparmi delle famiglie europee che ogni anno sono trasferiti verso mercati esteri. 

Tutto ciò servirà anche per evitare che startup e imprese innovative europee siano costretta ad andare negli Stati Uniti o in Asia per finanziare la propria espansione. Bisogna invece permettere loro di reperire con facilità le risorse necessarie per crescere in Europa.

La nuova Commissione europea vuole ridurre la burocrazia

Altro tema che sarà al centro dell’agenda politica della nuova Commissione è la riduzione della burocrazia, unita al completamento del Mercato unico (in settori quali i servizi, l’energia, la difesa, la finanza, le comunicazioni elettroniche e il digitale) che permetterà alle nostre imprese, in particolare alle PMI, di espandersi e sfruttare al meglio il mercato.

In tale contesto le parole chiave diventano “rapidità”, “coerenza” e “semplificazione”. Priorità politiche fondamentali che dovranno permeare tutte le azioni e che imporranno ad ogni Commissario europeo di ridurre gli oneri amministrativi e velocizzare gli iter, in un dialogo costante che andrà fatto con gli stakeholder per evitare soluzioni calate dall’alto. Su tutto vigilerà un Vicepresidente responsabile per l’attuazione, la semplificazione e le relazioni interistituzionali  a cui spetterà il compito di sondare i limiti dell’intero acquis dell’Unione.

Per le imprese innovative, più semplificazioni e meno burocrazia si dovrebbero tradurre anche in una revisione delle attuali normative. Tra le novità attese figurano quindi:

  • il varo di nuovo status giuridico a livello dell’UE per aiutare le imprese innovative a crescere e che assumerà la forma di un cosiddetto «28o regime», consentendo alle imprese di beneficiare di un insieme di norme più semplice e armonizzato in determinati settori;
  • l’introduzione di una nuova categoria di «piccole imprese a media capitalizzazione»;
  • l’analisi dei casi in cui la regolamentazione vigente applicabile alle grandi imprese è troppo onerosa o sproporzionata o ne ostacola lo sviluppo competitivo.

Appalti pubblici pro-Europa

Novità in arrivo anche sul fronte degli appalti pubblici, un mercato che rappresenta il 14% del PIL dell’UE.

Su questo terreno le strategie previste sono essenzialmente due. Da un lato, la Commissione punta ad incrementare l’efficienza degli appalti pubblici, direzione che potrebbe assicurare un risparmio annuale di 20 miliardi di euro. “Si tratta di una delle principali leve che abbiamo per sviluppare beni e servizi innovativi e creare mercati guida nel settore delle tecnologie pulite e strategiche”, si legge infatti nel documento programmatico. 

Dall’altro, la Commissione proporrà una revisione della Direttiva sugli appalti pubblici per permettere di privilegiare i prodotti europei nelle gare d’appalto bandite in determinati settori strategici. Una mossa che per un verso mira a garantire ai cittadini un valore aggiunto dell’UE, mentre per l’altro punta ad assicurare una maggiore sicurezza dell’approvvigionamento di tecnologie, prodotti e servizi essenziali. 

AI, scienze della vita e dati

Infine, la Commissione intende intensificare gli investimenti nella prossima ondata di tecnologie di frontiera, in particolare il supercalcolo, i semiconduttori, l’internet delle cose, la genomica, la computazione quantistica, o la tecnologia spaziale.

Per quanto concerne l’Intelligenza Artificiale (AI), le novità in arrivo sono essenzialmente tre. Anzitutto nei primi 100 giorni di mandato Bruxelles garantirà l’accesso a nuove capacità di supercalcolo adattate alle esigenze delle start-up e dell’industria dell’IA attraverso l’Iniziativa Fabbriche AI.  Inoltre, insieme agli Stati membri, agli operatori del settore e alla società civile, verrà sviluppata una strategia per l’IA applicata, volta a promuoverne i nuovi usi industriali e a migliorare l’erogazione di una serie di servizi pubblici, come l’assistenza sanitaria.  Verrà poi istituito un Consiglio europeo per la ricerca sull’IA in cui mettere in comune tutte le nostre risorse, analogamente all’approccio adottato con il CERN.

Anche nelle scienze della vita l'ambizione è avere un’UE all’avanguardia. In tale contesto, per facilitare il passaggio delle biotecnologie dai laboratori alle strutture di produzione e di lì al mercato, nel 2025 la Commissione proporrà una nuova normativa europea sulle biotecnologie. Ciò a sua volta avverrà nell’ambito di un’ampia strategia per le scienze della vita in Europa, finalizzata a individuare le modalità per sostenere la transizione verde e digitale e sviluppare tecnologie ad alto valore. 

Infine, i dati, vero fattore abilitante per ogni strategia di crescita e innovazione. L’accesso ai dati, infatti, non è solo un significativo motore della competitività (rappresentando quasi il 4% del PIL dell’UE), ma anche un elemento essenziale per la produttività e le innovazioni sociali, dalla medicina personalizzata al risparmio energetico. Allo stato attuale, però, le imprese europee stentano a ottenere l’accesso ai dati di cui hanno bisogno, mentre paradossalmente grandi imprese tecnologiche straniere utilizzano i dati europei a sostegno delle loro attività.

Per questo motivo la Commissione presenterà una Strategia europea per l’Unione dei dati, volta a garantire un quadro giuridico semplificato, chiaro e coerente che consenta alle imprese e alle PA di condividere i dati senza soluzione di continuità e su vasta scala, rispettando nel contempo elevati standard di tutela della vita privata e di sicurezza. 

Consulta gli Orientamenti politici per la prossima Commissione europea 2024-2029 del 18 luglio 2024

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